Approvati i primi cinque progetti del FLAG Veneziano

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Il comparto della pesca e dell’acquacoltura della costa veneziana può contare su un nuovo e significativo passo avanti: la Regione del Veneto ha approvato, attraverso apposito Decreto, la concessione dei finanziamenti ai primi cinque progetti presentati dal FLAG Veneziano – Gruppo di Azione Locale per la Pesca e l’Acquacoltura.

Un risultato atteso, che rappresenta l’avvio concreto di una nuova stagione di interventi a sostegno delle comunità del mare e delle lagune, fondata sulla valorizzazione dei servizi, l’innovazione gestionale e la sostenibilità ambientale.

I progetti, presentati dalle principali Associazioni di categoria – Legacoop, Confcooperative, CIA, Coldiretti e AGCI – riguardano l’attivazione di centri servizi territoriali a disposizione di pescatori e acquacoltori operanti lungo tutto il litorale veneziano. Si tratta di presidi pensati per accompagnare le imprese nella transizione ecologica, rafforzare la formazione professionale, migliorare l’accesso ai mercati e fornire strumenti operativi per affrontare le sfide strutturali che il comparto sta vivendo, dalla crisi della molluschicoltura alla gestione delle specie aliene invasive.

Antonio Gottardo, Presidente del FLAG Veneziano, ha così commentato il risultato: “L’approvazione di questi primi cinque progetti conferma la bontà del lavoro svolto in questi mesi all’interno del partenariato FLAG. È un traguardo frutto di un’azione condivisa e orientata a rispondere ai bisogni reali del territorio. I centri servizi non saranno semplici sportelli, ma veri e propri snodi di innovazione e supporto per i professionisti del mare. Dobbiamo dare risposte concrete a un settore che sta affrontando trasformazioni profonde: queste strutture saranno uno strumento prezioso per aumentare la resilienza delle imprese e favorire una gestione più sostenibile delle risorse ittiche.”

All’approvazione regionale ha fatto seguito anche il plauso dell’Assessore regionale alla Pesca Cristiano Corazzari, che ha dichiarato: “Siamo di fronte a un intervento strategico che punta a sostenere l’identità e la vitalità economica delle nostre comunità costiere. La Regione del Veneto continua a investire nella pesca e nell’acquacoltura come settori chiave per l’equilibrio ambientale, la qualità alimentare e il lavoro locale. Il ruolo del FLAG Veneziano si conferma centrale nel dare attuazione a queste politiche: i progetti approvati promuovono una visione integrata e innovativa dello sviluppo marittimo, e contribuiscono a rafforzare il tessuto produttivo delle nostre lagune.”

Questi primi interventi rientrano nell’attuazione del Piano d’Azione FARI (Futuro, Ambiente, Risorse, Innovazione), lo strumento strategico del FLAG Veneziano nell’ambito del FEAMPA 2021–2027, e anticipano una nuova stagione di bandi che verranno pubblicati nei prossimi giorni. Le nuove misure saranno finalizzate a:

  • sostenere la transizione energetica delle imprese ittiche;
  • promuovere progetti pilota per la lavorazione e trasformazione dei prodotti ittici;
  • favorire l’innovazione negli impianti di acquacoltura;
  • valorizzare i borghi e le identità marinare.

Il FLAG Veneziano, con il supporto di VeGAL in qualità di capofila e della Regione Veneto, prosegue dunque il proprio impegno nel costruire un ecosistema della pesca e dell’acquacoltura più competitivo, sostenibile e integrato nel territorio, capace di affrontare le sfide della contemporaneità senza rinunciare alla propria storia.

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Pesce e frutti di mare, grandi passioni per gli italiani

Il dato racconta non solo la passione degli italiani verso l’ittico, ma anche la vitalità del settore, nonostante le sfide legate all’inflazione e alla pressione sui prezzi

Nel 2024, secondo i dati Crest di Circana, gli italiani hanno consumato oltre 1.093 milioni di porzioni di pesce e frutti di mare, con un incremento del +3% rispetto all’anno precedente. Un dato che racconta non solo la passione degli italiani verso l’ittico, ma anche la vitalità del settore Out Of Home, nonostante le sfide legate all’inflazione e alla pressione sui prezzi.

Il salmone si è confermato protagonista indiscusso del consumo fuori casa: la crescita complessiva è stata del +6,2%. Anche il merluzzo ha registrato una performance positiva con un +5,2%, distribuito in modo omogeneo su tutte le sue varianti.

Italiani amanti del pesce e dei frutti di mare

A guidare le scelte dei consumatori, non sono solo i sapori, ma criteri sempre più consapevoli: qualità, attenzione alla salute e convenienza si confermano i principali driver. Quasi la metà dei consumatori che cercano qualità (46%), consumano il salmone durante le loro occasioni fuori casa.

Rispetto ad altre fonti proteiche, il salmone norvegese presenta un profilo ambientale particolarmente vantaggioso. Secondo i dati condivisi da Nordlaks durante il seminario, il salmone garantisce una resa commestibile fino al 68%, superiore a quella di pollo, maiale e agnello, e permette di utilizzare quasi interamente l’animale: il 99,5% del corpo del salmone viene impiegato, riducendo al minimo lo spreco. Anche in termini di impatto ambientale, il salmone mostra una delle impronte di carbonio più basse del comparto: appena 0,6 kg di CO₂ per chilo di prodotto.

Stoccafisso e baccalà, consumi in crescita

Nel 2025, le importazioni complessive in Italia di prodotti lavorati a base di merluzzo – provenienti da diversi Paesi, inclusa la Norvegia – hanno raggiunto un valore di 275 milioni di euro, con una crescita dell’11% in volume rispetto all’anno precedente.

Un dato che si inserisce in un contesto più ampio, segnato da una riduzione delle esportazioni norvegesi di stoccafisso e baccalà, legata all’adozione di quote di pesca più restrittive da parte delle autorità norvegesi. Una misura necessaria per tutelare gli stock ittici e garantire la sostenibilità a lungo termine delle risorse marine.

All’interno del mercato italiano, secondo i dati NielsenIQ presentati durante il seminario, lo stoccafisso ha comunque registrato una performance positiva nel canale retail: la domanda è aumentata nella maggior parte dei canali di vendita e la pressione promozionale si è ridotta al 9,6%, un segnale di rafforzamento del percepito di qualità da parte dei consumatori.

Anche il baccalà conferma la sua solidità sul mercato, sostenuto soprattutto dai canali della grande distribuzione. Nonostante un prezzo medio superiore, continua a incontrare il favore di un pubblico sempre più attento alla qualità e alla provenienza del prodotto.

A completare il quadro, si conferma il successo dei segmenti Ready to Eat e Ready to Cook, sempre più centrali nelle scelte quotidiane dei consumatori italiani.

Salmone norvegese, vero re del mercato

Nel 2024, il salmone norvegese si è confermato come uno degli alimenti più amati dagli italiani: secondo le ricerche del Norwegian Seafood Council, quasi il 75% dei consumatori in Italia lo indica come la propria scelta preferita tra le varietà disponibili, un dato significativamente superiore alla media globale, attualmente intorno al 61%. Un risultato che sottolinea non solo l’apprezzamento per il gusto e la versatilità del prodotto, ma anche una crescente attenzione a fattori come origine, qualità e sostenibilità.

Numeri in crescita per tutti i segmenti

A rafforzare questo legame, oltre il 90% del salmone consumato in Italia proviene dalla Norvegia, conferma della fiducia costruita negli anni nei confronti dell’industria ittica norvegese.

Il valore delle importazioni di salmone dalla Norvegia ha raggiunto 1.277 milioni di euro, accompagnato da una crescita importante sia in termini di volume (+14%) sia di valore (+9%), evidenziando una domanda in espansione anche in un contesto economico complesso.

Un segnale interessante dell’evoluzione del comportamento dei consumatori è rappresentato dall’acquisto digitale: oggi, il 10% degli italiani dichiara di acquistare salmone norvegese “spesso o molto spesso” tramite retail online o app dedicate. Questo trend riflette un cambiamento nel modo in cui gli italiani si approcciano al cibo, iniziando a privilegiare canali agili, personalizzabili e accessibili anche da mobile. L’integrazione del prodotto in questi nuovi ecosistemi digitali contribuisce a rafforzarne la presenza nella quotidianità degli italiani, portando il salmone norvegese anche sulle tavole di chi ha poco tempo, ma non vuole rinunciare a qualità e benessere.

ACLI TERRA e Coldiretti Pesca: i pescatori custodi dell’ambiente

ACLI TERRA e Coldiretti Pesca: i pescatori custodi dell’ambiente

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ACLI TERRA

ACLI TERRA e Coldiretti Pesca, si fanno portavoce dell’indispensabile ruolo dei pescatori nella cura e nella conservazione dell’ambiente marino, mentre il 3° Congresso tematico dell’ONU a Nizza concentra l’attenzione globale sullo stato di mari e oceani.

Per rafforzare questo messaggio, le due associazioni terranno una tavola rotonda pubblica il prossimo 12 giugno alle ore 10:30 a Beaulieu-sur-Mer, nel porto di Plaisance, presso il giardino del locale “Salina”, a pochi passi da Nizza. L’evento intende riflettere sui lavori del Congresso di Nizza e avanzare proposte concrete per riconoscere l’impegno dei pescatori.

L’incontro, trasmesso sui canali social di ACLI TERRA e Coldiretti Pesca, sarà presieduto da Daniela Borriello, Responsabile Nazionale di Coldiretti Pesca, e da Nicola Tavoletta, Presidente Nazionale di ACLI TERRA. Seguiranno gli interventi dei biologi marini Claudio Brinati e Nicola Rasore, e dell’ingegnere idraulico Enrico Dini, ideatore della stampa 3D per barriere coralline artificiali.

La discussione toccherà temi cruciali come le specie aliene, con la testimonianza dell’associazione greca Elafonisos Eco guidata da Enrico Toja, e la gestione delle lagune, approfondita da Pierluigi Piro, Presidente della Cooperativa I Pescatori di Orbetello. Le conclusioni saranno affidate alla scienziata italiana Laura Giuliano, Direttrice della CIESM,  Commissione Per gli Studi e le Esplorazioni nel Mediterraneo.

“E’ necessario un Fondo Europeo per gli Oceani e finanziamenti privati come i “Blue Bond” per modernizzare la flotta italiana e contrastare l’inquinamento – è la proposta di *Daniela Borriello” di Coldiretti Pesca – un consumo ittico sostenibile e un gruppo di commissari marittimi per una “Blue Economy” europea forte e competitiva”.

“Presenteremo proposte tecniche innovative e nuove interpretazioni sugli aspetti psicosociali delle comunità, con particolare attenzione alla sicurezza delle marinerie,” ha dichiarato il Presidente di ACLI TERRA, Nicola Tavoletta.

 L’evento vedrà la partecipazione di delegazioni di associazioni di pescatori francesi e greci, oltre a quella delle ACLI del Principato di Monaco, che confermeranno il valore internazionale dell’iniziativa e l’impegno congiunto per un Mediterraneo sostenibile nella sua complessità naturale e sociale.

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Presentato a Nizza il Patto europeo per gli oceani

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Alla Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani 2025, la Presidente Ursula von der Leyen ha presentato il Patto europeo per gli oceani: un impegno storico verso una governance condivisa e sostenibile delle risorse marine.

In un momento in cui l’oceano affronta minacce senza precedenti – dal cambiamento climatico all’inquinamento, dallo sfruttamento eccessivo alla perdita di biodiversità – l’Unione Europea ha assunto un ruolo guida presentando a Nizza un pacchetto organico di azioni, strumenti e risorse economiche volte a salvaguardarne la salute nel lungo termine.

Cooperazione internazionale e diplomazia oceanica

Il Patto europeo per gli oceani si configura come una piattaforma dinamica di cooperazione internazionale. Promuove una diplomazia oceanica fondata su scienza, innovazione e responsabilità condivisa. L’obiettivo è costruire una governance inclusiva, capace di rispondere in modo efficace alla crisi che minaccia i mari e gli oceani del pianeta.

La visione è chiara: trasformare gli impegni multilaterali in azioni tangibili, rafforzando il ruolo dell’Europa come attore globale responsabile e proattivo nella tutela del capitale blu.

L’attuazione del Trattato sull’Alto Mare (BBNJ)

Tra i momenti chiave della nuova strategia europea, l’adesione formale dell’UE e di vari Stati membri al Trattato sull’Alto Mare (BBNJ) avvenuta il 28 maggio a New York ha rappresentato un passo storico. A Nizza, l’Unione ha confermato l’intenzione di recepire il trattato nel proprio ordinamento e di guidarne l’attuazione globale attraverso la High Ambition Coalition.

Parallelamente, è stato lanciato un programma da 40 milioni di euro per sostenere i paesi partner nel processo di ratifica e attuazione del BBNJ. Uno strumento che si affianca al finanziamento della piattaforma IPOS (International Panel for Ocean Sustainability), per favorire una solida interfaccia scienza-politica.

Oltre 1 miliardo di euro in 50 impegni concreti

La portata del Patto europeo si misura anche in termini di investimento economico. L’Unione ha presentato oltre 50 impegni volontari dal valore complessivo di quasi 1 miliardo di euro, molti dei quali destinati a progetti di cooperazione nei paesi in via di sviluppo.

Un terzo degli investimenti sarà dedicato a scienza e innovazione, pilastri della futura economia blu. Dall’adattamento climatico al ripristino degli ecosistemi marini, la conoscenza scientifica guiderà ogni azione concreta.

Conoscenza e tecnologia al centro della transizione blu

Tra le iniziative di punta, l’Osservatorio europeo dell’oceano e il Gemello digitale dell’oceano rappresentano una svolta tecnologica. L’obiettivo è fornire un’immagine dinamica e tridimensionale del comportamento dell’oceano, grazie a satelliti, sensori in situ, IA e modellizzazione.

Il Padiglione digitale europeo degli oceani ha mostrato per la prima volta il prototipo del gemello digitale, una delle tecnologie chiave per interpretare i cambiamenti in corso e pianificare politiche marine più efficaci.

Un cambio di paradigma nella governance dell’oceano

Il Patto europeo per gli oceani non è solo una dichiarazione d’intenti, ma un cambio di paradigma. Introduce un modello basato su partecipazione, dati condivisi e visione a lungo termine, necessario per affrontare una sfida globale che riguarda l’intera umanità.

La Conferenza ONU sugli Oceani di Nizza ha consacrato l’Unione Europea come leader nella diplomazia oceanica. Il Patto europeo per gli oceani rappresenta una risposta concreta, multilivello e strutturata alle grandi crisi marine. Con risorse economiche consistenti, innovazione scientifica e cooperazione transnazionale, l’UE punta a scrivere un nuovo capitolo nella storia della salvaguardia degli oceani.

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Bloom: il Patto europeo per gli oceani è un regalo alle lobby della pesca

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Doveva segnare una svolta epocale per la protezione marina europea, ma il “Patto europeo per gli oceani” si è rivelato un documento debole e privo di visione, che secondo l’Ong francese Bloom rappresenta un regalo alle lobby della pesca industriale, a discapito della biodiversità, del clima e del futuro del settore.

Presentato dalla Commissione europea durante la Terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani (UNOC), il Patto ha sollevato dure critiche da parte della società civile e del mondo scientifico. A deludere è la totale assenza di misure vincolanti contro le tecniche di pesca distruttive, come lo strascico, mai menzionato nelle 27 pagine del documento, nonostante la sua comprovata pericolosità per gli ecosistemi marini.

Secondo l’analisi diffusa da BLOOM, non si tratta solo di un’occasione mancata, ma di una vera e propria resa politica della Commissione europea alle pressioni delle lobby industriali. Al centro del Patto non vi è una reale transizione ecologica, bensì l’ammodernamento tecnologico della flotta e la sostituzione dei motori per ridurre le emissioni. Ma, come sottolinea l’organizzazione, “una rete a strascico resta distruttiva, anche se spinta da un motore elettrico o a idrogeno”.

La strategia proposta dalla Commissione – una gestione “caso per caso” delle aree marine protette – smantella il principio di precauzione e apre la porta al proseguimento della pesca industriale nelle stesse zone che dovrebbero essere tutelate. Per Bloom, questo approccio vanifica gli impegni presi nel 2023, che prevedevano il divieto di pesca a strascico in tutte le AMP entro il 2030.

Anche la questione della giustizia sociale è rimasta fuori dal Patto. Nessun riferimento concreto alla valorizzazione della pesca artigianale, né all’attuazione efficace dell’articolo 17 della PCP sulla distribuzione trasparente delle quote di pesca. Il documento si limita a proporre un generico vademecum e la creazione di un consiglio consultivo, senza alcun obbligo per gli Stati membri.

Infine, la rinuncia alla creazione di un “Fondo Blu” centralizzato per finanziare la transizione del settore evidenzia la frammentarietà dell’approccio. Le risorse continueranno a essere disperse tra diversi strumenti europei, senza una visione coerente e coordinata.

Il nuovo Patto, conclude Bloom, rappresenta una vittoria delle lobby industriali. Dopo le retromarce sul Green Deal e il regolamento Omnibus, anche gli oceani sembrano ora abbandonati a logiche che ignorano la scienza, la sostenibilità e il futuro delle comunità costiere.

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