Adriatico: migliorare la sostenibilità a lungo termine di pesca e acquacoltura

Adriatico: migliorare la sostenibilità a lungo termine di pesca e acquacoltura

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Adriatico: migliorare la sostenibilità a lungo termine di pesca e acquacoltura  – Questo mese entreranno in vigore le 17 decisioni adottate dalla Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM) dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) durante la sua ultima sessione annuale. Con le sue decisioni, la CGPM promuove lo sviluppo, la conservazione e la gestione sostenibile delle risorse marine viventi e contribuisce allo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura nel Mediterraneo e nel Mar Nero.

Alcune tra le decisioni più importanti di quest’anno riguardano il Mare Adriatico: l’imposizione di limiti di cattura annuali per singole specie nel caso di piccoli pelagici, l’introduzione di una nuova zona di restrizione della pesca (FRA) e l’adozione di misure volte a rafforzare la gestione delle principali specie demersali chiave.

Una gestione della pesca più efficace

Compreso tra sei paesi, il Mare Adriatico è la più piccola tra le quattro sottoregioni mediterranee poste sotto la supervisione della CGPM. Pur essendo una zona ricca dal punto di vista ecologico e biologico, non è esente da criticità come la pesca eccessiva, il degrado degli habitat e i cambiamenti climatici.
La CGPM ha avuto un ruolo cruciale nella gestione della pesca nell’Adriatico, grazie alla realizzazione di molteplici azioni, tra cui l’esecuzione di studi di ricerca scientifica e valutazione degli stock ittici, l’adozione di piani di gestione pluriennali e la creazione di zone di restrizione della pesca.

Il primo piano di gestione della CGPM, adottato nel 2013, riguardava l’acciuga e la sardina, due specie fondamentali sia per l’industria della pesca che per l’ecosistema dell’Adriatico. Oggi, entrambe queste specie pelagiche tornano al centro dell’attenzione. Dopo un processo di valutazione della strategia di gestione condotto consultando varie parti interessate, la CGPM ha adottato, per la prima volta, limiti di cattura annuali per singole specie, basati su norme di controllo dello sfruttamento, il che rappresenta un miglioramento, rispetto ai limiti di cattura comuni imposti finora.

“Questo nuovo approccio gestionale rappresenta un passo avanti nella giusta direzione per garantire l’esistenza di stock ittici sani, impedire la pesca eccessiva e assicurare che le attività di pesca possano continuare a fornire catture sostenibili nel lungo periodo,” ha affermato Marin Mihanovic, Funzionario per la pesca della CGPM e Coordinatore subregionale per il Mare Adriatico. “Inoltre, è riconosciuto da più parti, non solo come una buona pratica a sostegno della sostenibilità ecologica e della stabilità economica, ma anche come uno strumento per migliorare la gestione della pesca, garantendo l’efficienza economica, vantaggi per le comunità, la riduzione delle catture accidentali e una maggiore conformità e applicazione delle norme.”

Gli interventi di gestione riguardano anche lo spazio marittimo, con l’entrata in vigore di una nuova zona di restrizione della pesca nel Canale di Otranto, nell’Adriatico meridionale, tra l’Albania e l’Italia. Tale zona è stata istituita dopo un processo inclusivo durato anni, a cui hanno partecipato diverse parti interessate. Si tratta dell’undicesima zona di restrizione della pesca voluta dalla CGPM nel suo territorio di competenza e della terza nel Mare Adriatico, dopo il Canyon di Bari e la Fossa di Pomo/Jabuka.


L’area protetta nel Canale di Otranto persegue formalmente il duplice scopo di tutelare gli ecosistemi marini vulnerabili, costituiti da corallo bambù, dagli importanti impatti negativi della pesca e di rinvigorire la produttività delle risorse marine viventi, attraverso la protezione di habitat essenziali per alcune specie ittiche, come il gambero rosso, il nasello europeo e lo scampo. Per raggiungere tali scopi, la pesca con reti a strascico sarà interdetta in un’area centrale e sarà limitata e regolamentata in una zona cuscinetto.
Sarà altresì rafforzata la gestione delle principali specie demersali. Dal 2019, è in vigore un piano di gestione pluriennale della CGPM che interessa il nasello europeo, la triglia di scoglio, la sogliola comune, lo scampo e il gambero rosa mediterraneo. Tale piano, in combinazione con l’istituzione della zona di interdizione della pesca attorno alla Fossa di Pomo/Jabuka, si è dimostrato efficace: non solo la biomassa di tutti e cinque gli stock è aumentata, ma per tre di essi (triglia, gambero rosa e sogliola) sono stati raggiungi livelli di sfruttamento sostenibili. Nell’ottica di continuare a sostenere il ripristino degli stock, la recente decisione della CGPM riduce ulteriormente le attuali attività di pesca con reti a strascico a divergenti e introduce nuove misure spazio-temporali, atte a migliorare lo stato degli scampi.

“Credo che le misure di gestione messe in atto negli ultimi anni porteranno miglioramenti duraturi per il settore della pesca, garantendone la continuità e aumentandone l’attrattiva per le giovani generazioni,” ha dichiarato Ilir Kapllani, un pescatore di Durazzo, in Albania.

Una cooperazione internazionale efficace

Una forte cooperazione internazionale nel bacino Adriatico è stata fondamentale nel tempo per preservarne la ricca vita marina e per orientare il settore della pesca verso la sostenibilità.
Questa cooperazione si è consolidata grazie al Comitato subregionale della CGPM per il Mare Adriatico, mentre tutte le attività generali della Commissione sono sostenute e coordinate attraverso l’Unità tecnica subregionale per il Mare Adriatico, aperta nel 2022, a Spalato, in Croazia. Queste strutture supportano direttamente l’attuazione del programma di sviluppo delle capacità MedSea4Fish della CGPM, con l’obiettivo di garantire, in tutto il bacino, pari opportunità in termini di conoscenze, competenze e infrastrutture.
Esse si basano anche sulla collaborazione formalizzata nel 1999 con il progetto AdriaMed della FAO, che, negli anni, ha svolto un ruolo chiave nel promuovere la cooperazione scientifica verso una gestione comune delle risorse tra i paesi interessati, contribuendo all’attuazione del Codice di condotta della FAO per la pesca responsabile e dei principi dell’approccio ecosistemico alla pesca e all’acquacoltura.

“La CGPM, riconoscendo che il Mare Adriatico ha specificità ecologiche, socioeconomiche e di governance uniche, ha adattato il suo approccio subregionale in modo da assicurare che le politiche sulla pesca affrontino le criticità di quest’area in modo coordinato tra gli Stati costieri, senza con ciò trascurare le priorità nazionali,” ha spiegato Katarina Burzanović, Direttrice Generale della Direzione per la Pesca del Ministero dell’Agricoltura, della Silvicoltura e della Gestione delle risorse idriche del Montenegro.

La cooperazione è fondamentale anche per garantire l’applicazione e il rispetto delle decisioni della CGPM. Tra gli interventi realizzati per contrastare la pesca illegale, non dichiarata e non documentata si annoverano il rafforzamento delle procedure di ispezione nei porti e il miglioramento degli obblighi di comunicazione dei dati, anche attraverso l’uso di diari di bordo elettronici, sistemi di identificazione automatici e/o sistemi di monitoraggio dei pescherecci per tutte le imbarcazioni che operano nell’ambito dei piani di gestione. Nella sottoregione, sono stati infine condotti, su base volontaria, programmi di ispezione congiunta, allo scopo di rafforzare la cooperazione e le capacità di controllo sia in mare che nei porti.

Facendo tesoro di tali azioni, la CGPM ha sostenuto, tramite il progetto FishEBM Med, l’attuazione pratica di strumenti di monitoraggio, controllo e sorveglianza perfezionati. Quest’anno, la CGPM ha operato in stretta collaborazione con il Montenegro per fornire un’assistenza completa e dotare la flotta montenegrina di piccoli pescherecci dei necessari dispositivi di tracciamento. L’iniziativa punta a migliorare il monitoraggio delle attività di pesca e a garantire pratiche sostenibili.

Promuovere un’acquacoltura sostenibile

Da tempo, la CGPM promuove attivamente lo sviluppo dell’acquacoltura sostenibile nell’Adriatico, collaborando con paesi come l’Albania per istituire zone destinate all’acquacoltura di pesci e molluschi. Tramite assistenza tecnica, azioni di rafforzamento delle capacità e missioni sul campo, la Commissione continua a sostenere il processo di individuazione di tali zone, garantendo che lo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura sia in linea con l’approccio ecosistemico della FAO e con l’iniziativa Trasformazione blu.

La CGPM, inoltre, ha collaborato con organizzazioni scientifiche e produttori locali in Croazia per valutare meglio gli effetti dei cambiamenti climatici sull’acquacoltura, nonché per studiare possibili misure di adattamento.
L’Adriatico è una delle sottoregioni oggetto di studio, nell’ambito di una più ampia attività di valutazione degli impatti dei cambiamenti climatici nel Mediterraneo. Il riscaldamento delle acque ha causato un aumento dei tassi di mortalità estiva di specie come la spigola, mentre alcuni allevamenti di cozze del Mediterraneo hanno subito importanti perdite nel 2024, poiché questa specie fatica a tollerare le alte temperature. Per adattarsi ai cambiamenti climatici, gli acquacoltori stanno sperimentando nuove misure, come l’acquacoltura multitrofica integrata. Sono in corso sperimentazioni con l’ostrica piatta, che sembra essere più resistente al riscaldamento delle acque rispetto alla cozza.

Con l’intensificarsi del fenomeno, i suoi effetti sono particolarmente evidenti nell’Adriatico, che è un mare poco profondo e semichiuso. Elaborare e attuare misure di adattamento, quindi, sarà fondamentale per garantire una pesca e un’acquacoltura sostenibili e preservare gli ecosistemi marini.
Le attività della CGPM nel Mare Adriatico sono rese possibili grazie al sostegno finanziario dell’Unione europea, principale donatore della CGPM, e al contributo del Fondo mondiale per l’ambiente.

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Mare Adriatico: migliorare la sostenibilità a lungo termine della pesca e dell’acquacoltura

Mare Adriatico: migliorare la sostenibilità a lungo termine della pesca e dell’acquacoltura

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Adriatico
Un banco di alici ©Falk Viczian Solarboot-Projekte gGmbH

Questo mese entreranno in vigore le 17 decisioni adottate dalla Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM) dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) durante la sua ultima sessione annuale. Con le sue decisioni, la CGPM promuove lo sviluppo, la conservazione e la gestione sostenibile delle risorse marine viventi e contribuisce allo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura nel Mediterraneo e nel Mar Nero. 

Alcune tra le decisioni più importanti di quest’anno riguardano il Mare Adriatico: l’imposizione di limiti di cattura annuali per singole specie nel caso di piccoli pelagici, l’introduzione di una nuova zona di restrizione della pesca (FRA) e l’adozione di misure volte a rafforzare la gestione delle principali specie demersali chiave.  

Una gestione della pesca più efficace 

Compreso tra sei paesi, il Mare Adriatico è la più piccola tra le quattro sottoregioni mediterranee poste sotto la supervisione della CGPM. Pur essendo una zona ricca dal punto di vista ecologico e biologico, non è esente da criticità come la pesca eccessiva, il degrado degli habitat e i cambiamenti climatici.

La CGPM ha avuto un ruolo cruciale nella gestione della pesca nell’Adriatico, grazie alla realizzazione di molteplici azioni, tra cui l’esecuzione di studi di ricerca scientifica e valutazione degli stock ittici, l’adozione di piani di gestione pluriennali e la creazione di zone di restrizione della pesca.  

Il primo piano di gestione della CGPM, adottato nel 2013, riguardava l’acciuga e la sardina, due specie fondamentali sia per l’industria della pesca che per l’ecosistema dell’Adriatico. Oggi, entrambe queste specie pelagiche tornano al centro dell’attenzione. Dopo un processo di valutazione della strategia di gestione condotto consultando varie parti interessate, la CGPM ha adottato, per la prima volta, limiti di cattura annuali per singole specie, basati su norme di controllo dello sfruttamento, il che rappresenta un miglioramento, rispetto ai limiti di cattura comuni imposti finora.  

Questo nuovo approccio gestionale rappresenta un passo avanti nella giusta direzione per garantire l’esistenza di stock ittici sani, impedire la pesca eccessiva e assicurare che le attività di pesca possano continuare a fornire catture sostenibili nel lungo periodo,” ha affermato Marin Mihanovic, Funzionario per la pesca della CGPM e Coordinatore subregionale per il Mare Adriatico. “Inoltre, è riconosciuto da più parti, non solo come una buona pratica a sostegno della sostenibilità ecologica e della stabilità economica, ma anche come uno strumento per migliorare la gestione della pesca, garantendo l’efficienza economica, vantaggi per le comunità, la riduzione delle catture accidentali e una maggiore conformità e applicazione delle norme.” 

Gli interventi di gestione riguardano anche lo spazio marittimo, con l’entrata in vigore di una nuova zona di restrizione della pesca nel Canale di Otranto, nell’Adriatico meridionale, tra l’Albania e l’Italia. Tale zona è stata istituita dopo un processo inclusivo durato anni, a cui hanno partecipato diverse parti interessate. Si tratta dell’undicesima zona di restrizione della pesca voluta dalla CGPM nel suo territorio di competenza e della terza nel Mare Adriatico, dopo il Canyon di Bari e la Fossa di Pomo/Jabuka.

Il Canale di Otranto è l’undicesima zona di restrizione della pesca istituita dalla CGPM

L’area protetta nel Canale di Otranto persegue formalmente il duplice scopo di tutelare gli ecosistemi marini vulnerabili, costituiti da corallo bambù, dagli importanti impatti negativi della pesca e di rinvigorire la produttività delle risorse marine viventi, attraverso la protezione di habitat essenziali per alcune specie ittiche, come il gambero rosso, il nasello europeo e lo scampo. Per raggiungere tali scopi, la pesca con reti a strascico sarà interdetta in un’area centrale e sarà limitata e regolamentata in una zona cuscinetto. 

Sarà altresì rafforzata la gestione delle principali specie demersali. Dal 2019, è in vigore un piano di gestione pluriennale della CGPM che interessa il nasello europeo, la triglia di scoglio, la sogliola comune, lo scampo e il gambero rosa mediterraneo. Tale piano, in combinazione con l’istituzione della zona di interdizione della pesca attorno alla Fossa di Pomo/Jabuka, si è dimostrato efficace: non solo la biomassa di tutti e cinque gli stock è aumentata, ma per tre di essi (triglia, gambero rosa e sogliola) sono stati raggiungi livelli di sfruttamento sostenibili. Nell’ottica di continuare a sostenere il ripristino degli stock, la recente decisione della CGPM riduce ulteriormente le attuali attività di pesca con reti a strascico a divergenti e introduce nuove misure spazio-temporali, atte a migliorare lo stato degli scampi.

Credo che le misure di gestione messe in atto negli ultimi anni porteranno miglioramenti duraturi per il settore della pesca, garantendone la continuità e aumentandone l’attrattiva per le giovani generazioni,” ha dichiarato Ilir Kapllani, un pescatore di Durazzo, in Albania. 

Una cooperazione internazionale efficace 

Una forte cooperazione internazionale nel bacino Adriatico è stata fondamentale nel tempo per preservarne la ricca vita marina e per orientare il settore della pesca verso la sostenibilità.  

Questa cooperazione si è consolidata grazie al Comitato subregionale della CGPM per il Mare Adriatico, mentre tutte le attività generali della Commissione sono sostenute e coordinate attraverso l’Unità tecnica subregionale per il Mare Adriatico, aperta nel 2022, a Spalato, in Croazia. Queste strutture supportano direttamente l’attuazione del programma di sviluppo delle capacità MedSea4Fish della CGPM, con l’obiettivo di garantire, in tutto il bacino, pari opportunità in termini di conoscenze, competenze e infrastrutture. 

Esse si basano anche sulla collaborazione formalizzata nel 1999 con il progetto AdriaMed della FAO, che, negli anni, ha svolto un ruolo chiave nel promuovere la cooperazione scientifica verso una gestione comune delle risorse tra i paesi interessati, contribuendo all’attuazione del Codice di condotta della FAO per la pesca responsabile e dei principi dell’approccio ecosistemico alla pesca e all’acquacoltura. 

La CGPM, riconoscendo che il Mare Adriatico ha specificità ecologiche, socioeconomiche e di governance uniche, ha adattato il suo approccio subregionale in modo da assicurare che le politiche sulla pesca affrontino le criticità di quest’area in modo coordinato tra gli Stati costieri, senza con ciò trascurare le priorità nazionali,” ha spiegato Katarina Burzanović, Direttrice Generale della Direzione per la Pesca del Ministero dell’Agricoltura, della Silvicoltura e della Gestione delle risorse idriche del Montenegro. 

La cooperazione è fondamentale anche per garantire l’applicazione e il rispetto delle decisioni della CGPM. Tra gli interventi realizzati per contrastare la pesca illegale, non dichiarata e non documentata si annoverano il rafforzamento delle procedure di ispezione nei porti e il miglioramento degli obblighi di comunicazione dei dati, anche attraverso l’uso di diari di bordo elettronici, sistemi di identificazione automatici e/o sistemi di monitoraggio dei pescherecci per tutte le imbarcazioni che operano nell’ambito dei piani di gestione. Nella sottoregione, sono stati infine condotti, su base volontaria, programmi di ispezione congiunta, allo scopo di rafforzare la cooperazione e le capacità di controllo sia in mare che nei porti.

Una squadra della CGPM installa dispositivi di tracciamento su battelli per la piccola pesca artigianale in Montenegro ©FAO-GFCM

Facendo tesoro di tali azioni, la CGPM ha sostenuto, tramite il progetto FishEBM Med, l’attuazione pratica di strumenti di monitoraggio, controllo e sorveglianza perfezionati. Quest’anno, la CGPM ha operato in stretta collaborazione con il Montenegro per fornire un’assistenza completa e dotare la flotta montenegrina di piccoli pescherecci dei necessari dispositivi di tracciamento. L’iniziativa punta a migliorare il monitoraggio delle attività di pesca e a garantire pratiche sostenibili.  

Promuovere un’acquacoltura sostenibile 

Da tempo, la CGPM promuove attivamente lo sviluppo dell’acquacoltura sostenibile nell’Adriatico, collaborando con paesi come l’Albania per istituire zone destinate all’acquacoltura di pesci e molluschi. Tramite assistenza tecnica, azioni di rafforzamento delle capacità e missioni sul campo, la Commissione continua a sostenere il processo di individuazione di tali zone, garantendo che lo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura sia in linea con l’approccio ecosistemico della FAO e con l’iniziativa Trasformazione blu.

La CGPM, inoltre, ha collaborato con organizzazioni scientifiche e produttori locali in Croazia per valutare meglio gli effetti dei cambiamenti climatici sull’acquacoltura, nonché per studiare possibili misure di adattamento. 

L’Adriatico è una delle sottoregioni oggetto di studio, nell’ambito di una più ampia attività di valutazione degli impatti dei cambiamenti climatici nel Mediterraneo. Il riscaldamento delle acque ha causato un aumento dei tassi di mortalità estiva di specie come la spigola, mentre alcuni allevamenti di cozze del Mediterraneo hanno subito importanti perdite nel 2024, poiché questa specie fatica a tollerare le alte temperature. Per adattarsi ai cambiamenti climatici, gli acquacoltori stanno sperimentando nuove misure, come l’acquacoltura multitrofica integrata. Sono in corso sperimentazioni con l’ostrica piatta, che sembra essere più resistente al riscaldamento delle acque rispetto alla cozza.  

Con l’intensificarsi del fenomeno, i suoi effetti sono particolarmente evidenti nell’Adriatico, che è un mare poco profondo e semichiuso. Elaborare e attuare misure di adattamento, quindi, sarà fondamentale per garantire una pesca e un’acquacoltura sostenibili e preservare gli ecosistemi marini. 

Le attività della CGPM nel Mare Adriatico sono rese possibili grazie al sostegno finanziario dell’Unione europea, principale donatore della CGPM, e al contributo del Fondo mondiale per l’ambiente. 

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L’UE guida la pesca sostenibile nell’Oceano Indiano

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L’UE guida la pesca sostenibile nell’Oceano Indiano – Il futuro della pesca nel cuore dell’Oceano Indiano cambia rotta con decisione. La recente riunione della Commissione per il Tonno dell’Oceano Indiano ha sancito un momento storico: per la prima volta, tutti i principali tonni tropicali – tonno pinna gialla, tonno obeso e tonnetto striato – sono soggetti a limiti di cattura vincolanti. Un traguardo che segna l’inizio di una gestione più responsabile e consapevole delle risorse marine, con l’Unione Europea in prima linea nel promuovere un modello di pesca sostenibile e lungimirante.

Non si tratta solo di numeri o regolamenti, ma di garantire un equilibrio tra la redditività del settore ittico e la salvaguardia degli ecosistemi. Le nuove quote assegnate ai principali attori della pesca, come UE, Indonesia e Maldive, offrono al mercato stabilità e prospettive certe. Un messaggio chiaro anche ai paesi emergenti: crescere sì, ma nel rispetto delle regole e della sostenibilità.

Tra le novità più rilevanti, spicca l’aumento del 15% del totale ammissibile di catture per il tonno obeso, frutto della collaborazione tra UE e Giappone e dell’adesione rigorosa ai pareri scientifici. Un approccio che ha già dato i suoi frutti con il tonno pinna gialla, ora fuori dalla zona critica di sovrasfruttamento grazie a un piano di ricostituzione avviato nel 2021. Ma la prudenza resta d’obbligo: ogni decisione su ulteriori aumenti sarà rimandata dopo una revisione accurata dei dati.

Non meno importante il capitolo dedicato agli squali. La tutela dello squalo mako pinna corta segna una vittoria per la biodiversità marina, con il divieto di detenzione e l’obbligo di rilascio immediato degli esemplari vivi. Un passo deciso contro la mortalità accidentale e un segnale forte verso pratiche di pesca più etiche. Anche se il principio delle “pinne naturalmente attaccate” deve ancora superare alcune resistenze internazionali, l’impegno europeo nel contrastare il finning resta incrollabile.

La riunione, ospitata a La Réunion, in Francia, dal 13 al 17 aprile 2025 e ha visto l’adozione di 14 proposte su temi cruciali come il controllo dei trasbordi, la governance interna dell’IOTC e l’impatto dei cambiamenti climatici sugli stock ittici. L’UE conferma così il suo ruolo di leader globale nella gestione sostenibile degli oceani, portando avanti una visione che coniuga rispetto per l’ambiente e sviluppo del settore.

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I gemelli digitali dei prodotti a TuttoFood con GS1 Italy Servizi

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I gemelli digitali dei prodotti a TuttoFood con GS1 Italy Servizi – L’industria alimentare guarda al futuro e a Tuttofood 2025 si prepara a vivere una delle sue esperienze più innovative: GS1 Italy Servizi porta in fiera Immagino, la soluzione che consente di creare il “gemello digitale” di ogni prodotto.

Dal 5 all’8 maggio, nello spazio allestito a fieramilano Rho (stand U25, Padiglione 5), sarà possibile assistere dal vivo alla trasformazione di un prodotto fisico in una versione digitale completa, pronta per l’e-commerce e la gestione di filiera. Immagino cattura con precisione ogni dettaglio: immagini ad alta qualità e tutte le informazioni riportate sull’etichetta, garantendo contenuti aggiornati, conformi e immediatamente utilizzabili.

Dopo dieci anni di sviluppo e oltre 140.000 prodotti digitalizzati per più di 2.000 produttori e 55 retailer, Immagino si conferma uno strumento essenziale per chi punta sulla qualità dei dati e sull’efficienza dei processi. In un mercato sempre più competitivo, soprattutto per settori come l’ittico dove tracciabilità e trasparenza sono fondamentali, disporre di informazioni certificate può fare la differenza nel rapporto con i consumatori.

Accanto a Immagino, GS1 Italy Servizi presenterà a Tuttofood anche un’ampia gamma di soluzioni dedicate alla trasformazione digitale delle imprese, pensate per semplificare lo scambio di dati, ottimizzare la logistica, ridurre gli errori e migliorare l’efficienza operativa lungo tutta la supply chain.

Tuttofood 2025 diventa così il palcoscenico ideale per scoprire come la tecnologia possa trasformare ogni anello della filiera alimentare, portando benefici concreti non solo all’e-commerce, ma a tutto il sistema produttivo.

I gemelli digitali dei prodotti a TuttoFood con GS1 Italy Servizi

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Dall’8 all’11 maggio Genova accoglie Slow Fish 2025

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Dall’8 all’11 maggio Genova accoglie Slow Fish 2025 – Dal 8 all’11 maggio 2025, il Porto Antico di Genova si trasformerà nel cuore pulsante di una nuova visione del mare con Slow Fish 2025, la manifestazione firmata Slow Food Italia che celebra vent’anni di impegno per la tutela degli ecosistemi costieri e della cultura delle terre d’acqua. Giunta alla dodicesima edizione, Slow Fish torna con un programma ricco di incontri, degustazioni e approfondimenti che mettono al centro il futuro della pesca, il ruolo dei giovani e le sfide ambientali.

Tra i temi protagonisti di questa edizione, il mestiere del pescatore si presenta come una professione da reinventare, capace di attrarre nuove generazioni portatrici di innovazioni tecnologiche, sensibilità ambientale e idee imprenditoriali fresche. Un’attenzione particolare sarà rivolta alla mitilicoltura, settore simbolo di un’acquacoltura sostenibile che oggi si confronta con i cambiamenti climatici e l’innalzamento delle temperature delle acque.

Slow Fish 2025 sarà anche la cornice per raccontare come alcune comunità italiane stanno ricostruendo filiere locali attorno alle specie aliene che popolano sempre più i nostri mari, trasformando una criticità ecologica in un’opportunità gastronomica. Ritorna sulle tavole della manifestazione il tonno rosso del Sulcis, frutto di una pesca artigianale selettiva e controllata, esempio virtuoso di gestione responsabile delle risorse marine. E proprio da Cabras arriva un’importante novità: il debutto ufficiale del Presidio Slow Food della bottarga di Cabras, simbolo di una tradizione che si rinnova.

Non mancherà uno sguardo alle acque dolci e salmastre d’Italia, con storie di pesca tradizionale dal Lago Maggiore al Delta del Po, fino al Lago di Nemi, a testimonianza della straordinaria biodiversità che caratterizza il nostro Paese. Slow Fish sarà anche un’occasione per riflettere sulla rigenerazione delle città costiere attraverso politiche alimentari innovative e sullo sviluppo di forme di turismo slow più attente alla sostenibilità e ai territori.

Come sempre, il pubblico potrà incontrare pescatori, cuochi, produttori di olio extravergine, viticoltori ed esperti che accompagneranno i visitatori in un viaggio unico tra sapori, saperi e storie del mare. Un’attenzione speciale sarà rivolta alle famiglie, con attività ludiche realizzate in collaborazione con l’Acquario di Genova e l’Acquario di Livorno, per scoprire insieme ai più piccoli la magia del mondo acquatico e il legame profondo che unisce l’uomo al mare.

Slow Fish 2025 promette di essere molto più di un evento: un invito a costruire, insieme, un futuro del mare più giusto, consapevole e sostenibile.

Dall’8 all’11 maggio Genova accoglie Slow Fish 2025

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