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Due storie diverse sotto il carapace. Nel vasto mondo della commercializzazione ittica, il confronto tra il gambero argentino (Pleoticus muelleri) e il gambero mediterraneo — spesso identificato con le specie Aristaeomorpha foliacea (rosso) o Aristeus antennatus (viola) — è tra i più frequenti. Sebbene condividano una collocazione simile all’interno della gamma prodotto, le differenze tra questi due crostacei sono sostanziali e riguardano tanto la provenienza quanto le modalità di pesca, le caratteristiche organolettiche e il posizionamento commerciale.
Per chi opera nella filiera, comprendere queste differenze non significa stabilire quale sia “il migliore”, ma piuttosto valutare quale sia il più adatto alle diverse esigenze di mercato, sia in termini di prezzo, disponibilità che tipologia di utilizzo.
Provenienze opposte, esigenze diverse
Il gambero argentino proviene dall’Oceano Atlantico sud-occidentale, in particolare dalle fredde acque che bagnano le coste dell’Argentina e del Brasile, nella zona FAO 41. Viene pescato in abbondanza — secondo dati FAO, è una delle specie crostacee più importanti per la regione — e il suo successo internazionale è legato anche alla possibilità di essere congelato direttamente a bordo, mantenendo buona parte delle sue caratteristiche.
Il gambero mediterraneo, invece, è pescato nelle acque profonde della zona FAO 37. Le marinerie italiane, spagnole e greche lo conoscono bene: viene catturato con reti a strascico a grande profondità, spesso tra i 400 e gli 800 metri, in fondali fangosi dove questa specie trova l’habitat ideale. Si tratta di un prodotto meno disponibile in termini quantitativi, ma dal valore simbolico e gastronomico elevatissimo, soprattutto nelle versioni locali come il celebre “gambero rosso di Mazara del Vallo”.
Colore, sapore e consistenza: il ruolo dell’origine
Al primo sguardo, il gambero argentino si distingue per la sua taglia generalmente maggiore e il colore più chiaro, rosato-aranciato. È apprezzato per la sua versatilità, il buon rapporto qualità-prezzo e la resa in cottura, motivo per cui è molto usato nel catering, nella ristorazione medio-alta e nell’industria.
Il gambero mediterraneo, invece, colpisce per la sua intensa colorazione rosso corallo o violacea e per il profumo marino che conserva anche dopo la cottura. La consistenza della carne è più compatta e il gusto tende ad essere più deciso, con una nota dolce-amara che lo rende protagonista in preparazioni gourmet. Tuttavia, va considerata la variabilità legata alla freschezza e alla modalità di conservazione: anche il gambero mediterraneo può essere congelato, ma la sua espressività organolettica si esprime al meglio nel prodotto fresco o surgelato a bordo in tempi rapidi.
Pesca e filiera: due logiche produttive
Il gambero argentino è pescato con sistemi industriali su larga scala, prevalentemente tramite reti da traino, in un’ottica di grande distribuzione. Viene subito congelato e spesso venduto decongelato al consumatore finale, garantendo continuità di fornitura durante l’anno.
Il gambero mediterraneo segue una logica più artigianale e selettiva: le battute di pesca sono legate a periodi stagionali, le quantità sono più limitate e le normative europee impongono regole stringenti per preservare gli stock. È un prodotto che spesso assume un valore identitario e territoriale, come nel caso delle denominazioni locali (Mazara, Porto Santo Spirito, Gallipoli), ma che richiede una gestione commerciale più complessa.
Due prodotti, due strategie
Chi lavora nel commercio ittico sa bene che non esiste una sovrapposizione perfetta tra questi due prodotti. Il gambero argentino offre volume, costanza e affidabilità; il gambero mediterraneo gioca sul valore aggiunto, sull’origine certificata, sulla narrazione gastronomica.
Entrambi possono convivere nelle strategie commerciali di buyer e distributori: il primo per coprire una fascia di consumo ampia e continuativa, il secondo per rafforzare la proposta premium e territoriale. Conoscerne le peculiarità aiuta a proporli in modo più coerente rispetto al target, valorizzando le differenze come elementi di scelta e non come alternative in concorrenza.
Tra il gambero argentino e quello mediterraneo non c’è un vincitore assoluto: sono due realtà distinte, entrambe rilevanti per la filiera. Capirne le differenze — in termini di origine, metodo di pesca, gusto e destinazione d’uso — è oggi una competenza strategica per chi acquista, vende o racconta il prodotto ittico.
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