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Nel 2025, l’industria globale del surimi vale circa 1,66 miliardi di dollari e si muove in una fase di espansione solida. Ad oggi, secondo la più recente analisi firmata Global Growth Insights, la produzione mondiale supera 1,2 milioni di tonnellate, con un aumento del 4,2% rispetto al 2024. Numeri che raccontano un passaggio importante: non è più solo un comparto di nicchia, ma un ingranaggio centrale della trasformazione ittica internazionale.

Il surimi, nato secoli fa in Giappone come modo per preservare il pesce fresco più a lungo, ha trovato nel XXI secolo una nuova vita industriale. Oggi è il risultato di processi raffinati, in cui tecnologia, controllo della temperatura e selezione delle proteine lavorano insieme per creare un prodotto stabile, sicuro e altamente proteico. Le moderne linee di produzione hanno migliorato l’efficienza fino al 20%, riducendo sprechi e valorizzando specie spesso marginali.

A spingere la crescita non è soltanto l’innovazione tecnologica, ma anche un cambio di mentalità nei consumi. In un mercato globale sempre più attento a salute, sostenibilità e convenienza, il surimi è diventato un simbolo di equilibrio: fornisce proteine pulite, a basso contenuto di grassi e con un impatto ambientale ridotto rispetto alla carne. Ciò che un tempo era considerato un “sostituto”, oggi rappresenta una categoria autonoma, capace di coniugare accessibilità e valore nutrizionale.

Il dato più interessante è proprio questo: la crescita del surimi non nasce dal marketing, ma dall’evoluzione dell’industria ittica stessa, che ha compreso come la trasformazione non sia più un ripiego, bensì una leva strategica per il futuro del mare.

L’Asia resta leader, ma l’Europa si risveglia

La regione Asia-Pacifico resta il cuore produttivo del comparto, con il 68% della produzione mondiale concentrata tra Giappone, Cina, Thailandia, Corea del Sud e Vietnam. Lì il surimi è una parte integrante della cultura gastronomica e industriale: una materia duttile, trasformabile e perfettamente in linea con l’economia circolare del mare.

Tuttavia, nel 2025 si nota un’inversione di tendenza: l’Europa e il Nord America non vogliono più essere solo mercati di sbocco. L’interesse per le proteine marine “clean-label” e per i prodotti ricchi di omega-3 spinge gli operatori europei a investire in impianti di trasformazione e in nuove formulazioni. Il surimi, in questo scenario, diventa un terreno d’incontro tra innovazione alimentare e responsabilità ambientale.

Il surimi come risposta sostenibile

Dietro la crescita del mercato c’è una logica chiara: il surimi consente di utilizzare in modo efficiente specie ittiche a basso valore commerciale, riducendo la pressione su quelle più sfruttate. Le moderne tecnologie di estrazione e surgelazione, unite a protocolli più rigorosi di tracciabilità, hanno reso possibile una filiera più pulita, con minori scarti e maggiore sicurezza alimentare.

Per l’Europa, questo è un campo fertile di sperimentazione. La combinazione tra regolamentazioni ambientali stringenti e competenze tecnologiche avanzate può trasformare il continente in un laboratorio di innovazione per la produzione sostenibile di surimi. Un approccio che non sostituisce la tradizione, ma la rinnova con strumenti più intelligenti e meno impattanti.

L’Italia e la sfida dell’identità industriale

L’Italia, pur non figurando tra i principali produttori, gioca una partita interessante. Le aziende italiane del comparto ittico possiedono know-how, impianti di trasformazione e competenze gastronomiche che possono favorire lo sviluppo di un surimi di qualità, diverso da quello asiatico. È qui che il nostro Paese può inserirsi: reinterpretando il prodotto in chiave mediterranea, legando la trasformazione industriale al concetto di filiera corta, di valorizzazione delle specie locali e di trasparenza produttiva.

Un “surimi italiano” — sostenibile, tracciabile, di alto valore nutrizionale — potrebbe rappresentare una nuova frontiera per il made in Italy del mare. Non come copia, ma come alternativa consapevole, capace di unire tecnologia, gusto e identità territoriale.

Verso un equilibrio globale

Oggi il segmento premium rappresenta circa il 20% del mercato mondiale, con un valore stimato tra 320 e 340 milioni di dollari. È qui che si gioca la competizione tra Asia e Occidente. Mentre i produttori asiatici perfezionano l’efficienza, le imprese europee puntano su innovazione, storytelling e valore percepito. Il consumatore moderno, sempre più sensibile a salute e sostenibilità, riconosce nel surimi una fonte proteica pulita, accessibile e compatibile con la transizione alimentare.

Il 2025, insomma, non è solo l’anno della crescita del surimi: è l’anno in cui questo prodotto, nato dalla cultura del recupero, diventa emblema di una nuova economia del mare — più sostenibile, più tecnologica e più consapevole.

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L’articolo Surimi, un mercato globale in piena trasformazione proviene da Pesceinrete.

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