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Il lavoro sta cambiando, ma non solo perché mancano competenze adeguate. Il vero nodo, sempre più evidente, è un altro: le aspettative. Quelle di chi entra oggi nel mercato del lavoro – o lo farà a breve – non assomigliano più a quelle delle generazioni precedenti. E non si tratta di una questione di pigrizia o disimpegno, come spesso viene raccontato, ma di una diversa idea di tempo, spazio e qualità della vita.
A mettere a fuoco questo cambio di paradigma è una ricerca di International Workplace Group (IWG), che ha osservato da vicino il punto di vista della Generazione Alpha, i ragazzi tra gli 11 e i 17 anni destinati a diventare la principale forza lavoro entro il 2040. Il risultato è un ritratto netto: il lavoro del futuro non sarà una versione “più digitale” di quello attuale, ma qualcosa di strutturalmente diverso.
Per molti adulti il tragitto casa-lavoro è stato, per anni, una componente inevitabile della quotidianità. Ore sottratte alla vita personale, spesso vissute come un sacrificio necessario. Per la Generazione Alpha questo modello appare semplicemente illogico. L’idea di passare gran parte della giornata in auto o sui mezzi pubblici non è percepita come normale, ma come uno spreco.
La maggioranza dei giovani coinvolti nello studio immagina un futuro professionale in cui gli spostamenti siano ridotti al minimo, con uffici di prossimità, lavoro da remoto e spazi flessibili vicino casa. Non è una fuga dal lavoro, ma un tentativo di riportarlo in una dimensione più sostenibile, dove il tempo recuperato possa essere reinvestito in relazioni, interessi e benessere personale.
La Generazione Alpha non “usa” la tecnologia: ci vive dentro. Per questo, nell’immaginario professionale, Intelligenza Artificiale, automazione e assistenti digitali non sono elementi straordinari, ma parte integrante dell’ambiente di lavoro. Secondo la ricerca IWG, robot e sistemi intelligenti saranno alleati quotidiani, chiamati a semplificare processi, supportare decisioni e ridurre attività ripetitive.
Anche gli spazi fisici cambiano significato. Uffici pensati solo per stare seduti otto ore davanti a uno schermo appaiono superati. I giovani immaginano ambienti dinamici, con aree per il relax, spazi informali, riunioni immersive in realtà aumentata e soluzioni pensate per il benessere mentale. In questo contesto, strumenti come l’email – per anni pilastro della comunicazione aziendale – rischiano di perdere centralità, sostituiti da piattaforme più immediate e collaborative.
Se per molte aziende il lavoro ibrido è ancora oggetto di sperimentazione, per la Generazione Alpha è già uno standard. L’idea di alternare casa, coworking e sedi aziendali centrali viene percepita come la soluzione più logica ed efficiente. Il concetto di “posto fisso” lascia spazio a quello di “configurazione flessibile”, scelta in base alle attività da svolgere e non a rigide regole organizzative.
Solo una minoranza immagina un futuro interamente legato a un ufficio tradizionale. Un segnale chiaro per le imprese: la presenza fisica non sarà più il principale indicatore di produttività o coinvolgimento.
La visione della Generazione Alpha non riguarda solo le politiche aziendali o le risorse umane. Ha effetti diretti su mobilità urbana, servizi, retail e modelli di consumo. Le nuove tecnologie stanno facendo oggi quello che l’email fece a suo tempo: scardinare abitudini consolidate e ridefinire il “dove” e il “come” si lavora.
Per chi opera nel marketing, nel retail e nei servizi, intercettare ora queste aspettative significa prepararsi a un pubblico che chiederà esperienze più fluide, personalizzate e integrate tra fisico e digitale. La Generazione Alpha non sta solo immaginando il lavoro del futuro: sta già mettendo in discussione quello del presente.
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