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“Se la politica della pesca degli ultimi decenni non ha funzionato la colpa non è sicuramente dei pescatori italiani che hanno preso solo ordini e, di contro, hanno visto ridurre la flotta in maniera drastica: due questioni davvero problematiche e che non sembrano essere state neppure considerate”, afferma il Presidente di AIC Pesca, Natale Amoroso, alla vigilia di Agrifish che si terrà a partire da domani.
“È arrivato il momento di agire come farebbe qualsiasi padre di famiglia che gestisce un’azienda propria, in quanto non è più possibile accettare regole che, dal punto di vista economico, possono portare solo al fallimento della categoria chiedendoci perfino di appoggiare tali scelte”, aggiunge Amoroso.
L’Associazione che si occupa di difendere e tutelare coloro che traggono il loro sostentamento dal mare, chiede di proporre nell’ambito del Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura e della pesca dell’Unione Europea (Agrifish) dell’11 e 12 dicembre, dove si affronterà il tema delle possibilità di pesca, come ogni anno, con senso di responsabilità, una pausa di riflessione, da parte di chi ha gestito il settore negli ultimi decenni, affinché si smetta di assecondare politiche senza risultato.
“Ma noi chiediamo anche un atto di coraggio nel dichiarare il fallimento della PPC del ‘mediterraneo dei buoni’, ovvero i pescatori Europei che cercano di rendere pulita una piscina che si chiama Mar Mediterraneo, mentre dall’altro lato c’è chi sporca e si fa pagare le spese di pulizia”, spiega con determinazione Amoroso.
“AIC Pesca propone per il 2026 una MORATORIA della riduzione delle giornate di pesca in quanto i bilanci delle nostre società di pesca sono già al limite – incalza il Presidente Amoroso – e le notizie sulla possibile ed ulteriore riduzione delle giornate di lavoro sono allarmanti dal punto di vista sociale, comportando come unico risultato l’allontanamento anche degli ultimi pescatori rimasti, proprio quelli che potrebbero essere gli insegnanti dei futuri giovani che con speranza dobbiamo arruolare”.
AIC Pesca chiede quindi che il 2026 venga ricordato come un anno di studio serio, annullando tutte le decisioni a sfavore della categoria e, in base ai dati reali della flotta dell’ultimo triennio, si cominci a capire se e quali sono le condizioni per rendere l’impresa ittica esistente in linea dal punto della sostenibilità economica e, successivamente, in base a tali dati, come arrivare alla sostenibilità ambientale.
La proposta di AIC si basa su un percorso inverso rispetto al passato: i pescatori che diminuiscono sempre di più, devono essere messi al centro del progetto di crescita economica, sociale ed ambientale.
“Nell’arco del 2026 – aggiunge Amoroso – sarà necessaria la creazione di iniziative di incentivazione del lavoro giovanile in mare, la semplificazione dell’inserimento dei lavoratori stranieri, la rivisitazione delle tabelle minime di armamento e del collocamento di mare ed anche lo snellimento delle procedure dell’acquisizione dei titoli professionali e, in proposito, AIC Pesca chiede una grande collaborazione tra i ministeri deputati a tali compiti per il rilancio del settore dal 2027”.
Amoroso lancia dunque, con urgenza di ascolto, un appello al Ministro Lollobrigida affinché ad AGRIFISH, da domani si faccia subito carico di una proposta che possa spegnere sul nascere le idee folli che si paventano e che metteranno la parola fine al pesce Italiano che dobbiamo e vogliamo con orgoglio continuare a chiamare “PESCE MADE IN ITALY”.
L’articolo Agrifish, Amoroso: “Lollobrigida chieda la moratoria 2026 per la pesca italiana” proviene da Pesceinrete.
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