Categoria: Pesce In Rete Pagina 1 di 1078

EUMOFA report on preserved anchovies: tradition shaping the European seafood chain

 [[{“value”:”

The latest EUMOFA analysis on preserved anchovies offers a clear picture of how tradition continues to shape the European seafood value chain. The comparison between Italy, Spain and Croatia reveals different approaches, all driven by the same goal: transforming a humble Mediterranean fish into an economic and cultural resource.

Italy: craftsmanship as a cultural brand

In Italy, preserved anchovies remain strongly linked to artisanal know-how. Salting, maturation and manual filleting are still central, ensuring a perception of authenticity that the market rewards. Even the evolution of packaging — from wood and terracotta to glass jars and tins — reflects the balance between innovation and heritage. For Italian companies, preserved anchovies are more than a product: they are a cultural brand reinforcing the positioning of Mediterranean fisheries.

Spain: synergy between tradition and industry

Spain has built a different model where artisanal tradition coexists with large-scale industry. Manual salting and filleting are the foundation, but integrated into an industrial process able to support exports and global distribution. This model shows how cultural heritage can merge with industrial efficiency, ensuring international competitiveness without losing gastronomic roots.

Croatia: Adriatic identity and resilience

In Croatia, anchovy preservation is closely tied to the Adriatic and the historical need for coastal communities to ensure food security. Salting and aging were once survival strategies but have become markers of national identity. Today, despite a smaller production scale compared to Italy and Spain, these practices contribute to a distinctive presence in the European seafood market.

A shared Mediterranean heritage

Across these countries, a common thread emerges: preserved anchovies are not just food products but carriers of collective memory and strategic assets for the seafood chain. Italy highlights craftsmanship, Spain demonstrates industrial integration, and Croatia preserves cultural resilience. Together, they show how the Mediterranean unites local practices with a shared European perspective.

For EUMOFA, the interest goes beyond tradition. Studying products like preserved anchovies helps understand how the seafood sector can combine identity, competitiveness and innovation. In today’s European market, where demand for authenticity and traceability is rising, these local specificities become strategic levers to strengthen the value of Mediterranean fishery products.

The EUMOFA study confirms that preserved anchovies are a perfect example of how the Mediterranean seafood chain blends cultural heritage with market potential. Italy, Spain and Croatia showcase different yet complementary models, proving the potential of a European strategy that values local identitiesSubscribe to the Pesceinrete weekly newsletter to receive exclusive seafood industry news and insights.

NEWSLETTER

L’articolo EUMOFA report on preserved anchovies: tradition shaping the European seafood chain proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Arabia Saudita. Ittico in crescita tra Vision 2030 e hi-tech

Arabia Saudita. Ittico in crescita tra Vision 2030 e hi-tech

 [[{“value”:”

Il mercato ittico dell’Arabia Saudita ha raggiunto i 3,3 miliardi di dollari nel 2024 e, secondo le stime, arriverà a 4,3 miliardi entro il 2033, con una crescita media annua del 2,5% tra il 2025 e il 2033.

La traiettoria di sviluppo è parte integrante di Vision 2030, il piano strategico nazionale lanciato nel 2016 dal principe ereditario Mohammed bin Salman. L’obiettivo è ridurre la dipendenza dal petrolio e rafforzare settori alternativi come turismo, energie rinnovabili e filiere alimentari. Nel comparto ittico la Vision ha fissato un traguardo chiaro: raggiungere 600.000 tonnellate annue di produzione acquicola entro il 2030, rispetto a una capacità che nel 2018 era di appena 80.000 tonnellate.

L’acquacoltura rappresenta il motore della crescita. Nel 2024 la produzione ha superato le 450.000 tonnellate e la proiezione al 2033 è di oltre 800.000 tonnellate. Per sostenere questo salto, il governo saudita ha avviato un piano di investimenti da 4,7 miliardi di dollari, che include hatchery hi-tech, sistemi RAS, gabbie offshore e certificazioni di qualità come il marchio nazionale SAMAQ.

Parallelamente, la domanda interna evolve. I consumatori sauditi chiedono proteine più salutari, ricche di omega-3, e formati pratici per il consumo domestico. La distribuzione moderna – dai banchi frozen e chilled dei supermercati all’e-grocery – sta accelerando l’accesso a prodotti pronti e confezionati in modo innovativo. La sostenibilità, confermata come priorità anche a livello globale, spinge l’adozione di pratiche efficienti e tracciabili lungo tutta la filiera.

Per l’Italia si aprono prospettive concrete. Il know-how nazionale in hatchery, automazione, packaging sostenibile e trasformazione a valore aggiunto è in linea con le priorità saudite. Non si tratta soltanto di esportare prodotti, ma di proporre partnership industriali e tecnologiche in grado di contribuire alla competitività del settore locale.

Il mercato ittico dell’Arabia Saudita cresce con una traiettoria ordinata ma ambiziosa. Vision 2030 e tecnologia stanno ridisegnando la filiera, offrendo all’Italia la possibilità di inserirsi come partner industriale e innovativo.

Foto: National Aquaculture Group (NAQUA)

Iscriviti alla newsletter settimanale di Pesceinrete per ricevere notizie esclusive del settore.

NEWSLETTER

L’articolo Arabia Saudita. Ittico in crescita tra Vision 2030 e hi-tech proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

In Giappone il riccio di mare diventa lusso proibitivo

 [[{“value”:”

Durante l’estate in corso i ricci di mare in Giappone sono diventati il simbolo di un settore ittico sotto pressione. Il crollo delle catture nell’Hokkaido, aggravato dal riscaldamento delle acque, ha fatto schizzare i prezzi al dettaglio a livelli senza precedenti.

Sull’isola di Rishiri, famosa per l’uni donburi – ciotola di riso con ricci bafun – i ristoranti offrono 100 grammi di prodotto a 15.000-18.000 yen (92-110 euro), circa il doppio rispetto a pochi anni fa. Secondo la Rishiri Fisheries Cooperative la causa è il dimezzamento delle catture rispetto al 2024.

Il fenomeno si inserisce in un quadro economico già critico. A livello nazionale, la spesa media delle famiglie giapponesi per il cibo ha raggiunto il 30% del budget, il livello più alto degli ultimi 43 anni. La debolezza dello yen ha gonfiato i costi delle importazioni, mentre l’aumento delle temperature marine mette a rischio le specie d’acqua fredda.

Gli scienziati segnalano un incremento medio di 5 °C nelle acque giapponesi negli ultimi anni, con conseguenze dirette: calo drastico di salmoni, calamari e luccioperca, il cui prezzo al chilo è quasi quintuplicato in due decenni. La regione di Tohoku, un tempo centrale per la produzione di salmone, ha perso il suo ruolo a causa dello spostamento verso nord della corrente calda.

Gli effetti sono tangibili anche sull’inflazione. Nel luglio 2025 i prezzi alimentari in Giappone sono saliti del 7,6% su base annua, accelerando rispetto al 7,2% di giugno. I prodotti ittici, sebbene rappresentino meno del 10% del paniere, contribuiscono alla pressione sui consumatori.

Le autorità di Tokyo guardano con preoccupazione a un fenomeno che non è più congiunturale. La Banca del Giappone ha riconosciuto che i prezzi dei prodotti freschi, inclusi pesce e frutti di mare, crescono più velocemente del resto dei beni alimentari, con impatti negativi soprattutto per le famiglie a reddito fisso.

In prospettiva, il governo punta ad aumentare il tasso di autosufficienza alimentare al 69% entro il 2030, rispetto all’attuale 60. Un obiettivo ambizioso, che rischia di scontrarsi con le nuove variabili climatiche. Regolamentazioni più stringenti sui tempi e sulle quantità di pesca potrebbero diventare inevitabili.

Risulta quindi chiaro come inflazione e cambiamento climatico possano convergere nel rendere inaccessibili anche i beni di lusso tradizionali. Per la filiera ittica globale, è un segnale d’allarme: la sostenibilità delle risorse marine e la resilienza economica dei consumatori non sono più temi separati.

Iscriviti alla newsletter settimanale di Pesceinrete per ricevere notizie esclusive del settore.

NEWSLETTER

L’articolo In Giappone il riccio di mare diventa lusso proibitivo proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Andalusia, coste fragili davanti al cambiamento climatico

 [[{“value”:”

La crescente erosione costiera in Andalusia è oggi al centro di uno dei progetti più avanzati del Mediterraneo: ICCOAST. Lo studio, ancora in fase di validazione, adotta un approccio probabilistico per valutare inondazioni ed erosione lungo circa 1.000 chilometri di costa, con scenari previsionali che arrivano fino al 2100.

Basandosi sui dati del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), ICCOAST elabora modelli capaci di rappresentare l’evoluzione della linea di costa in funzione dell’innalzamento del livello del mare. I ricercatori hanno così generato proiezioni che consentono di anticipare i rischi più rilevanti per i litorali andalusi, con particolare attenzione ai fenomeni di regressione delle spiagge.

I risultati sono chiari: entro il 2050 la perdita di spiaggia asciutta potrebbe oscillare tra 5 e 25 metri, con il rischio di scomparsa di oltre 30 arenili, soprattutto lungo la Costa del Sol e la costa occidentale di Cadice. Una prospettiva che solleva interrogativi cruciali non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico e sociale, vista la centralità delle spiagge andaluse per turismo, infrastrutture e attività legate al mare.

Lo studio fornisce inoltre strumenti tecnici a supporto della pianificazione costiera. Attraverso visualizzazioni digitali e layer georeferenziati, ICCOAST rende disponibili informazioni che possono essere integrate nei processi decisionali per la gestione del demanio pubblico costiero.

Ma il messaggio che arriva dall’Andalusia ha un respiro più ampio: nessuna costa mediterranea è davvero al riparo dal cambiamento climatico.  In Italia, secondo ISPRA, 54 comuni costieri su 644 hanno registrato un arretramento superiore al 50 % dell’intero tratto costiero di competenza. Un dato che conferma la natura sistemica di questa sfida, destinata a ridisegnare paesaggi e strategie di sviluppo in tutto il bacino.

Iscriviti alla newsletter settimanale di Pesceinrete per ricevere notizie esclusive del settore.

NEWSLETTER

L’articolo Andalusia, coste fragili davanti al cambiamento climatico proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

EUMOFA: acciuga conservata, specchio della filiera mediterranea

 [[{“value”:”

La recente analisi EUMOFA sull’acciuga conservata offre una fotografia nitida di come la tradizione continui a influenzare la filiera ittica europea. Il confronto tra Italia, Spagna e Croazia mostra percorsi differenti, ma uniti dalla stessa esigenza: trasformare un prodotto povero del Mediterraneo in risorsa economica e identitaria.

Italia: l’artigianalità come segno distintivo

Nel contesto italiano, l’acciuga conservata mantiene un legame profondo con la manualità. Salatura, maturazione e filettatura manuale sono pratiche ancora centrali, capaci di garantire una percezione di autenticità che il mercato premia. Anche l’evoluzione dei contenitori, dal legno e dalla terracotta fino al vetro e alla latta, riflette un equilibrio tra innovazione e continuità. Per le imprese italiane, l’acciuga conservata è più di un prodotto: è un marchio culturale che rafforza il posizionamento della pesca mediterranea.

Spagna: tradizione e industria in sinergia

La Spagna ha costruito un modello diverso, in cui la tradizione artigianale convive con una filiera industriale di grande scala. La salatura e la filettatura manuale restano punti di partenza, ma sono inserite in un processo produttivo capace di sostenere mercati esteri e distribuzione globale. È un approccio che dimostra come la valorizzazione culturale possa integrarsi con la logica industriale, generando competitività internazionale senza disperdere le radici gastronomiche.

Croazia: identità adriatica e resilienza

In Croazia, l’acciuga conservata è legata soprattutto all’Adriatico e alle necessità storiche di sussistenza delle comunità costiere. La salatura e la stagionatura nascono come risposta alla scarsità di risorse, ma nel tempo si sono trasformate in tratti distintivi di un’identità nazionale. Oggi queste pratiche rappresentano un capitale culturale che, pur in un contesto produttivo più ridotto rispetto a Italia e Spagna, contribuisce a differenziare l’offerta nel mercato europeo.

Un filo rosso europeo

Dal confronto emerge un punto chiave: l’acciuga conservata non è solo un prodotto alimentare, ma un veicolo di memoria collettiva e un fattore strategico per la filiera. In Italia l’accento è sulla manualità, in Spagna sull’integrazione industriale, in Croazia sulla resilienza culturale. Tre modelli diversi che, letti insieme, raccontano come il Mediterraneo riesca a unire pratiche locali e prospettive comunitarie.

Per EUMOFA, l’interesse va oltre la tradizione. Analizzare prodotti come l’acciuga conservata significa comprendere come la filiera possa coniugare identità, competitività e innovazione. Nel contesto europeo, dove la domanda di tracciabilità e autenticità cresce, queste specificità diventano leve strategiche per rafforzare il valore dei prodotti ittici mediterranei.

Lo studio EUMOFA dimostra che l’acciuga conservata è un caso emblematico di come la filiera mediterranea sappia tenere insieme memoria culturale e capacità di mercato. Italia, Spagna e Croazia offrono modelli diversi, ma complementari, che evidenziano le potenzialità di una strategia europea basata sulla valorizzazione delle identità locali.

Iscriviti alla newsletter settimanale di Pesceinrete per ricevere notizie esclusive del settore.

NEWSLETTER

L’articolo EUMOFA: acciuga conservata, specchio della filiera mediterranea proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Pagina 1 di 1078

Made with & by Matacotti Design

Privacy & Cookie Policy