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La Pietra, inaccettabili nuove misure europee, non consentiremo assassinio della pesca italiana

La Pietra, inaccettabili nuove misure europee, non consentiremo assassinio della pesca italiana

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“Inaccettabili e insostenibili per le nostre marinerie. Le misure europee che intendono ridurre del 64% lo sforzo a strascico, –25% per i palangari, i limiti alle catture di gamberi e pelagici e le nuove restrizioni in tutti i nostri mari, colpiscono la flotta italiana con criteri distruttivi dell’attività di pesca e come Masaf e come governo italiano non possiamo tollerare un simile scempio. Con chi parlano a Bruxelles, con chi si confrontano prima di pensare che siano attuabili delle riduzioni dell’attività di pesca italiana così distanti dalla realtà nella quale operano, anzi cercano di operare i nostri pescherecci? Di certo a Bruxelles non parlano con i pescatori interessati da queste misure, che nella loro drasticità rischiano di compromettere il futuro lavorativo di un intero comparto. Lo diremo chiaramente al prossimo Agrifish, così non va, così non si può pensare che ci sia futuro per la pesca nei nostri mari. Non tenere conto della diminuzione della nostra flotta, a fronte dell’arresto definitivo di tanti pescherecci, non tenere in considerazione l’avvenuta chiusura delle aree precedentemente adibite alla pesca e ora tutelate, come tutte le altre zone di fatto interdette alla pesca, non valutare tutti i sacrifici fatti dall’Italia in questi anni, vuol dire non conoscere la situazione o peggio non volerla conoscere. Dato che l’Europa non nasce per uccidere la pesca, bensì per tutelarne l’attività, contemperando sostenibilità ambientale ed economica, ribadiremo il nostro secco no a misure che vanno corrette sensibilmente e riequilibrate. Lo dobbiamo al rispetto dei valori fondanti della UE, lo dobbiamo alle nostre marinerie e lo dobbiamo ai nostri cittadini, che hanno il sacrosanto diritto di poter continuare a mettere in tavola pescato italiano”.

È quanto dichiara il sottosegretario al Masaf, senatore Patrizio La Pietra

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Al Ministero del Lavoro incontro su fermo pesca e ammortizzatori sociali

Al Ministero del Lavoro incontro su fermo pesca e ammortizzatori sociali

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“Due mesi di stop forzato della pesca, a ridosso del periodo delle festività natalizie, momento strategicamente vitale per la commercializzazione del pescato, rischiano di compromettere in modo serio e duraturo la tenuta economica di migliaia di imprese e di famiglie”.

Lo dichiarano Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Pesca, dopo l’incontro con la Direzione generale del Ministero del Lavoro, avvenuto martedì 24 novembre, dedicato sia al tema del prolungamento del fermo pesca nel Mar Tirreno fino al prossimo 30 novembre sia all’assenza di ammortizzatori sociali efficienti per il settore.

“Il 2025 si è rivelato un anno di profonda incertezza e difficoltà per le marinerie che operano nel Mar Tirreno” proseguono le sigle sindacali. “Apprezziamo che il Ministero si sia dimostrato disponibile nel cercare possibili soluzioni, immediate e future, per limitare le criticità che di solito si verificano nell’erogazione degli indennizzi previsti per l’arresto temporaneo, che arrivano anche con un anno di ritardo e la cui entità è spesso insufficiente a garantire un reddito dignitoso ai lavoratori coinvolti”.

“Siamo stati informati – aggiungono Fai, Flai e Uila Pesca – in merito allo sviluppo di una piattaforma che possa facilitare le Capitanerie di Porto per quanto riguarda la presentazione delle domande, un’interfaccia già precompilata che accelererebbe così i tempi. In un ragionamento di medio e lungo termine – chiosano i sindacati – rimane l’impossibilità di utilizzare gli strumenti attuali come il Fondo di integrazione salariale (Fis), inesigibile in mancanza di un chiarimento rispetto alle causali più aderenti al sistema della pesca. Inoltre, consideriamo non più rinviabile l’estensione della Cisoa al settore pesca, da troppi anni promessa e ancora mai realizzata”.

L’incontro si è concluso con la disponibilità ad aprire un tavolo di confronto soprattutto sulle tematiche legate al Fis e alla Cisoa in tempi brevi.

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Federpesca: in audizione Senato sostegno e aspettative sul Ddl “Risorsa Mare”

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Federpesca ha espresso soddisfazione per l’introduzione, con il Ddl “Valorizzazione della risorsa mare”, di un regime previdenziale agevolato per favorire il reimbarco dei marittimi in caso di arresto definitivo dell’imbarcazione e per l’articolo relativo alle modifiche al regolamento di esecuzione del Codice della Navigazione, che affronta – dopo molti anni di attesa – il tema dei limiti di abilitazione del personale marittimo.

Nel corso dell’audizione, tenutasi martedì 25 novembre presso l’8a Commissione del Senato, Federpesca ha inoltre segnalato due profili critici sui quali ha richiesto un intervento normativo: la necessità di semplificare le procedure di ingresso dei lavoratori marittimi stranieri, prevedendo che anche la qualifica di comandante possa essere assunta da personale non italiano adeguatamente abilitato, e la necessità di intervenire sull’articolo riguardante l’attuazione della Cisoa – la cassa integrazione speciale per gli operai agricoli – affinché lo strumento diventi realmente utilizzabile dal comparto pesca.

“Il tema del personale è ormai il problema principale del nostro settore: per questo abbiamo chiesto di intervenire su queste due priorità” – ha dichiarato la direttrice Francesca Biondo“La prima è l’esigenza di manodopera straniera qualificata, indispensabile per consentire alla nostra flotta di continuare a operare, la seconda la necessità di modificare l’articolo che ha esteso la Cisoa agricola alla pesca. L’attuale formulazione, che non prevede tra le causali i periodi di sospensione come il fermo obbligatorio, rende infatti lo strumento privo di concreta utilità, rischiando soltanto di gravare le imprese di un ulteriore costo”.

È stato poi espresso il proprio apprezzamento per il lavoro svolto dal Governo in relazione al testo proposto, che rappresenta un passo importante verso una visione più moderna, integrata e lungimirante delle politiche marittime del nostro Paese.

“La capacità di porre il mare al centro dell’agenda istituzionale, riconoscendone il valore economico, culturale, sociale e strategico, è un segnale che il settore della pesca accoglie con grande favore”, ha concluso la direttrice. “L’auspicio di Federpesca – ha sottolineato Biondo – è che tali proposte possano trovare condivisione, nell’ottica di dare risposte concrete e urgenti alle necessità del settore della pesca italiano”.

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Italian Seafood Consumption and Modern Retail Trends 2025

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The evolution of Italian seafood consumption is now deeply intertwined with the transformation of modern retail. The Modern Distribution Forum 2025, hosted in Milan and organized by Federdistribuzione, offered a clear snapshot of how the relationship between citizens, retail stores and food products is changing. A broad scenario, certainly, but one that directly involves the seafood supply chain, increasingly shaped by value-driven choices, sustainability and new technologies.

Even without direct references to the seafood segment, the event delivered an important message: modern retail is not just the final link in the chain but the place where consumers decide what they are willing to choose, reward and stay loyal to. And in a country where most seafood purchases are made through large-scale distribution, every shift in retail becomes a strategic signal for the entire sector.

Italy buying less but buying better: an opportunity for seafood

The research presented by Censis outlined a precise horizon. Italians are moving cautiously in an economically uncertain environment but are choosing with growing awareness. Quality, origin and consistency between purchase and personal values carry increasing weight.

A new logic is emerging—one that penalizes impulsive choices and rewards what communicates trust, safety and integrity. For seafood, this translates into renewed interest in high-service processed products, in certifiable references across the supply chain, and in packaging that displays clear and credible information.

In a market where 83.9% of consumers prefer products aligned with their values and 75.5% orient buying decisions around sustainability, the seafood industry has the potential to secure an even stronger position—provided it presents itself with clear, verifiable standards.

Singles, seniors, micro-households: a country reshaping the shelves

Italy’s demographic shift is driving an equally significant transformation in food categories. The increase in single-person households, couples without children and an aging population pushes demand toward products requiring less time, less skill and less waste.

In the seafood sector, this is reflected in single portions, calibrated cuts, ready-to-cook recipes, refrigerated options and frozen products with controlled shelf-life. Processing companies able to combine practicality, food safety and quality could be the first to benefit from this scenario.

The physical store as a place of trust: a signal for fish counters

One of the most relevant insights from the Forum concerns the role of physical stores. Despite the rise of e-commerce and digital tools, Italians continue to view retail stores as spaces of relationship and reassurance.

Trained staff, clear product displays and the possibility of receiving advice are central to food choices. For seafood, this means that the assisted counter remains a strategic asset, where professionalism can determine the difference between a missed sale and a consolidated preference.

At the same time, self-service formats must evolve with more readable packaging, direct nutritional panels and instant traceability tools.

Technologies and AI reshaping value chains, logistics and decisions

The Forum highlighted technology as the engine of a systemic transformation. Retail companies are investing in artificial intelligence to forecast flows, optimize logistics and reduce errors in procurement planning.

For seafood—a naturally delicate category—the impact may be even more significant.
AI can become a decisive tool to:

  • ensure continuity in the cold chain

  • anticipate seasonal demand

  • reduce waste and returns

  • monitor quality and compliance

  • improve in-store exposure based on real data

In a sector where a logistical error can generate considerable costs, technology is no longer an option—it’s the new competitive infrastructure.

What the seafood industry must absorb from this Forum

The Modern Distribution Forum 2025 does not talk about seas, fleets or aquaculture, yet it speaks volumes about the context in which seafood reaches the final consumer. And that alone makes it a strategic event.

Three reflections emerge clearly:

Perceived value will outweigh quantity. The seafood sector must invest in certifiable content, transparency and tangible quality.
Sustainability is now mainstream. It guides the entire food shopping experience and includes buyers of processed or frozen seafood.
Technology will reshape the industry. From logistics to retailer–supplier relations, AI will be decisive in making the supply chain more efficient and competitive.

As 2026 approaches, the winners will not be the cheapest products but those most aligned with the needs of a society that wants to eat well, trust what it buys and find a verifiable story behind every item.

The Milan Forum offered a valuable lens for understanding where Italian consumers are heading—and what they will expect from the seafood products they bring to their tables. The seafood supply chain is now called to interpret this shift without delay: quality, service, sustainability and technology are no longer trends but the new rules of the game.

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La pesca cambia: servono giovani a bordo

La pesca cambia: servono giovani a bordo

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La pesca commerciale non è più soltanto un mestiere per uomini di mare, tramandato da generazioni: può diventare una vera e propria carriera moderna e qualificata per le nuove generazioni, a patto di cambiare profondamente la percezione che se ne ha oggi. Questa trasformazione non è un’idea astratta, ma una necessità concreta se si guarda al destino delle nostre comunità costiere — e se si vuole mantenere viva la filiera ittica su scala nazionale e internazionale.

Proprio da questa consapevolezza nasce la domanda che oggi attraversa l’intera economia blu europea: come rendere la pesca un percorso professionale credibile per i giovani, in un momento in cui il settore ha bisogno di nuove competenze tanto quanto di nuova energia?

La crisi del ricambio generazionale: non un problema solo britannico

Nel Regno Unito, come sottolineato da Phil Haslam, amministratore delegato della North Atlantic Fishing Company, il numero di pescatori si è ridotto drasticamente negli ultimi decenni, mentre l’età media di chi rimane in attività è diventata sempre più alta. Questo declino preoccupa chi conosce la pesca non solo come attività produttiva, ma come tessuto sociale ed economico delle comunità costiere. Allo stesso tempo, in Italia la situazione non è molto diversa: come sottolineato da Natale Amoroso, presidente di AIC Pesca, i lunghi tempi e i vincoli burocratici rendono difficile per un giovane ottenere un’abilitazione professionale, scoraggiando così l’ingresso stabile nella marineria. Senza nuovi ingressi, la capacità produttiva delle imprese di pesca rischia di ridursi ulteriormente nei prossimi anni, con impatti diretti sulla competitività, sulla gestione delle quote e sulla sicurezza a bordo.

Questo spiega perché in molti contesti la pesca viene percepita come un lavoro “in via di estinzione”, non adatto ai giovani, e distante dalle ambizioni contemporanee legate alla tecnologia, alla sostenibilità, al progresso.

La pesca moderna: un settore dimenticato eppure strategico

Eppure, la pesca – e quando possibile l’acquacoltura – resta una colonna portante per la sicurezza alimentare, l’economia blu e le comunità costiere. A livello globale, milioni di individui lavorano nella pesca e nell’indotto, generando redditi e sostenendo intere economie locali.

Nel Regno Unito, i dati più recenti confermano che la flotta attiva continua a garantire una produzione significativa: non si tratta di un relitto del passato. Nonostante il calo del numero di imbarcazioni e di pescatori, l’attività continua a generare valore, alimentando tanto la domanda interna quanto le esportazioni, e contribuendo al mix di approvvigionamento globale di proteine marine.

Per l’Italia e per altre regioni del Mediterraneo — dove la tradizione marinaresca è radicata — il richiamo è chiaro: un rilancio del settore passa inevitabilmente da un ripensamento culturale dell’occupazione ittica.

Superare stereotipi: la pesca non è più solo “fatica e sale sul viso”

Gran parte del problema riguarda la percezione. La pesca viene spesso associata a un lavoro duro, pericoloso, esclusivamente manuale — poco adatto a chi cerca stabilità, opportunità di crescita o ambiti professionali moderni.

Ma la realtà delle flotte contemporanee è assai diversa. Le imprese oggi cercano figure specializzate: ingegneri navali, biologi marini, formatori, responsabili della logistica, analisti di dati, tecnici per la manutenzione e la sicurezza. Su molte navi — e in molti punti della filiera — la tecnologia ha un ruolo centrale: automazione, sistemi di monitoraggio, pratiche di tracciabilità, progettazione sostenibile. La pesca moderna richiede competenze interdisciplinari: competenze marittime tradizionali, certo, ma integrate con conoscenze digitali, ambientali e gestionali.

È dunque fondamentale sfidare gli stereotipi obsoleti: non si tratta più di “mestiere duro e per pochi”, ma di un settore in evoluzione che può offrire percorsi di carriera qualificati, diversificati e — soprattutto — sostenibili nel tempo.

Percorsi di ingresso e formazione: rendere la strada concreta e trasparente

Per tradurre questa trasformazione in numeri servono percorsi chiari, credibili e accessibili. In paesi come il Regno Unito, alcune imprese e istituzioni offrono apprendistati, corsi tecnici, cadet-ship e opportunità di lavoro in mare e a terra.

Allo stesso tempo, anche in Italia è urgente — e doveroso — costruire un sistema di formazione e accesso al lavoro che tenga conto delle attuali condizioni dell’economia costiera: stagionalità, dimensione delle imbarcazioni, esigenze di flessibilità, ma anche di stabilità e professionalità. Senza questo, ogni tentativo di rigenerare la flotta rischia di restare sulla carta.

Perché conviene investire su una nuova generazione di pescatori

Investire sul reclutamento dei giovani non è un gesto nostalgico né un tributo alla tradizione: è una scelta strategica, economica e ambientale. Una forza lavoro giovane, formata e motivata può:

  • garantire continuità e ricambio generazionale, salvaguardando l’esperienza marittima;
  • aumentare l’efficienza operativa grazie a competenze tecniche e tecnologiche;
  • promuovere pratiche di pesca responsabile e sostenibile, in linea con le esigenze ambientali e di mercato;
  • dare nuova vita alle comunità costiere, rafforzando l’economia locale, l’occupazione e la qualità del prodotto fino al consumatore finale.

Oggi più che mai, la pesca – vista come parte di un progetto più ampio di economia blu, sviluppo territoriale e sostenibilità — può rappresentare un’opportunità concreta, per i giovani e per il settore.

Dal Regno Unito all’Italia: una sfida comune e urgente

Le lezioni che arrivano da oltre Manica sono utili anche per i nostri porti e le nostre marinerie. Come ha dichiarato Amoroso, “senza giovani, il mare rischia di restare senza futuro”.

Per l’Italia questa non è solo un’emergenza occupazionale, ma una questione di sopravvivenza economica e culturale. Servono politiche mirate, semplificazione amministrativa, percorsi formativi contemporanei e un’azione concertata tra istituzioni, imprese, scuole e comunità.

Se si riuscirà a cambiare la percezione della pesca — da mestiere arcaico a carriera moderna e qualificata — si potrebbe invertire la rotta: dal rischio di declino al rilancio di un settore fondamentale, capace di guardare al futuro con competenza, passione e responsabilità.

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