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Doveva segnare una svolta epocale per la protezione marina europea, ma il “Patto europeo per gli oceani” si è rivelato un documento debole e privo di visione, che secondo l’Ong francese Bloom rappresenta un regalo alle lobby della pesca industriale, a discapito della biodiversità, del clima e del futuro del settore.
Presentato dalla Commissione europea durante la Terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani (UNOC), il Patto ha sollevato dure critiche da parte della società civile e del mondo scientifico. A deludere è la totale assenza di misure vincolanti contro le tecniche di pesca distruttive, come lo strascico, mai menzionato nelle 27 pagine del documento, nonostante la sua comprovata pericolosità per gli ecosistemi marini.
Secondo l’analisi diffusa da BLOOM, non si tratta solo di un’occasione mancata, ma di una vera e propria resa politica della Commissione europea alle pressioni delle lobby industriali. Al centro del Patto non vi è una reale transizione ecologica, bensì l’ammodernamento tecnologico della flotta e la sostituzione dei motori per ridurre le emissioni. Ma, come sottolinea l’organizzazione, “una rete a strascico resta distruttiva, anche se spinta da un motore elettrico o a idrogeno”.
La strategia proposta dalla Commissione – una gestione “caso per caso” delle aree marine protette – smantella il principio di precauzione e apre la porta al proseguimento della pesca industriale nelle stesse zone che dovrebbero essere tutelate. Per Bloom, questo approccio vanifica gli impegni presi nel 2023, che prevedevano il divieto di pesca a strascico in tutte le AMP entro il 2030.
Anche la questione della giustizia sociale è rimasta fuori dal Patto. Nessun riferimento concreto alla valorizzazione della pesca artigianale, né all’attuazione efficace dell’articolo 17 della PCP sulla distribuzione trasparente delle quote di pesca. Il documento si limita a proporre un generico vademecum e la creazione di un consiglio consultivo, senza alcun obbligo per gli Stati membri.
Infine, la rinuncia alla creazione di un “Fondo Blu” centralizzato per finanziare la transizione del settore evidenzia la frammentarietà dell’approccio. Le risorse continueranno a essere disperse tra diversi strumenti europei, senza una visione coerente e coordinata.
Il nuovo Patto, conclude Bloom, rappresenta una vittoria delle lobby industriali. Dopo le retromarce sul Green Deal e il regolamento Omnibus, anche gli oceani sembrano ora abbandonati a logiche che ignorano la scienza, la sostenibilità e il futuro delle comunità costiere.
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L’articolo Bloom: il Patto europeo per gli oceani è un regalo alle lobby della pesca proviene da Pesceinrete.
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