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Secondo le stime preliminari diffuse dall’Istat, i prezzi dei prodotti ittici a settembre 2025 si sono mantenuti su livelli sostenuti, pur in un contesto di inflazione stabile e in lieve rallentamento per la componente alimentare. L’indice nazionale dei prezzi al consumo (NIC) ha evidenziato una variazione del -0,2% su base mensile e del +1,6% su base annua, confermando il dato di agosto.

Il quadro generale mostra dinamiche differenziate tra i vari aggregati di spesa. In particolare, i beni alimentari non lavorati — categoria che include il pesce fresco — hanno rallentato la loro crescita tendenziale, passando dal +5,6% di agosto al +4,8%. In parallelo, gli alimentari lavorati — dove rientrano anche conserve e trasformati ittici — hanno registrato un lieve aumento del ritmo di crescita, dal +2,7% al +3,0%.

Il pesce fresco tra costi e stagionalità

L’attenuazione dei prezzi dei beni non lavorati non implica una discesa immediata dei prezzi del pesce. Il comparto ittico continua infatti a risentire di fattori strutturali come la stagionalità, i costi di trasporto e la gestione del freddo. La variazione congiunturale positiva dei beni alimentari non lavorati (+0,6% rispetto ad agosto) conferma che, nonostante il rallentamento su base annua, la pressione sui costi resta concreta.

La stabilità dell’inflazione di fondo (+2,1%) e la leggera accelerazione dei beni energetici regolamentati (da +12,9% a +14,0%) contribuiscono a mantenere un quadro di equilibrio fragile per i settori che dipendono in modo diretto dai consumi energetici, come la filiera ittica.

Una filiera in attesa di stabilità

L’inflazione acquisita per il 2025 è pari a +1,7% per l’indice generale e +2,0% per la componente di fondo, valori che indicano una fase di stabilizzazione, ma non ancora di pieno recupero. Per il settore ittico, ciò significa che i prezzi restano più alti rispetto ai livelli pre-pandemia, con una domanda che si mantiene prudente e più sensibile alle variazioni di prezzo.

Nel mese di settembre, il “carrello della spesa” ha mostrato una crescita su base annua del +3,2%, in attenuazione rispetto al +3,4% di agosto. Anche in questo contesto, il pesce continua a rappresentare una voce rilevante e ad alta variabilità, influenzata tanto dall’offerta quanto dalle condizioni di mercato internazionali.

Per la filiera, la sfida resta quella di garantire continuità nell’approvvigionamento e mantenere la competitività senza comprimere ulteriormente i margini, in attesa che il rallentamento dell’inflazione si traduca in un effettivo sollievo sui costi di produzione e distribuzione.

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L’articolo Inflazione stabile a settembre, ma il pesce resta un bene sensibile ai rincari proviene da Pesceinrete.

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