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La nuova fase del programma Ship to Shore Rights South-East Asia segna un passaggio cruciale per la Thailandia e per l’intera regione, con l’Unione Europea in prima linea come principale promotore e finanziatore. L’iniziativa, lanciata a Bangkok mira a consolidare la tutela dei lavoratori migranti impiegati nella pesca, nella trasformazione dei prodotti ittici e nell’acquacoltura, allineando la crescita economica agli standard sociali internazionali.

Per Bruxelles, il programma non è soltanto un progetto di cooperazione allo sviluppo, ma uno strumento di politica commerciale e diplomazia economica. Attraverso Ship to Shore Rights, l’UE lega l’accesso ai mercati e le prospettive di libero scambio al rispetto dei diritti fondamentali, rafforzando l’applicazione della Direttiva sulla due diligence per la sostenibilità aziendale e promuovendo catene di approvvigionamento trasparenti e prive di sfruttamento.

Dal 2016 riforme importanti

Dal 2016, anno di avvio, la Thailandia ha compiuto riforme importanti: ispezioni più severe, maggiore trasparenza nel reclutamento e miglioramenti concreti nelle condizioni di sicurezza. Con l’estensione del programma, l’UE spinge ora per una proiezione regionale, incoraggiando Myanmar, Cambogia e Laos a intraprendere percorsi analoghi.

L’economia blu del Sud-est asiatico dipende in larga misura dalla manodopera migrante, e garantire loro condizioni di lavoro dignitose è un prerequisito strategico per mantenere la competitività internazionale. L’UE, principale mercato di destinazione per i prodotti ittici della regione, esercita così un ruolo decisivo: non solo definisce standard etici, ma condiziona la sostenibilità economica all’adozione di pratiche socialmente responsabili.

L’approccio multilaterale promosso da Bruxelles

L’approccio multilaterale promosso da Bruxelles, in collaborazione con OIL, OIM e FAO, rafforza inoltre il dialogo con l’ASEAN, favorendo l’integrazione dei diritti del lavoro nei quadri di cooperazione regionale. È un modello che unisce diplomazia commerciale e responsabilità sociale, con un potenziale impatto ben oltre il settore ittico.

Se la Thailandia riuscirà a consolidare le riforme interne e ad esportarle a livello regionale, il programma potrà diventare quindi un banco di prova per la capacità dell’Unione Europea di orientare, con i suoi strumenti politici ed economici, la sostenibilità sociale delle filiere globali.

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