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Il negoziato europeo sulle possibilità di pesca per il 2026 si apre sotto il segno di una forte contrapposizione politica. Al centro del confronto c’è la proposta iniziale della Commissione europea che prevede una riduzione dello sforzo di pesca fino al 64% per lo strascico, accompagnata da tagli rilevanti anche per altri sistemi di pesca. Una misura che, secondo il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, non mette semplicemente in difficoltà il settore, ma rischia di portare all’estinzione dell’attività di pesca in molte marinerie del Mediterraneo.
Fin dall’avvio del confronto, l’Italia ha chiarito la propria posizione, giudicando la proposta “irrealizzabile”. Lollobrigida sottolinea come un taglio di questa entità non sia applicabile a nessun reddito e come sia inaccettabile chiedere ai pescatori di ridurre drasticamente i propri guadagni in nome di principi ambientali interpretati in modo astratto e disancorato dalla realtà produttiva.
In questo contesto, il Governo italiano sta lavorando in stretto coordinamento con Spagna e Francia, i Paesi che, insieme all’Italia, rappresentano il cuore dell’attività di pesca nel Mediterraneo. Un’alleanza che punta a convincere la Commissione europea a rivedere l’impostazione iniziale e a riconoscere la specificità di un bacino in cui la pesca si svolge da secoli e dove le flotte, in particolare quella italiana, operano quasi esclusivamente in ambito mediterraneo.
Il nodo centrale, ribadisce il ministro, non è la contrapposizione tra pesca e tutela dell’ambiente. I pescatori italiani vengono descritti come operatori già fortemente orientati alla sostenibilità, capaci di garantire un equilibrio tra attività economica e salvaguardia delle risorse. Il punto critico è l’assenza di una proporzionalità tra gli obiettivi ambientali dichiarati e l’impatto economico delle misure proposte.
L’obiettivo dell’Italia è chiudere il negoziato con un accordo equo, sul modello di quello raggiunto lo scorso anno, che ha evitato tagli lineari e ha previsto strumenti di compensazione e soluzioni alternative in grado di tutelare l’ambiente senza compromettere il reddito dei pescatori e la tenuta del sistema marittimo. Un compromesso che, se raggiunto, vedrebbe l’Italia pronta a votare a favore.
In caso contrario, il ministro non esclude una posizione di netta opposizione. L’esperienza degli anni precedenti viene indicata come un precedente significativo: anche partendo da una posizione di isolamento, l’Italia è riuscita a costruire alleanze e a modificare l’esito del voto, ottenendo risultati più equilibrati. Una dinamica che, secondo Lollobrigida, potrebbe ripetersi anche quest’anno.
Il messaggio politico lanciato da Bruxelles è chiaro: la sostenibilità non può tradursi in un processo di desertificazione economica e sociale delle marinerie europee. La sfida del negoziato sulle possibilità di pesca 2026 sarà trovare un punto di equilibrio credibile tra tutela della risorsa, competitività delle imprese e dignità del lavoro dei pescatori.
Il confronto europeo sulla pesca entra dunque in una fase decisiva, con l’Italia impegnata a costruire un fronte mediterraneo capace di correggere una proposta ritenuta sproporzionata, puntando a un compromesso che coniughi ambiente, reddito e futuro delle marinerie.
L’articolo Pesca 2026, Lollobrigida: “La proposta Ue è irrealizzabile, lavoriamo a un compromesso equo” proviene da Pesceinrete.
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