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La proposta della Commissione europea sulle possibilità di pesca nel Mediterraneo e Mar Nero per il 2026 rappresenta un nuovo banco di prova per la sostenibilità della filiera e la capacità di tenere insieme interessi economici, scientifici e politici.
L’esecutivo comunitario intende proseguire lungo il percorso avviato con le dichiarazioni MedFish4Ever e Sofia, rafforzato dalla strategia CGPM 2030, che mira a trasformare la governance della pesca nella regione. La proposta si colloca in un contesto delicato: dal 2025 il piano pluriennale per gli stock demersali del Mediterraneo occidentale è entrato nella fase permanente, imponendo il rispetto degli intervalli di rendimento massimo sostenibile (MSY). Per il secondo anno consecutivo, Bruxelles punta a consolidare regole ormai strutturali come il controllo dello sforzo di pesca per strascico e palangaro, i limiti di cattura per i gamberi di profondità e l’applicazione del meccanismo di compensazione a favore dei pescherecci che adottano pratiche più selettive.
Nel Mediterraneo la proposta include l’attuazione delle misure già adottate nei diversi piani della CGPM, con un focus particolare su orata nera e gamberi di acque profonde, che verranno aggiornati dopo la sessione di novembre. Nell’Adriatico la continuità con i Piani di Gestione Integrata per stock demersali e piccoli pelagici segna il percorso verso livelli di sfruttamento sostenibili dal 2026. Nel Mar Nero, invece, restano confermati i limiti di cattura per spratto e rombo chiodato, con quest’ultimo gestito secondo le previsioni del piano di gestione regionale.
Il calendario politico non lascia spazio a ritardi: il Consiglio è chiamato a discutere e raggiungere un accordo politico l’11 e 12 dicembre, con l’obiettivo di rendere operativo il regolamento a partire dal 1° gennaio 2026. Una tempistica che non elimina i nodi aperti, dalla reale efficacia delle misure sui piccoli pelagici nel bacino adriatico fino alla difficoltà di garantire un equilibrio tra esigenze di mercato e conservazione delle risorse.
La portata multilaterale dell’intervento è chiara. La Commissione insiste sulla cooperazione con la CGPM, riconoscendo che il Mediterraneo e il Mar Nero non possono essere governati con un approccio esclusivamente nazionale. Tuttavia, la sfida rimane quella di conciliare interessi divergenti: da un lato la necessità di mantenere competitiva l’industria della pesca, dall’altro l’urgenza di proteggere stock ittici fragili e già soggetti a pressioni antropiche e climatiche.
In questo equilibrio instabile, la proposta per il 2026 si presenta come un passaggio cruciale. Non solo perché consolida la fase permanente dei piani pluriennali, ma soprattutto perché mette alla prova la capacità del settore e delle istituzioni di trasformare i principi della sostenibilità in prassi quotidiana.
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L’articolo Pesca Mediterraneo e Mar Nero: l’UE prepara il terreno alle nuove regole 2026 proviene da Pesceinrete.
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