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Il mondo della produzione ittica entra in una nuova era con l’approvazione ufficiale, da parte della Food and Drug Administration statunitense, del salmone coltivato in laboratorio sviluppato dalla startup californiana Wildtype. Un traguardo atteso da anni che non solo legittima la tecnologia della coltura cellulare, ma la posiziona finalmente tra le soluzioni praticabili per la ristorazione di qualità.

Il salmone Wildtype, ottenuto a partire da cellule del salmone coho del Pacifico, è già presente nel menu del ristorante Kann di Portland, Oregon, celebre per la sua cucina haitiana a fuoco vivo e guidato dallo chef Gregory Gourdet, vincitore del James Beard Award. Si tratta di una svolta concreta, non di una semplice sperimentazione: il prodotto è servito ogni giovedì per tutto giugno, e tutti i giorni a partire da luglio.

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La startup, supportata da figure come Leonardo DiCaprio, Jeff Bezos e Robert Downey Jr., ha dichiarato l’intenzione di espandere la propria presenza in altri quattro ristoranti entro i prossimi mesi, prima di avviare la distribuzione nel retail. La scelta di partire dalla ristorazione d’eccellenza non è casuale: rappresenta un banco di prova sia per la qualità del prodotto sia per la sua accettazione da parte dei consumatori più esigenti.

Il processo produttivo, trasparente e minuzioso, avviene in bioreattori simili a quelli utilizzati per la birra o il kombucha. Le cellule vengono coltivate in un ambiente controllato, nutrite con una miscela bilanciata di proteine, zuccheri, minerali e grassi. Il prodotto finale, arricchito con ingredienti vegetali, replica fedelmente struttura e sapore del salmone tradizionale, risultando idoneo alla preparazione di piatti crudi come sashimi e maki.

Nel 2021, Wildtype ha avviato un impianto pilota a San Francisco con una capacità iniziale di 22.000 kg annui, espandibile fino a 90.000 kg. La scalabilità è già insita nel modello, ma il vero salto è politico e culturale. La decisione della FDA arriva in un momento critico: mentre diversi Stati americani (e Paesi europei come l’Italia) hanno optato per il divieto delle carni coltivate, l’agenzia federale ha scelto un approccio scientifico e basato sull’evidenza, dichiarando che il prodotto Wildtype è “sicuro quanto alimenti comparabili prodotti con altri metodi”.

Il segnale per la filiera ittica tradizionale è chiaro. Se il segmento delle proteine coltivate può entrare nei ristoranti di fascia alta, nulla vieta che possa gradualmente penetrare anche nella distribuzione organizzata, trasformando i paradigmi di approvvigionamento, logistica e comunicazione del valore.

L’esempio di Wildtype impone alle imprese del settore ittico – dalla produzione primaria alla trasformazione e alla GDO – una riflessione concreta: come valorizzare il proprio vantaggio competitivo legato alla tracciabilità, alla pesca responsabile e alla qualità organolettica, in un contesto in cui si affacciano prodotti alternativi, sostenibili e sempre più convincenti anche dal punto di vista sensoriale?

L’approvazione del salmone coltivato in laboratorio da parte della FDA (Food and Drug Administration), non è solo una pietra miliare per la tecnologia alimentare, ma un invito a tutta la filiera ittica a rinnovarsi e anticipare il cambiamento. I modelli ibridi, che integrano innovazione e identità territoriale, potrebbero rappresentare la vera risposta competitiva.

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L’articolo Salmone coltivato in laboratorio: l’approvazione USA che cambia la partita proviene da Pesceinrete.

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