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L’Italia è pronta a difendere la deroga sulle vongole da 22 millimetri, una misura che consente alle flotte nazionali di pescare molluschi più piccoli rispetto agli standard europei. L’iniziativa è sostenuta dal Partito Democratico, attraverso l’eurodeputato Giuseppe Lupo, componente della commissione pesca del Parlamento europeo, e Camilla Laureti, responsabile nazionale del partito per pesca e agricoltura.
Entrambi hanno ribadito la necessità di sostenere la proroga della deroga introdotta dal Regolamento delegato (UE) 2022/2587, che consente all’Italia, fino al 31 dicembre 2025, di continuare a pescare vongole con taglia minima di 22 millimetri nelle sottozone marittime nazionali 9, 10, 17 e 18. Si tratta di un’eccezione al limite generale dei 25 millimetri applicato nel resto d’Europa, concessa sulla base del parere positivo del Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca (STECF).
Secondo Lupo, la proroga non rappresenta un vantaggio competitivo ma un adeguamento necessario alle condizioni ambientali dei nostri mari. “Le variazioni climatiche e la presenza crescente del granchio blu mettono a dura prova la produttività e l’equilibrio ecologico dell’Adriatico – ha spiegato –. In questo contesto la deroga garantisce continuità economica e sostenibilità sociale per centinaia di operatori”.
Le parole dell’eurodeputato siciliano arrivano in un momento delicato, perché il dibattito europeo sulla proroga oltre il 2025 è già cominciato e trova l’opposizione di alcuni Paesi, in particolare della Spagna, che temono distorsioni di concorrenza sul mercato comunitario dei molluschi. Madrid spinge per un ritorno alla soglia uniforme dei 25 millimetri, ritenendo che ogni deroga nazionale indebolisca la coerenza delle politiche europee in materia di pesca sostenibile.
La sopravvivenza del comparto molluschicolo
Per l’Italia, invece, la questione è strettamente legata alla sopravvivenza del comparto molluschicolo. Le marinerie adriatiche e tirreniche, soprattutto quelle di Chioggia, Goro, Comacchio e Ancona, sostengono che senza la deroga la produzione calerebbe fino al 30 per cento, con ricadute economiche e occupazionali pesanti. Il Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, che già nel 2023 ha adottato un piano di gestione nazionale per la specie Venus gallina, continua a monitorare le catture e a valutare l’impatto ecologico della misura.
Le analisi dello STECF, che hanno accompagnato il regolamento del 2022, indicano che la pesca con taglia minima di 22 millimetri non compromette la riproduzione dello stock, a condizione che siano rispettati i limiti di sforzo e che il prelievo avvenga in aree soggette a continuo ricambio naturale. Tuttavia, gli esperti avvertono che eventuali proroghe dovranno basarsi su dati aggiornati e verificabili, per evitare di compromettere il principio di precauzione sancito dalla Politica comune della pesca.
In questo scenario, la battaglia di Lupo e Laureti assume un valore politico più ampio: da un lato difendere un’economia costiera in difficoltà, dall’altro dimostrare che le deroghe possono convivere con la sostenibilità ambientale. La posta in gioco è alta, e la decisione che la Commissione europea dovrà assumere nei prossimi mesi avrà effetti diretti sulla gestione delle risorse nel Mediterraneo e sulla tenuta economica di uno dei settori simbolo della pesca italiana.
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