Mese: Settembre 2025

Nota catena di ristoranti inglese rilancia il fish & chips: gratis per i bambini

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Il fish & chips di pesce fresco diventa protagonista nel South West dell’Inghilterra con le nuove iniziative lanciate da Rockfish. La catena, fondata dallo chef e imprenditore Mitch Tonks, si è affermata negli ultimi anni come punto di riferimento nella ristorazione costiera, grazie a un’offerta centrata sul pesce proveniente dalle aste giornaliere del mercato ittico di Brixham.

A Exeter, capoluogo della contea del Devon e città storica attraversata dal fiume Exe, Rockfish ha avviato il servizio Click & Collect. Qui i clienti possono ordinare online piatti come haddock e patatine, con contorni tipici, e ritirarli direttamente al Quayside, la zona pedonale sul molo di Exeter. L’iniziativa consente di gustare il pesce fresco all’aperto, abbinandolo a esperienze di turismo costiero e sportivo, come kayak e paddleboard.

A Plymouth, città portuale con una forte tradizione navale e sede del National Marine Aquarium, Rockfish ha introdotto invece l’iniziativa Kids Eat Free. La formula permette ai bambini sotto gli undici anni di avere una porzione gratuita per ogni adulto che ordina un piatto principale. Attiva tutto l’anno, l’offerta punta a creare un legame positivo con il consumo di pesce fin dall’infanzia, rendendo la ristorazione più inclusiva per le famiglie.

Il modello Rockfish non si limita a un’operazione commerciale: unisce freschezza, accessibilità e territorialità, rafforzando il rapporto tra mercati ittici e ristorazione. Per la filiera europea – e italiana in particolare – rappresenta uno spunto interessante su come valorizzare la qualità del pescato attraverso formule che avvicinano il consumatore al mare e alle sue tradizioni.

Rockfish dimostra come il fish & chips di pesce fresco possa diventare un’esperienza culturale e gastronomica, capace di educare i giovani consumatori e valorizzare i mercati locali.

 

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Pesce affumicato ed essiccato: il mercato europeo accelera, Italia tra i protagonisti

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Nel 2024 il mercato europeo del pesce affumicato ed essiccato ha mostrato un’inversione di tendenza significativa. Secondo IndexBox, il consumo ha raggiunto 749 mila tonnellate, con un incremento dell’8,9% rispetto al 2023, per un valore complessivo di circa 8,1 miliardi di dollari.

La produzione europea si è attestata a 794 mila tonnellate, in crescita del 9% ma ancora lontana dai livelli del 2022. In valore ha toccato 8,5 miliardi di dollari, confermando un comparto che resta strategico nel panorama agroalimentare continentale.

Le importazioni hanno raggiunto 396 mila tonnellate per un valore di 4,6 miliardi di dollari. La Germania è il primo mercato, seguita da Portogallo e Italia, che ha registrato circa 49 mila tonnellate di import per un controvalore di 678 milioni di dollari. In questo scenario, il nostro Paese si conferma tra i poli principali della domanda europea, sostenuta sia dalla ristorazione sia dalla grande distribuzione.

Sul fronte export, l’Europa ha venduto all’estero 431 mila tonnellate (-3,8% rispetto al 2023) per un valore di 4,8 miliardi di dollari. Polonia e Norvegia guidano la classifica, con rispettivamente 1,3 miliardi e 943 milioni di dollari di esportazioni, mentre i Paesi Bassi mostrano il tasso di crescita più dinamico dell’ultimo decennio.

I prezzi medi di scambio riflettono dinamiche divergenti: l’import europeo è salito a 11.676 dollari per tonnellata, con punte oltre i 16 mila in Germania, mentre l’export si è mantenuto stabile a 11.218 dollari per tonnellata.

Per l’Italia la sfida resta la stessa: presidiare un mercato in crescita ma dominato dai grandi player nordici. La differenziazione su qualità e tracciabilità può rafforzare la competitività e ridurre la dipendenza dalle importazioni, in un contesto europeo che evolve rapidamente.

Il 2024 segna dunque una ripresa concreta per il mercato europeo del pesce affumicato ed essiccato. Per l’Italia, terzo mercato importatore, la prospettiva è chiara: investire in valore aggiunto e filiere qualificate per restare competitivi in un’arena sempre più internazionale.

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Gli chef da clienti evitano il pesce al ristorante: un segnale per la filiera

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In un’inchiesta pubblicata su Express.co.uk, Sophie Harris ha chiesto a vari chef quale piatto non ordinerebbero mai quando si siedono al ristorante da clienti. La risposta, quasi unanime, ha riguardato il pesce. Un dato che sorprende e che deve far riflettere la filiera ittica.

Molti professionisti hanno spiegato che evitano cozze servite il lunedì, perché spesso acquistate il venerdì e rimaste in cella frigorifera per due o tre giorni. Altri dichiarano di non ordinare tonno a basso prezzo o crostacei se non ne conoscono la provenienza. In tutti i casi il motivo è lo stesso: la freschezza del pesce è difficile da garantire senza una filiera affidabile.

Per il settore ittico questo è un segnale forte. Se gli chef, che meglio di chiunque altro conoscono il valore della materia prima, scelgono di non ordinare pesce in situazioni di incertezza, significa che la percezione di rischio resta alta. La fiducia del consumatore finale dipende quindi dall’efficienza della catena di approvvigionamento, dal rispetto della catena del freddo e da una comunicazione trasparente.

Il tema non riguarda solo la ristorazione. È la filiera intera a dover rispondere con logistica più moderna, tracciabilità digitale e formazione continua. Una rete che riesce a garantire qualità costante riduce le zone d’ombra e rafforza la reputazione del pesce servito in tavola.

L’inchiesta di Harris non si limita a raccontare curiosità gastronomiche: mette in evidenza un punto critico. Se perfino gli chef evitano il pesce da clienti, la filiera deve interrogarsi e trasformare questa diffidenza in un’occasione per migliorare standard e processi.

Il messaggio degli chef è chiaro: il pesce non si ordina se non c’è fiducia nella sua freschezza. Per la filiera ittica è un campanello d’allarme che richiama alla responsabilità di garantire trasparenza, qualità e continuità.

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