Categoria: Pesce In Rete Pagina 22 di 1039

Il fish burger come simbolo della nuova trasformazione ittica

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Oggi, 28 maggio, in occasione dell’Hamburger Day, è utile volgere lo sguardo oltre la tradizione per valutare ciò che il comparto ittico ha saputo costruire nel tempo: l’hamburger di pesce non è più una nicchia di prodotto, ma uno dei formati più evoluti nel campo della trasformazione alimentare. Il settore ittico, da tempo, sviluppa una delle soluzioni più efficienti e coerenti con le dinamiche del consumo moderno: l’hamburger di pesce.

Integrato stabilmente nei portafogli prodotto dell’industria della trasformazione, questo formato rappresenta un punto d’incontro tra esigenze nutrizionali, sostenibilità di filiera e standardizzazione tecnologica. Nel comparto dei ready-to-eat, il fish burger consolida la propria posizione grazie alla compatibilità con i criteri di salubrità, tracciabilità e impatto ambientale ridotto, rispondendo così alle traiettorie evolutive della domanda.

Un formato semplice per una filiera complessa

Dietro un’apparente semplicità di fruizione, l’hamburger di pesce rivela una struttura tecnica complessa. Ogni fase – dalla selezione della materia prima alla formatura, dalla conservazione alla distribuzione – è governata da logiche di efficienza, sicurezza alimentare e valorizzazione del prodotto.

Le variabili progettuali sono numerose: consistenza e stabilità della massa proteica, gestione dell’umidità, resistenza termica alla cottura, profilo lipidico controllato, uniformità delle pezzature, assenza di spine, compatibilità con tecnologie IQF o MAP, adattamento ai requisiti di shelf life. La sfida è raggiungere una sintesi tra precisione industriale e riconoscibilità gastronomica.

Anche la composizione organolettica – spesso frutto di bilanciamenti tra proteine pure e ingredienti funzionali – è frutto di iterativi cicli di testing. Nulla è lasciato al caso in un alimento che deve essere accessibile, replicabile e coerente con i parametri sensoriali attesi dal mercato.

Dalla tracciabilità al linguaggio del consumo

Il fish burger si inserisce perfettamente nel paradigma contemporaneo di “cibo funzionale consapevole”. È un veicolo narrativo, oltre che nutrizionale: porta con sé valori ambientali, visioni di filiera corta, biodiversità, processi produttivi tracciati. Il formato, lungi dall’essere anonimo, si presta a rappresentare identità territoriali e approcci circolari.

In un contesto in cui la narrazione del prodotto è determinante per l’accettazione commerciale, l’hamburger di pesce risponde a più livelli: consente la valorizzazione di specie meno note, il recupero di eccedenze e sottomisure, la compatibilità con politiche di pesca sostenibile e il dialogo con il linguaggio nutrizionale della nuova generazione di consumatori.

Per la distribuzione moderna e la ristorazione organizzata, il formato burger rappresenta una soluzione ad alta logistica: porzionabile, versatile, adatto a diverse modalità di cottura e facilmente comunicabile sul piano del marketing alimentare.

La sfida dell’identità ittica nei formati del futuro

L’hamburger di pesce, pur nella sua apparente neutralità, interroga profondamente il futuro dell’identità ittica. Può il prodotto trasformato essere ancora portatore del valore culturale, ambientale ed economico del mare? La risposta dipende dalla capacità dell’industria di costruire un linguaggio tecnico che non smarrisca l’origine della materia prima, ma la traduca con intelligenza in forme coerenti con i mercati globali.

In questo senso, il fish burger non è una banalizzazione, ma una possibilità: quella di rileggere la complessità del comparto ittico attraverso i codici del consumo contemporaneo. Un laboratorio permanente, dove si incontrano biotecnologia, gastronomia, sostenibilità e cultura del mare.

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Dal banco alla strategia: il settore ittico alla prova del 2025

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Il Rapporto Coop 2025 offre una lettura nitida della condizione economica e psicologica del Paese. In un contesto in cui le parole chiave sono “preoccupazione” e “sfiducia”, anche il settore ittico si trova coinvolto in una crisi che va ben oltre l’andamento dei consumi: riguarda la percezione stessa del valore del cibo, della qualità e della sicurezza alimentare.

I numeri lo confermano. La crescita prevista dei consumi si ferma allo 0,7%, mentre il carrello della spesa si fa più essenziale, selettivo, orientato a beni primari a basso impatto economico. In questo scenario, la filiera ittica italiana è chiamata a rivedere il proprio posizionamento: da comparto produttivo a componente strategica dell’economia nazionale.

Il carrello della fiducia: il pesce non basta, servono garanzie

Non è solo una questione di prezzo. I consumatori oggi chiedono qualità certa, tracciabilità verificabile, etichette leggibili. Il comparto ittico, con le sue molteplici declinazioni — dal fresco alle conserve, dal surgelato ai piatti pronti — è al centro di questa richiesta di trasparenza.

Il settore ittico nel 2025 non può più affidarsi alla tradizione mediterranea o all’appeal salutista. Serve un salto di paradigma. Le scelte di consumo sono ormai atti culturali, e ciò che finisce nel carrello riflette un’intera visione del presente. I prodotti ittici che non comunicano in modo efficace rischiano di essere esclusi, indipendentemente dalla loro qualità intrinseca.

Rafforzare il sistema: filiere digitali e politiche industriali

L’industria ittica italiana ha le risorse per affrontare questa sfida. Le competenze esistono: tecnologie per la tracciabilità, piattaforme logistiche integrate, impianti di trasformazione avanzati. Ma troppo spesso queste eccellenze restano isolate. Manca una regia nazionale che trasformi l’insieme in sistema.

Serve un investimento coordinato in filiere digitali, dalla barca allo scaffale, e una semplificazione radicale delle procedure autorizzative. La burocrazia è oggi uno dei principali freni all’innovazione industriale, soprattutto per le PMI del settore. Senza un ambiente normativo favorevole, nemmeno la migliore innovazione può scalare.

Il settore ittico nel 2025 ha davanti un bivio: restare adattivo o diventare strategico. Il primo atteggiamento porta alla sopravvivenza, il secondo alla crescita strutturale.

Una nuova narrazione per una nuova economia del mare

In un clima sociale segnato dalla stanchezza comunicativa e da una continua esposizione all’allarme, anche il modo di raccontare il cibo deve cambiare. L’ittico non fa eccezione. Raccontare bene significa educare, costruire fiducia, distinguersi senza sensazionalismo.

Le aziende più evolute stanno già investendo in comunicazione di filiera, etichettatura intelligente, contenuti editoriali di qualità. Ma servono anche alleanze tra imprese, istituzioni, media di settore.

Il 2025 è un anno di svolta. Il rapporto Coop fotografa un’Italia sospesa, ma il comparto ittico ha la possibilità di reagire. Attraverso tracciabilità, semplificazione, comunicazione credibile e politiche industriali mirate, il mare può tornare a essere non solo fonte di sostentamento, ma infrastruttura strategica per l’intero sistema agroalimentare italiano.

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Vietnam, il marketing dei gamberi sfida lo status quo globale

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Il Vietnam rompe con l’immagine di semplice fornitore globale di materia prima: nell’industria dei gamberi, il focus si sposta ora sul valore aggiunto.

Non più solo volumi e commodity. Oggi, le imprese vietnamite del settore stanno investendo nella costruzione di brand riconoscibili, nell’adozione di imballaggi sostenibili, nella tracciabilità certificata e nell’accesso diretto ai mercati attraverso il digitale. L’obiettivo è chiaro: presidiare il valore, distinguersi nella qualità percepita, controllare la narrazione che accompagna il prodotto.

È un cambio di rotta profondo, che tocca ogni anello della filiera e impone nuove logiche di export.

Dal marchio alla reputazione

Per decenni, gran parte dei gamberi vietnamiti è stata esportata sotto l’etichetta di altri. Ora, la svolta: aziende come Minh Phu Seafood Corporation vogliono che il proprio nome arrivi sulle tavole di Stati Uniti, Giappone e Unione Europea. Non solo prodotti: identità, affidabilità, storytelling.

Minh Phu ha strutturato un’offerta premium – dai gamberi impanati ai prodotti per sushi – veicolata con il proprio marchio e promossa attraverso fiere internazionali, reti estere e strumenti digitali. Una strategia che punta a consolidare valore nel lungo termine, riducendo la dipendenza da terzi.

Packaging, il primo strumento di marketing

La confezione non è più solo protezione. Diventa interfaccia visiva, garanzia di qualità, veicolo di trasparenza. Aziende come Dac Loc Company adottano imballaggi sostenibili, grafica curata e soprattutto QR code integrati che raccontano l’origine e i processi di allevamento, anche attraverso contenuti video.

Il packaging riflette oggi la strategia di posizionamento: tracciabilità certificata (ASC, BAP), multilinguismo per i mercati target, e un’estetica pensata per lo scaffale europeo. Elementi fondamentali per entrare in empatia con buyer e consumatori finali.

Digitale e accesso diretto ai mercati

Il canale e-commerce B2B rappresenta una leva sempre più strategica per l’industria del gambero vietnamita. Alcune imprese hanno sviluppato piattaforme proprietarie in grado di connettere direttamente l’offerta locale con ristoranti e importatori internazionali, abbattendo i livelli intermedi della distribuzione.

È il caso di Dac Loc, che ha affiancato al sito web uno storytelling attivo su social media, tracciabilità in tempo reale e logistica integrata. Un modello replicabile per chi intende costruire relazioni commerciali più dirette e resilienti.

GDO e ristorazione: partnership per il valore

Nel nuovo marketing dei gamberi, la presenza sugli scaffali non basta. Serve una logica di co-branding strutturato. Alcune aziende vietnamite collaborano stabilmente con realtà come Costco, Walmart o Sysco, adattando le proprie linee produttive a esigenze di etichettatura, promozione e comunicazione condivisa.

Queste partnership non si limitano alla fornitura, ma includono programmi promozionali congiunti, lancio di prodotti su misura e campagne digitali integrate. Un modo per consolidare la reputazione vietnamita all’interno della filiera alimentare internazionale.

Numeri che raccontano una trasformazione

I dati confermano che la svolta strategica non è solo narrativa: nei primi quattro mesi del 2025, le esportazioni vietnamite di gamberi hanno superato 1,27 miliardi di dollari, con una crescita del 30% rispetto allo stesso periodo del 2024. Ad aprile il comparto ha toccato quota 330,8 milioni, sostenuto dalla ripresa della domanda in Cina, Europa e Giappone.

Ma la cifra che conta davvero è la crescente capacità di creare e trattenere valore. Con un marketing proattivo, le aziende vietnamite stanno passando da un modello dipendente a un modello guidato. Non più meri fornitori, ma attori protagonisti.

Il Vietnam sta tracciando una nuova traiettoria per l’industria ittica mondiale: integrare branding, tracciabilità, piattaforme digitali e partnership retail non è un’opzione, ma una strategia necessaria. In un settore sempre più competitivo, il marketing dei gamberi diventa il vero terreno della differenziazione.

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Finanza blu e cooperazione globale: nuove traiettorie per il settore ittico

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Finanza blu e cooperazione globale: nuove traiettorie per il settore ittico – Nel suo documento di indirizzo politico per la 4ª Conferenza Internazionale sul Finanziamento per lo Sviluppo (FfD4), il Consiglio dell’Unione Europea ha ribadito l’importanza di strumenti innovativi per sostenere l’Agenda 2030, con un forte accento sulla sostenibilità ambientale e sull’inclusione economica. Tra questi strumenti, c’è la finanza blu, indicata insieme ai green bonds come leva strategica per promuovere investimenti sostenibili nei settori legati alla tutela ambientale e alle risorse naturali.

Sebbene il documento non menzioni in modo diretto la pesca o l’acquacoltura, i riferimenti alla protezione degli oceani, alla sicurezza alimentare e agli investimenti nei sistemi rurali aprono scenari di interesse per il comparto ittico, in particolare nelle economie costiere e nei Paesi in via di sviluppo.

Strumenti finanziari e investimenti nell’economia blu

La citazione esplicita dei blue bonds all’interno del testo ufficiale è un segnale chiaro: l’UE intende favorire soluzioni finanziarie che promuovano la sostenibilità dei mari e delle attività economiche ad essi collegate. In contesti internazionali, questi strumenti sono già stati utilizzati per supportare la pesca responsabile, la conservazione delle risorse ittiche e la resilienza delle comunità costiere.

Alla luce di questo orientamento, anche le imprese della filiera ittica – in particolare quelle impegnate nella transizione ecologica o nella cooperazione internazionale – potrebbero beneficiare in futuro di maggiori opportunità di accesso al credito, di partenariati pubblico-privati o di iniziative multilaterali.

Oceani, cibo e vulnerabilità: un’agenda globale che coinvolge il mare

Il documento sottolinea la centralità della protezione degli oceani, richiamando anche la Conferenza ONU sugli Oceani come momento strategico per lo sviluppo sostenibile globale. Viene inoltre ribadito il sostegno dell’UE agli investimenti nei sistemi agricoli e alimentari, secondo i principi del Comitato per la Sicurezza Alimentare delle Nazioni Unite, che includono esplicitamente anche la pesca e l’acquacoltura.

L’introduzione di indicatori alternativi al PIL, come il Multidimensional Vulnerability Index, potrà favorire l’individuazione di aree fragili e marginali – spesso legate a economie costiere e marittime – meritevoli di interventi mirati. Anche in questo, il settore ittico può trovare un punto di contatto con le politiche di cooperazione europee.

Tra oceani, sicurezza alimentare e strumenti di finanza blu, la pesca sostenibile trova un terreno fertile per inserirsi in progetti di cooperazione internazionale e accesso a risorse strategiche.

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La Norvegia accelera: Vevelstad pronta a rafforzare la filiera del salmone

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La produzione di avannotti di salmone a Vevelstad si inserisce in una fase cruciale per il settore: la domanda di salmone d’allevamento continua a crescere e le filiere norvegesi devono rispondere con infrastrutture adeguate. È in questo contesto che la Norvegia ha autorizzato la realizzazione di un nuovo incubatoio terrestre nel comune di Vevelstad, nel Nordland, promosso da Vevelstad Settefisk.

Con il via libera dell’Autorità norvegese per la sicurezza alimentare e l’autorizzazione ambientale già ottenuta nei mesi scorsi, il progetto è ora pronto a ricevere l’approvazione finale dal Consiglio della contea.

Una risposta concreta alle esigenze produttive norvegesi

Il nuovo impianto è progettato per allevare ogni anno tra i 15 e i 20 milioni di giovani salmoni, con pezzature comprese tra i 150 grammi e 1 chilogrammo. Un investimento da oltre un miliardo di corone norvegesi (circa 86 milioni di euro), che punta a rafforzare la disponibilità di materia viva per l’allevamento su scala industriale.

“Costruiremo un incubatoio rivoluzionario, proprio nel cuore del Nordland”, ha dichiarato Knut Bråthen, direttore generale di Vevelstad Settefisk. La struttura rappresenta una delle iniziative più ambiziose nel panorama dell’acquacoltura norvegese su terraferma.

Innovazione, occupazione e sviluppo locale

Il sito si estende su oltre 100 acri già destinati ad uso acquacolturale e verrà attrezzato con le più moderne tecnologie per il controllo ambientale, la biosicurezza e la gestione sostenibile dell’acqua.

L’impatto sul territorio sarà significativo: si prevede la creazione di 20–30 posti di lavoro diretti in un comune che conta meno di 500 abitanti. L’intera comunità di Vevelstad potrà beneficiare di ricadute economiche, formative e infrastrutturali.

“La nostra iniziativa rafforza la posizione di Vevelstad come attore innovativo – ha aggiunto Bråthen – e offrirà un impulso economico concreto alla regione”.

Il supporto di Torghatten Aqua e la visione industriale

Vevelstad Settefisk è controllata da Aquaculture Innovation, società a sua volta di proprietà di Torghatten Aqua, gruppo norvegese con sede a Brønnøysund. La strategia industriale punta sullo sviluppo di impianti a terra, considerati più sicuri, prevedibili e meno impattanti rispetto agli allevamenti in mare aperto.

La produzione di avannotti salmone Vevelstad contribuirà a migliorare la stabilità della filiera, riducendo la pressione sulle avannotterie esistenti e sostenendo la crescita del comparto norvegese. L’avvio dei lavori è previsto entro l’anno.

Con l’approvazione definitiva ormai imminente, l’incubatoio di Vevelstad si prepara a diventare un punto di riferimento per la prima fase della filiera del salmone norvegese. In un mercato in continua espansione, strutture tecnologicamente avanzate e integrate nel territorio sono essenziali per garantire competitività, sostenibilità e qualità.

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