Categoria: Pesce In Rete Pagina 25 di 1165

NaturAlleva ottiene la certificazione ASC Feed Standard

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NaturAlleva, il mangimificio del Gruppo VRM, ha ottenuto la certificazione ASC Feed Standard, riconoscimento internazionale che attesta il rispetto dei più elevati requisiti ambientali e sociali nella produzione di mangimi per l’acquacoltura.

Il Feed Standard dell’Aquaculture Stewardship Council (ASC) definisce criteri rigorosi per una produzione di mangimi responsabile e tracciabile, garantendo che le materie prime utilizzate provengano da filiere che tutelano gli ecosistemi, le risorse naturali e i diritti delle persone coinvolte lungo la catena di approvvigionamento.

Questo importante risultato rafforza ulteriormente l’impegno di NaturAlleva nel promuovere un’acquacoltura sostenibile e trasparente, e consolida il valore della filiera integrata del Gruppo VRM, che può oggi contare su certificazioni ASC in tutte le fasi principali del ciclo produttivo: ASC Allevamento, ASC Catena di Custodia e, da oggi, anche ASC Feed.

“L’ottenimento della certificazione ASC Feed rappresenta per noi un passo fondamentale – commenta Ugo Biasin amministratore unico del Gruppo VRM – perché conferma la solidità del nostro modello produttivo e la volontà di continuare a investire in pratiche responsabili e trasparenti. È un risultato che valorizza il lavoro quotidiano del nostro team e il percorso di innovazione intrapreso dal Gruppo VRM.”

Attraverso NaturAlleva, il Gruppo VRM garantisce un controllo completo sull’intero processo produttivo, dalla formulazione nutrizionale alla distribuzione dei mangimi, assicurando qualità, sicurezza e sostenibilità a ogni livello della filiera. Allo stesso tempo, NaturAlleva fornisce soluzioni nutrizionali personalizzate per diverse specie ittiche d’acqua dolce e salata, rivolte non solo agli allevamenti del Gruppo, ma anche a operatori e distributori del settore acquacoltura.

Con questa nuova certificazione, NaturAlleva si conferma come punto di riferimento nel panorama dell’acquacoltura italiana, capace di coniugare innovazione, responsabilità ambientale e attenzione alle esigenze del settore.

NaturAlleva è l’azienda del Gruppo VRM dedicata alla produzione di mangimi per l’acquacoltura. Con sede a Cologna Veneta (VR), Italia, e un impianto produttivo all’avanguardia supportato da un team specializzato, NaturAlleva sviluppa formulazioni nutrizionali per orate, branzini e altre specie ittiche, nel rispetto dei più elevati standard di qualità e sostenibilità.

 

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Federpesca: clima costruttivo al tavolo pesca con il MASAF

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Federpesca esprime soddisfazione per l’attenzione, il dialogo istituzionale e il clima costruttivo emersi nel corso del tavolo di consultazione dedicato al settore pesca, svoltosi ieri, martedì 11 novembre, presso il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste.

Insieme al ministro Francesco Lollobrigida e al sottosegretario Patrizio La Pietra, è stata concordata la ripresa dell’attività nel WestMed a partire dal 1° dicembre, con quattro giornate settimanali di pesca fino alla fine dell’anno. Confermata anche l’estensione dell’indennizzo del fermo pesca, a valere sui fondi Feampa, anche al mese di novembre, in aggiunta al mese di ottobre.

Si è trattato di un confronto rilevante, soprattutto in vista del Consiglio Agrifish di dicembre, nel quale verranno definite le possibilità di pesca per il 2026.

“Ancora una volta – dichiara la direttrice di Federpesca Francesca Biondo abbiamo molto apprezzato l’attenzione e l’ascolto del Ministro Lollobrigida, che ha confermato l’impegno a difendere in sede europea le imprese di pesca italiane”. 

“Oggi si è insediato un tavolo di lavoro che ci vedrà al fianco del Governo per il prossimo mese, attraverso proposte tecniche a tutela del comparto e del prodotto ittico italiano, con l’obiettivo di garantire per il 2026 un numero di giornate di pesca congruo, nonché la necessaria flessibilità e autonomia gestionale a ciascuna impresa” – conclude Biondo.

Federpesca seguirà con attenzione il percorso negoziale in sede europea e continuerà a far valere le esigenze del comparto, affinché le misure che verranno adottate garantiscano equilibrio tra obiettivi ambientali e sostenibilità economica delle imprese.

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Italian Aquaculture: Data, Innovation and Sustainability

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There is an Italy that works far from the spotlight, where the sound of water tanks replaces that of crowded squares, and patience counts more than speed. It’s the Italy of aquaculture, a network of enterprises and expertise that in 2024 confirmed its solidity, strengthening trust in a production model capable of generating value without compromising sustainability.

According to official data from the Associazione Piscicoltori Italiani (API), national production reached 51,000 tons of farmed fish, with an economic value of €287.6 million. These are not random figures: behind every ton lies a blend of research, innovation, and production culture.

Italian aquaculture plans, invests, and endures

Trout remains the sector’s backbone with 28,700 tons, followed by gilt-head bream (9,900 tons) and sea bass (5,100 tons). Yet success is not only about volumes. It lies in maintaining the balance between competitiveness and environmental protection, productivity and territorial identity.

Italian aquaculture doesn’t follow global trends—it anticipates them with method, investing in biosecurity, genetic quality, and system innovation. This approach leads to more efficient facilities, resilient species, and products that reach the market with the credibility of well-crafted work.

Caviar as a symbol of excellence

Among the most remarkable results of 2024 is the production of 67 tons of caviar, confirming Italy as Europe’s leading producer and second in the world after China. This is not merely a record—it reflects a precision-driven economy, where time, water quality, and animal welfare shape a top-tier supply chain.

At the same time, Italian hatcheries produced over 680 million fry and fertilized eggs—including breams, basses, and salmonids—ensuring both biological continuity and productive independence.

Diversity as the key to stability

From mullets to sturgeons, carps to char, over 25 species highlight the diversity of a system balanced across inland waters, lagoons, and open seas. Land-based and offshore facilities generated 47,850 tons, while lagoon and brackish farms accounted for 3,150 tons. It’s a productive geography embracing the entire country—from the Alps to the Sicilian coast.

This diversity is not just biological but strategic: it shields the industry from market fluctuations and fuels innovation. Italian aquaculture stands out for this smart flexibility, where technology and tradition evolve together.

API’s vision: sustainability and simplification

At the recent general assembly in Verona, President Matteo Leonardi reaffirmed the sector’s direction: competitiveness, market access, innovation, and environmental sustainability. He also issued a clear request—less bureaucracy and more practical tools for those who create value.

API’s three-year strategy aims to make the sector even more efficient, focusing on biosecurity, digitalization, and administrative simplification. It’s a vision grounded in pragmatism, recognizing that only those who produce daily understand how administrative complexity can slow innovation.

An industrial and cultural excellence

Today, Italian aquaculture is no longer a niche. It’s an industry of knowledge that generates employment, safeguards local territories, and strengthens the country’s food security. Every figure from 2024 tells a story of balance between business and nature, between technique and sensibility.

And for those who still see aquaculture as a compromise, these numbers speak for themselves: Italy’s fish farming is one of the most advanced supply chains in Europe, one that doesn’t seek applause—only results.

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Scognamiglio: “Via libera alla pesca da dicembre, una buona notizia per il settore”

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“Al Tavolo tecnico della pesca i rappresentanti del governo confermano ufficialmente il via libera alle attività in mare da dicembre. Una buona notizia per lavoratori e imprese del settore, dalla quale ripartire per programmare un 2026 che possa puntare al rilancio del comparto”.

Così Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale dell’Unci AgroAlimentare.

“I sacrifici dei nostri pescatori – ha proseguito il dirigente dell’associazione del mondo cooperativistico – non sono stati inutili e si spera possano essere premiati con la ripresa del prossimo mese, caratterizzato da maggiori richieste di mercato, dovute alle festività natalizie.
Alla riunione erano presenti, insieme alle parti sociali, tra le quali la nostra organizzazione, il ministro Francesco Lollobrigida, il sottosegretario di Stato, senatore Patrizio La Pietra, il deputato Mirco Carloni, presidente della 13^ Commissione Agricoltura, il responsabile della Direzione generale pesca, Francesco Abate, e il capo Dipartimento della Sovranità alimentare, Marco Lupo.
Un incontro franco e chiarificatore sulle difficoltà che stanno attraversando da tempo gli operatori del comparto ittico e sulla necessità di interventi adeguati per dare risposte ai problemi, impedendo ulteriori penalizzazioni ad un settore che costituisce un fiore all’occhiello dell’agroalimentare e del made in Italy.
Le politiche messe in campo dall’Unione europea infatti hanno aggravato una situazione già fragile, colpendo soprattutto le piccole imprese del nostro Paese. Nello specifico, va ricordato che Bruxelles allo scadere del fermo già applicato fino al 31 ottobre, aveva prorogato il blocco delle attività a novembre e persino a dicembre. Un colpo mortale per migliaia di lavoratori e per le loro famiglie, che avrebbe avuto ricadute negative anche per i consumatori.
Soltanto con la mediazione del Masaf si è riusciti a ridurre i danni e ad aprire uno spiraglio per il futuro. Un risultato per il quale esprimiamo apprezzamento agli esponenti di governo, così come ci preme sottolineare la grande disponibilità e ragionevolezza dei pescatori, nonostante le gravi difficoltà”.

“È tempo adesso – ha concluso Scognamiglio – di continuare il percorso intrapreso, con spirito costruttivo, per definire una strategia condivisa da proporre nelle sedi preposte dell’Unione europea, a cominciare dal Consiglio Agrifish”.

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L’acquacoltura italiana consolida il proprio modello di successo

L’acquacoltura italiana consolida il proprio modello di successo

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C’è un’Italia che lavora lontano dai riflettori, dove il rumore delle vasche sostituisce quello delle piazze e la pazienza vale più della velocità. È l’Italia dell’acquacoltura, una rete di imprese e competenze che nel 2024 ha confermato la propria solidità, consolidando la fiducia in un modello produttivo capace di generare valore senza rinunciare alla sostenibilità.

Secondo i dati ufficiali dell’Associazione Piscicoltori Italiani, la produzione nazionale ha raggiunto 51.000 tonnellate di pesce allevato, per un valore economico di 287,6 milioni di euro. Non si tratta di cifre casuali: dietro ogni tonnellata c’è un lavoro che intreccia ricerca, innovazione e cultura produttiva.

L’acquacoltura italiana non improvvisa: pianifica, investe, resiste

La trota resta la colonna portante con 28.700 tonnellate, seguita da orata e spigola, rispettivamente con 9.900 e 5.100 tonnellate. Ma la vera cifra del successo non è solo nei volumi. È nella capacità di mantenere equilibrio tra competitività e tutela ambientale, tra produttività e identità territoriale.

L’acquacoltura italiana non rincorre i trend globali: li anticipa con metodo, investendo in biosicurezza, qualità genetica e innovazione impiantistica. Così nascono impianti più efficienti, specie più resilienti e prodotti che incontrano il mercato con la credibilità del lavoro ben fatto.

Il caviale come simbolo di eccellenza

Tra i risultati che raccontano meglio l’evoluzione del settore spicca la produzione di caviale: 67 tonnellate nel 2024. Un dato che consolida l’Italia come primo produttore europeo e secondo al mondo, dopo la Cina. Non è solo un primato statistico, ma la testimonianza di un’economia della precisione, dove il tempo, la qualità dell’acqua e la cura degli animali diventano elementi di una filiera di altissimo profilo.

In parallelo, gli incubatoi italiani hanno prodotto oltre 680 milioni di avannotti e uova embrionate tra orate, spigole e salmonidi, garantendo autosufficienza e continuità biologica a un settore che mira all’indipendenza produttiva.

Diversità come chiave di stabilità

Dai cefali agli storioni, dalle carpe ai salmerini, oltre 25 specie testimoniano la diversità di un sistema che vive in equilibrio tra acque interne, lagune e mare aperto. Gli impianti a terra e a mare hanno generato 47.850 tonnellate, mentre quelli vallivi e salmastri 3.150. È una geografia produttiva che abbraccia l’intero Paese, unendo regioni e saperi, dalle Alpi alle coste siciliane.

Questa varietà non è solo biologica ma anche strategica: protegge il comparto dalle oscillazioni del mercato e ne amplia la capacità di innovazione. L’acquacoltura italiana si distingue proprio per questa elasticità intelligente, dove la tecnologia dialoga con la tradizione.

La visione API: sostenibilità e semplificazione

Alla recente assemblea generale di Verona, il presidente Matteo Leonardi ha ribadito la rotta: competitività, accesso ai mercati, innovazione e sostenibilità ambientale. Ma anche una richiesta chiara: meno burocrazia e più strumenti concreti per chi produce valore.

La strategia dell’API per il triennio in corso mira a rendere il settore ancora più efficiente, puntando su biosicurezza, digitalizzazione e processi di semplificazione. È una visione che guarda al futuro con concretezza, perché solo chi produce ogni giorno sa quanto la complessità amministrativa possa frenare l’innovazione.

Un’eccellenza industriale e culturale

Oggi l’acquacoltura italiana non è più un settore di nicchia. È un’industria della conoscenza che genera occupazione, presidia i territori e contribuisce alla sicurezza alimentare del Paese. Ogni dato del 2024 racconta una storia di equilibrio tra impresa e natura, tra tecnica e sensibilità.

E se qualcuno continua a confondere l’acquacoltura con un compromesso, basta guardare a questi numeri per capire che siamo di fronte a una delle più avanzate filiere europee. Una filiera che non cerca applausi, ma risultati.

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