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Acciughe del Perù: il barometro nascosto dell’acquacoltura mondiale

Acciughe del Perù: il barometro nascosto dell’acquacoltura mondiale

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Cosa hanno in comune l’acquacoltura e la pesca delle acciughe in Perù?
Molto più di quanto si immagini. Nelle acque fredde del Pacifico orientale si gioca una partita silenziosa ma decisiva per la sicurezza alimentare mondiale. Ogni anno, milioni di tonnellate di acciughe vengono trasformate in farina e olio di pesce, ingredienti fondamentali per nutrire pesci e crostacei allevati in ogni continente. L’acquacoltura e la pesca delle acciughe in Perù formano così un asse vitale per l’equilibrio economico e produttivo dell’intero sistema alimentare globale.

Una catena che collega oceani e mercati

Dal Perù parte una filiera che alimenta orate, spigole e salmoni allevati in Europa e in Asia. Le acciughe pescate lungo le coste del Perù alimentano indirettamente gli allevamenti di tutto il mondo. Le variazioni nella produzione e nei prezzi della farina di pesce si riflettono sui costi dei mangimi e, di conseguenza, sulla competitività globale dell’acquacoltura. È un sistema interconnesso dove biologia marina, economia e commercio internazionale si intrecciano in modo sempre più complesso, rendendo il Pacifico peruviano un punto di equilibrio per l’intera catena alimentare del pianeta.

Il clima come nuova variabile di mercato

Negli ultimi anni, l’instabilità climatica ha reso evidente la vulnerabilità di questo modello. L’aumento delle temperature del Pacifico orientale, intensificato da fenomeni come El Niño, modifica la distribuzione della biomassa e costringe a ridurre o sospendere le campagne di pesca. Ogni stop si traduce in una carenza di materia prima e in un aumento dei prezzi internazionali dei mangimi. La pesca delle acciughe peruviane resta un esempio di gestione responsabile, ma la crescente imprevedibilità climatica mette alla prova anche i sistemi più avanzati di pianificazione.

Innovare per ridurre la dipendenza

La risposta dell’industria passa dall’innovazione, ma la vera chiave è nella ricerca. L’acquacoltura mondiale non può più dipendere dalla sola disponibilità di farine marine, e la scienza sta lavorando per ridefinire il modello produttivo alla base del settore. Laboratori, università e aziende stanno sperimentando nuove combinazioni di proteine microbiche, farine di insetti, alghe e sottoprodotti della pesca, con l’obiettivo di replicare il profilo nutrizionale garantito dalle farine e dagli oli di pesce. I risultati più promettenti arrivano dai progetti europei finanziati attraverso Horizon Europe e dal programma FEAMPA, che sostengono l’innovazione nel quadro della Blue Economy e della sicurezza alimentare.

Nonostante i progressi, le soluzioni alternative coprono oggi meno di un terzo della domanda globale e i costi di produzione restano elevati, soprattutto nelle fasi di industrializzazione. Tuttavia, si sta consolidando una rete di ricerca e sviluppo che unisce start-up, imprese biotech e grandi produttori di mangimi, impegnati nella creazione di filiere più circolari, resilienti e indipendenti dai limiti biologici della pesca. Secondo recenti analisi, per mantenere gli attuali livelli produttivi serviranno fino a 1,8 milioni di tonnellate di ingredienti alternativi all’anno. Senza un salto di qualità nella ricerca applicata e nella cooperazione internazionale, la dipendenza dal Perù continuerà a pesare non solo sui costi, ma sulla stabilità dell’intera filiera ittica globale.

Un piccolo pesce, una grande responsabilità

L’acquacoltura e la pesca delle acciughe in Perù rappresentano oggi il nodo più delicato della sostenibilità globale. Un pesce di pochi centimetri sostiene un’industria da miliardi e riflette, più di ogni altra risorsa, le sfide del nostro tempo: sicurezza alimentare, cambiamento climatico e innovazione tecnologica. Il futuro del settore dipenderà dalla capacità di bilanciare produzione e conservazione, aprendo la strada a un modello alimentare realmente resiliente. In fondo, il destino dell’acquacoltura mondiale si misura anche nella tenuta di un ecosistema apparentemente lontano, ma centrale per il mare e per il mercato.

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Uila Pesca plaude alla nomina di Francesco Saverio Abate a vicepresidente della CGPM

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“La Uila Pesca esprime soddisfazione per la nomina di Francesco Saverio Abate a Vicepresidente della Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo, sottolineando come questa nomina costituisca un importante riconoscimento del ruolo del nostro Paese nell’ambito della pesca mediterranea. Attribuiamo grande importanza al valore della visione introdotta in questi anni, con la dovuta attenzione alla sostenibilità ambientale, ma anche la giusta considerazione per gli aspetti socioeconomici legati alle misure introdotte, nella costante consapevolezza che, dietro ogni decreto, ogni regolamento, ogni circolare ci sono lavoratori e imprese e non sterili numeri. Al direttore generale per la pesca del Mipaaf inviamo quindi i più sentiti auguri di buon lavoro, nella certezza che, con la sua autorevolezza, saprà incidere positivamente nel coniugare lo sviluppo economico e la sostenibilità della pesca, a tutela dei nostri lavoratori”.

Così la segretaria generale della Uila Pesca, Maria Laurenza, in merito alla nomina del direttore generale pesca del Mipaaf alla carica di vice-presidente della CGPM.

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Lupo: interrogazione UE per tutelare le comunità costiere colpite dal fermo pesca nel Tirreno

Lupo: interrogazione UE per tutelare le comunità costiere colpite dal fermo pesca nel Tirreno

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“Ho presentato un’interrogazione alla Commissione europea in merito alle conseguenze socioeconomiche del fermo pesca straordinario disposto dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste con il Decreto n. 0582398/2025, che estende di un mese l’interruzione delle attività di pesca nel Tirreno a causa dell’esaurimento delle giornate annuali assegnate alla flotta italiana”.

Lo dichiara Giuseppe Lupo, europarlamentare del Partito democratico, componente della commissione pesca al Parlamento europeo.

“Il prolungamento del fermo pesca nel Mar Tirreno – continua Lupo nell’interrogazione- disposto dal governo italiano rischia di avere conseguenze molto pesanti per le comunità costiere e l’intera filiera ittica. È necessario che la Commissione europea verifichi che le misure applicate dal governo rispettino il principio di proporzionalità e siano accompagnate da un adeguato sostegno economico”. “La sostenibilità ambientale e quella sociale ed economica devono procedere insieme”.

“Le comunità costiere – conclude Lupo – vivono già una fase di forte incertezza. È necessario prevedere misure adeguate di compensazione del reddito affinché nessun lavoratore del mare resti senza tutele. Il nuovo Patto europeo per gli Oceani deve tradursi in strumenti concreti per sostenere il settore e garantire un futuro all’economia blu nel Mediterraneo”

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La Pietra: marinerie operative a dicembre. Confermati gli indennizzi e confronto 2026

La Pietra: marinerie operative a dicembre. Confermati gli indennizzi e confronto 2026

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“Avevamo preso un impegno con le nostre marinerie per salvaguardare la possibilità di uscire in mare nel mese di dicembre e lo stiamo mantenendo. Si partiva, sulla base delle indicazioni provenienti da Bruxelles, da un divieto che avrebbe oltre modo pregiudicato il lavoro dei nostri pescherecci e grazie a una importante opera di mediazione messa in atto dal Masaf, sulla quale ho registrato un forte apprezzamento dagli intervenuti al tavolo, siamo riusciti a garantire l’attività dei pescatori in un periodo, quello delle festività natalizie, estremamente rilevante per il settore”.

Queste le dichiarazioni del sottosegretario al Masaf, senatore Patrizio La Pietra, a margine della riunione avuta ieri pomeriggio presso il ministero con le associazioni nazionali di categoria, alla quale ha preso parte anche il ministro Francesco Lollobrigida.

“Oltre a confermare il pagamento per le giornate di pesca soggette a fermo nel mese di novembre 2025, dobbiamo avviare un confronto rapido per quanto riguarda il 2026 con tutti i soggetti interessati, riaggiornandoci non appena le associazioni avranno concordato una serie di punti programmatici condivisi da tutti i rappresentanti nazionali. Elaborati i punti cardine, in maniera unitaria, ci tengo a ribadirlo proprio per l’importanza di presentarci in maniera coesa al confronto in Europa – ha concluso il sottosegretario La Pietra -, esporremo al prossimo Agrifish le proposte italiane per garantire, come nostra consuetudine, un equilibrio imprescindibile nell’attività dei pescherecci tra sostenibilità economica, sociale e ambientale nella definizione delle possibilità di pesca per il 2026″

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Bruxelles, la Commissione Pesca accelera sulla transizione della flotta UE

Bruxelles, la Commissione Pesca accelera sulla transizione della flotta UE

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Stamattina, come da programma, si è discusso a Bruxelles della decarbonizzazione della flotta dell’UE con obiettivi operativi e scadenze concrete. I lavori hanno messo al centro il rinnovamento del naviglio, l’adeguamento dei porti e la certezza regolatoria per sbloccare investimenti. L’età media della flotta è 31,5 anni. La piccola pesca copre il 76% delle unità. Il settore ha già dimezzato le emissioni dal 1990, ma i cambiamenti climatici alzano l’asticella. Si entra nella fase cantierabile, con progetti misurabili su consumi, sicurezza e qualità del prodotto.

Finanza mista e quadro normativo

Il rinnovamento richiede fondi UE, risorse nazionali e capitale privato. Attuali regole FEAMPA e PCP non bastano a mobilitare investitori. Serve una revisione che renda bancabili i piani, dagli scali all’energia a banchina, fino alla progettazione e consegna delle navi. Così la decarbonizzazione della flotta dell’UE diventa scalabile nelle diverse marinerie. Strumenti come garanzie, crediti d’imposta e contratti di efficienza possono ridurre il costo del capitale e accelerare le decisioni.

Persone, sicurezza e qualità

La transizione energetica deve migliorare lavoro e vita a bordo. Spazi più vivibili, ergonomia e catene del freddo efficienti aumentano sicurezza e qualità del pescato. Tracciabilità digitale e conservazione ottimizzata riducono scarti e costi. Queste scelte aiutano anche il ricambio generazionale, tema critico nei porti minori.

Digitale e intelligenza artificiale

Audit energetici di flotta, sensori e dati di rotta guidano scelte operative migliori. Modelli predittivi ottimizzano velocità e tempi di pesca. L’intelligenza artificiale riduce chilometri inutili e consumi. La decarbonizzazione della flotta dell’UE passa da dati interoperabili tra navi, porti e mercati, con benefici diretti sul margine operativo.

La priorità della piccola pesca

Un approccio unico non funziona. Le unità costiere hanno vincoli tecnici e margini ridotti. Misure mirate, percorsi graduali e leasing verde rendono sostenibili retrofit e sostituzioni. Sportelli territoriali e assistenza tecnica aiutano progetti solidi, evitando la desertificazione dei porti minori e sostenendo l’occupazione locale.

Attrezzi selettivi e tutela degli stock

Attrezzi innovativi e sistemi di riconoscimento specie riducono catture indesiderate. Test controllati e principio di precauzione guidano la diffusione. Meno scarti significano minori costi e stock più stabili. Politiche premianti e linee di finanziamento dedicate accelerano l’adozione delle soluzioni con impatti dimostrati.

Misurare lo sforzo con criteri realistici

Il conteggio dei giorni in mare non descrive l’impatto reale. Indicatori basati sul tempo attivo degli attrezzi migliorano proporzionalità e prevedibilità delle regole. Le imprese pianificano meglio investimenti, manutenzioni e campagne, con benefici per redditività e sostenibilità.

Le prossime tappe

A dicembre il Parlamento voterà il testo in plenaria. Un via libera rafforzerà programmi di rinnovo e modernizzazione lungo tutta la filiera. Imprese e armatori dovranno presentare piani ESG solidi, alleanze finanziarie e cronoprogrammi realistici. La decarbonizzazione della flotta dell’UE diventerà criterio centrale per l’accesso a fondi e mercati.

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