Accordo tra IZSLT e API per un’acquacoltura più sicura e sostenibile

 [[{“value”:”

Rafforzare la sicurezza sanitaria, promuovere il benessere animale e sostenere la sostenibilità delle produzioni ittiche: sono questi gli obiettivi principali dell’accordo triennale siglato tra l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana “M. Aleandri” (IZSLT) e l’Associazione Piscicoltori Italiani (API), la principale organizzazione di categoria del settore.

L’intesa mira a consolidare, attraverso ricerca, innovazione e formazione, un comparto che in Italia conta oltre 700 impianti e una produzione annua di 54.400 tonnellate di pesce appartenente a venti specie, per un valore economico stimato di circa 400 milioni di euro. In mare, le concessioni marittime sono 19, con una produzione di 17.000 tonnellate.

Le attività congiunte si articoleranno in quattro ambiti strategici: prevenzione sanitaria e sorveglianza epidemiologica, diagnostica e monitoraggio sanitario per una risposta tempestiva alle emergenze infettive, benessere animale e biosicurezza con l’adozione di pratiche gestionali avanzate, e supporto tecnico-scientifico e formativo rivolto agli operatori e alle imprese del settore.

Un ruolo di rilievo è affidato all’Officina Farmaceutica dell’IZSLT di Siena, specializzata nella produzione di vaccini autologhi per specie ittiche. L’attività consentirà di sviluppare soluzioni mirate per le principali patologie di allevamento, riducendo l’uso di antimicrobici e contribuendo alla qualità e alla sostenibilità complessiva della filiera.

“Questo accordo rappresenta un passo avanti concreto nella costruzione di un sistema di acquacoltura più sicuro, sostenibile e competitivo — ha dichiarato il Commissario Straordinario dell’IZSLT, Dr. Stefano Palomba —. Lavorare insieme agli operatori del settore significa condividere conoscenze e responsabilità per garantire salute animale, qualità alimentare e tutela ambientale.”

“Questo accordo si inserisce pienamente nella visione strategica del Consiglio Direttivo — ha dichiarato il Presidente dell’API, Dr. Matteo Leonardie rappresenta un passo importante verso una sempre più stretta integrazione tra ricerca pubblica e comparto produttivo. È un modo concreto per valorizzare le competenze scientifiche nazionali e metterle al servizio di un’acquacoltura sostenibile, moderna e resiliente, capace di garantire qualità, sicurezza e innovazione lungo tutta la filiera.”

L’accordo, già operativo, prevede la definizione di protocolli tecnici specifici per ciascun progetto congiunto nelle regioni Lazio e Toscana. Il primo protocollo, siglato subito dopo la firma, coinvolge anche l’Organizzazione di Produttori del Pesce (OP), rappresentata dal presidente Claudio Pedroni, e riguarda le attività di supporto che l’IZSLT fornirà alla produzione ittica, con particolare attenzione alla prevenzione sanitaria, alla formazione, alla diagnostica e al benessere animale.

L’articolo Accordo tra IZSLT e API per un’acquacoltura più sicura e sostenibile proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Precisione e cura: la siringa Socorex che cambia la vaccinazione dei pesci

Precisione e cura: la siringa Socorex che cambia la vaccinazione dei pesci

 [[{“value”:”

Nel complesso equilibrio dell’acquacoltura contemporanea, la salute dei pesci non è solo una questione biologica, ma un pilastro economico e ambientale. Ogni intervento, dalla nutrizione alla vaccinazione, incide sul benessere animale, sulla qualità del prodotto finale e sulla sostenibilità dell’intero ciclo produttivo. È in questo contesto che la siringa per vaccinare pesci Socorex ultra 1810 emerge come uno strumento decisivo, capace di coniugare precisione, ergonomia e affidabilità.

Precisione svizzera e rispetto per gli animali

Progettata e costruita in Svizzera, la siringa Socorex ultra 1810 è pensata per un utilizzo intensivo e continuativo. Leggera, resistente e totalmente autoclavabile, offre una precisione di dosaggio inferiore allo 0,5% anche con volumi minimi di 0,02 ml. Una caratteristica essenziale per evitare sprechi di vaccini, spesso costosi e delicati, e per garantire l’uniformità dei trattamenti su migliaia di esemplari.

Il design ergonomico riduce la fatica degli operatori, mentre la fluidità dello stantuffo e il bilanciamento del peso migliorano la qualità del gesto tecnico. Ogni siringa può raggiungere fino a 1,5 milioni di iniezioni senza perdita di prestazioni, un dato che testimonia l’attenzione di Socorex per l’affidabilità sul lungo periodo.

Vaccinazione più sicura e tracciabile

La Socorex ultra 1810 può essere equipaggiata con il sistema Abacus™, un contacolpi che registra ogni singola iniezione, assicurando tracciabilità e controllo del processo. A completare la dotazione c’è il FishGuide™, un accessorio che stabilizza il posizionamento dell’ago, riduce il rischio di ferite e protegge gli operatori. La combinazione di questi strumenti rende la procedura più sicura, precisa e rispettosa del benessere animale.

Strumenti che migliorano la sostenibilità

Patologie come la Piscirickettsiosi, la Streptococcosi o la Vibriosi rappresentano minacce costanti per salmonidi, tilapie e spigole. L’uso corretto della siringa per vaccinare pesci, associato a una gestione attenta delle pratiche sanitarie, contribuisce a ridurre l’uso di antibiotici e a migliorare la resilienza biologica degli allevamenti. È un passaggio chiave verso un’acquacoltura più sostenibile, capace di integrare innovazione e responsabilità.

Quando la precisione diventa etica

Gli aghi in acciaio inox Socorex, affilati con smussatura di 12°, limitano le microlesioni e assicurano compatibilità perfetta con la siringa ultra 1810. L’insieme forma un sistema di lavoro coerente, dove ogni dettaglio è studiato per ridurre stress, sprechi e tempi di fermo.
In un settore dove la produttività dipende dalla salute degli animali, strumenti come quelli di Socorex non rappresentano solo un supporto tecnico, ma una scelta etica e gestionale di lungo periodo.

L’articolo Precisione e cura: la siringa Socorex che cambia la vaccinazione dei pesci proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Bilancio di sostenibilità: obblighi, vantaggi e prospettive per le imprese della pesca

Bilancio di sostenibilità: obblighi, vantaggi e prospettive per le imprese della pesca

 [[{“value”:”

Oltre ai prospetti contabili che impone il Codice civile e ai principi stabiliti dall’organismo italiano di contabilità (OIC) per la loro redazione, si fa largo il “bilancio di sostenibilità,” che è un documento, divenuto imprescindibile per le imprese che tengono al rispetto dell’ambiente, e dunque verso la società tutta.

In base alla Direttiva europea 2022/2464 (CSRD), recepita anche in Italia, le imprese obbligate alla redazione di tale importante strumento, sono le grandi imprese di interesse pubblico — come società quotate, banche, assicurazioni e grandi gruppi con oltre 500 dipendenti. Dal 2026 l’obbligo si estenderà gradualmente anche ad altre imprese, comprese quelle con più di 250 dipendenti o con determinati requisiti di fatturato e stato patrimoniale.

Molte sono le aziende che scelgono comunque su base volontaria di redigere il bilancio di sostenibilità. È una scelta che migliora l’immagine aziendale e la reputazione presso gli stakeholder, facilita l’accesso a bandi e finanziamenti europei, consente una gestione più consapevole delle risorse e rafforza la competitività in mercati sempre più sensibili ai temi ambientali e sociali.

Nel settore ittico e della pesca, questo tema rappresenta una frontiera pressoché nuova. Oggi le imprese del comparto non sono tenute a rendicontare il proprio impatto nell’ambiente circostante, ma è probabile che nel breve anche loro dovranno adeguarsi. Chi vive del mare conosce meglio di chiunque altro il valore della sostenibilità ma non è più sufficiente saperlo necessiterà a breve comunicare come e quali criteri adotta per rispettarla.

Le aziende della pesca ma anche quelli che si occupano di trasformazione, commercializzazione ,acquacoltura, che decidono di intraprendere questo percorso, possono ispirarsi agli standard internazionali come il GRI (Global Reporting Initiative), criteri allineati e coerenti con gli obiettivo di agenda 2030, in particolare quelli relativi al consumo e alla produzione responsabili, alla vita sott’acqua, alla lotta contro il cambiamento climatico, al lavoro dignitoso e alla promozione dell’innovazione sostenibile.

Redigere un bilancio di sostenibilità significa rendere conto, spiegare come vengono gestite le risorse marine, l’impatto energetico delle attività, l’inquinamento, il rispetto delle stagionalità e degli stock ittici, la tracciabilità del prodotto, le condizioni di lavoro dei pescatori e molto altro. Ciò è ovvio che comporterà sostenere altri costi per le imprese ma i benefici sperati genereranno sicuramente valore e nuove opportunità di mercato.

Per il comparto della pesca, la redazione del bilancio di sostenibilità, ancorché volontario è un ulteriore atto di responsabilità. Significa diventare ambasciatori di una cultura del mare più consapevole, capace di unire tradizione e innovazione e di garantire che la ricchezza del mare resti fonte di vita, lavoro e futuro per le generazioni che verranno.

L’articolo Bilancio di sostenibilità: obblighi, vantaggi e prospettive per le imprese della pesca proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Nuove sfide per l’industria ittica europea

Nuove sfide per l’industria ittica europea

 [[{“value”:”

Che cosa deve aspettarsi l’industria ittica europea dai prossimi anni? Dopo una fase segnata da crisi energetica, inflazione e nuove normative ambientali, il settore si trova a ridefinire le proprie priorità. La sostenibilità è diventata imprescindibile, ma trasformarla in valore economico resta una sfida aperta.

Il consumatore chiede prodotti tracciabili, certificati e rispettosi dell’ambiente, ma il prezzo continua a guidare le scelte d’acquisto. È su questa contraddizione che si gioca il futuro del comparto: come conciliare l’impegno ambientale con la necessità di mantenere margini competitivi?

Un equilibrio fragile tra etica e impresa

Negli ultimi due anni, le aziende hanno investito in innovazione tecnologica, riduzione dell’impatto ambientale e nuovi materiali per il packaging. Questi sforzi, però, raramente si traducono in ritorni economici. La sostenibilità è ormai una condizione d’accesso ai mercati internazionali, non più un vantaggio competitivo.

Per molte piccole e medie imprese significa dover sostenere costi elevati a fronte di ricavi stabili o in calo. In questo contesto, la dimensione non è più l’unico fattore di successo: contano la capacità di innovare, di fare rete e di trasformare i processi produttivi in modelli più efficienti.

Innovare per resistere

Le imprese che riescono a controllare più fasi della filiera — allevamento, trasformazione, logistica — ottengono risultati migliori. L’integrazione verticale consente di ridurre sprechi e costi di trasporto, migliorando la tracciabilità e la risposta ai buyer.

Nel comparto della trasformazione, la sostenibilità si traduce in azioni concrete: utilizzo di energia rinnovabile, valorizzazione dei sottoprodotti, confezionamento riciclabile. È qui che si misura la vera capacità del settore di unire efficienza e responsabilità.

Cooperazione e digitalizzazione come leve di sistema

Il futuro dell’industria ittica europea passa dalla collaborazione. Piattaforme digitali comuni, tracciabilità integrata e logistica condivisa possono restituire competitività a tutta la filiera. Ma per funzionare serve un approccio collettivo, in cui imprese, istituzioni e associazioni di categoria condividano obiettivi e strumenti.

L’innovazione deve essere accessibile e diffusa, non privilegio di pochi. Solo una rete solida di cooperazione può rendere la sostenibilità anche economicamente sostenibile.

Verso un nuovo equilibrio europeo

L’industria ittica europea ha raggiunto un livello di maturità che le consente di affrontare la sfida ambientale con competenza. Ora serve un passo ulteriore: costruire un modello economico che premi chi investe davvero in sostenibilità, evitando che il prezzo diventi l’unico parametro di competizione.

Il futuro del comparto non si deciderà nelle normative, ma nella capacità delle imprese di restare protagoniste di questa transizione. Perché un’economia del mare sostenibile non può prescindere dalla solidità di chi ogni giorno la rende possibile.

L’articolo Nuove sfide per l’industria ittica europea proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Artificial Intelligence and the Blue Economy in Iceland

 [[{“value”:”

Artificial Intelligence and the Blue Economy in Iceland

In the port of Reykjavík, the Iceland Ocean Cluster has turned a concept into reality: artificial intelligence applied to the blue economy can be the key to uniting sustainability, value, and technology.
For years, the cluster has brought together companies, researchers, and startups around a common goal — making the seafood supply chain more efficient and more respectful of marine resources.
The recent roundtable held in the Icelandic capital highlighted how digital innovation is becoming central to maritime economy strategies. Here, AI is not an experiment but an invisible infrastructure supporting every stage of production.

From Data to Value

In Iceland, technology is never an end in itself. Sensors and predictive models collect and interpret vast amounts of data, improving biomass management and optimizing fishing and processing operations.
The “100% Fish” philosophy, which aims to use every part of the fish, has found a powerful ally in artificial intelligence: algorithms capable of identifying alternative uses for waste and by-products, transforming them into collagen, fertilizers, supplements, and bioplastics.
The result is a fully functioning circular economy, where scientific research interacts with industry, and sustainability becomes a driver of competitiveness.

People Remain at the Center

The expansion of artificial intelligence within the blue economy is transforming the very nature of work in the maritime sector.
Automation reduces time but increases the need for digital skills. In Iceland, new professionals are being trained — technicians who can read ocean data, system analysts, and operators specializing in marine sensor maintenance.
Human capital remains the most valuable resource: without human knowledge, data are just numbers. This is the difference between an industry that merely modernizes and one that truly evolves.

A Message to the Mediterranean

For Italy’s seafood sector, the Icelandic model sends a clear signal.
Our often family-run fisheries could benefit greatly from digitalization: better catch planning, reduced fuel consumption, enhanced by-product valorization, and improved traceability.
But transformation requires a collaborative network between institutions, research, and businesses. Innovation does not emerge from a single project, but from a shared vision that connects the sea, the territory, and industry.

The Sea as an Intelligent Ecosystem

Looking to Iceland, a simple principle emerges: artificial intelligence applied to the blue economy is not a goal but a new language.
A language that translates the sea into data, connects people and processes, and enables more informed decision-making.
For nations that live by the sea, embracing this perspective means rethinking the entire production paradigm — moving from an extractive to a regenerative economy.
It is a cultural challenge before being a technological one. But those who face it with vision and courage, as Iceland is doing, will write the future of the ocean economy.

Get the latest trends in the blue economy — subscribe to our newsletter.

NEWSLETTER

L’articolo Artificial Intelligence and the Blue Economy in Iceland proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Pagina 32 di 1689

Made with & by Matacotti Design

Privacy & Cookie Policy