Golfo Aranci, incontro sulle opportunità di investimento

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Domani, nella splendida Golfo Aranci, daremo vita al convegno dal tema “Investire nel futuro blu”. Un momento importante per mettere insieme istituzioni, imprese e organizzazioni del settore e guardare al futuro, tutti insieme.

Sarà un dibattito sulle opportunità e le sfide del settore, che vede i nostri operatori nella costituzione di un sistema di collaborazione per Golfo Aranci e la Sardegna.

«Per noi questo è un importante appuntamento, un’ottima occasione di incontro con il comparto per sviluppare reti e connessioni anche fra le eccellenze locali – le parole del presidente di Agripesca, Mario Serpillo – aprendo nuove vie sul fronte di finanziamenti e bandi. E’ una eccellente opportunità per tutto il settoreanche perché il futuro dell’acquacoltura sarda passa inevitabilmente dalla sostenibilità e dall’innovazione tecnologica

Tanti gli argomenti sul tavolo: soprattutto, le opportunità di finanziamento disponibili per le attività di pesca, attraverso i bandi e il mercato. Grazie alla presenza di esperti sarà possibile discutere l’importanza di finanziamenti che supportano pratiche sostenibili, sia economicamente sia ecologicamente; si affronteranno temi legati all’innovazione e alle tecnologie verdi.

Ma sarà fondamentale per il comparto, affrontare tematiche legate alla promozione e alla formazione professionale.

A conclusione degli interventi tecnici, ci sarà un attesissimo show cooking, per celebrare anche in maniera tangibile l’eccellenza dei nostri mari e delle nostre marinerie, e dare un’idea di come potrebbe essere la messa in pratica delle attività di marketing e di utilizzo delle risorse primarie di cui, fortunatamente, disponiamo.

L’incontro rientra nel programma dell’ultima annualità del PNT.

Rassegna stampa:

Federpesca: “Colpevole ritardo di Bruxelles ha compromesso situazione Westmed. Dopo il Governo, anche le Regioni facciano la loro parte”

Federpesca: “Colpevole ritardo di Bruxelles ha compromesso situazione Westmed. Dopo il Governo, anche le Regioni facciano la loro parte”

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Federpesca

Federpesca ha inviato una lettera agli Assessori regionali competenti di Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. L’obiettivo è ottenere misure integrative di sostegno per le imprese della pesca, costrette a un ulteriore mese di fermo obbligatorio. La richiesta riguarda anche le organizzazioni di produttori e le imprese della filiera, che subiranno importanti ripercussioni economiche.

Federpesca e la proroga del fermo pesca nel Tirreno

In merito al decreto che proroga il fermo pesca fino al 30 novembre, Federpesca spiega che il provvedimento è il risultato di una lunga trattativa con la Commissione europea. Nelle scorse settimane, Bruxelles aveva di fatto imposto la chiusura immediata della pesca a strascico nel Tirreno fino a fine anno.

La situazione è nata dopo mesi di mancata risposta della DG MARE alle proposte italiane di misure compensative, tra cui la chiusura di cinque aree di riproduzione del nasello, supportate dagli organismi scientifici nazionali. Solo a fine luglio la Commissione ha comunicato che tali misure non erano ritenute sufficienti, imponendo lo stop immediato.

L’accordo raggiunto evita la chiusura totale

La prospettiva della chiusura completa è stata scongiurata grazie a una lunga negoziazione. Il Governo italiano ha respinto la proposta di Bruxelles, ottenendo un accordo che ha consentito di evitare il blocco totale. È stato così previsto un fermo pesca di 30 giorni con:

  • indennità per i pescatori
  • possibilità di riprendere l’attività a dicembre

“È evidente – sottolinea Federpesca – che il ritardo di Bruxelles, arrivato a ridosso del periodo di applicazione, ha causato danni significativi alle imprese, impedendo una pianificazione adeguata. Tuttavia, l’accordo ha evitato la peggiore delle ipotesi: la chiusura totale fino a fine anno”.

Federpesca sollecita ora il supporto delle Regioni

“Dopo l’impegno del Governo – aggiunge Federpesca – ora è necessario che anche le Regioni facciano la loro parte, garantendo misure integrative di sostegno per tutelare un comparto fondamentale per l’economia e l’occupazione dei territori costieri”.

L’associazione evidenzia inoltre che una misura adottata così a ridosso del periodo coinvolto non ha lasciato alle imprese tempi e certezze adeguati per organizzare l’attività.

Priorità 2026: programmazione e confronto tecnico

Federpesca ribadisce la necessità di definire subito una programmazione chiara per il 2026, in modo da assicurare continuità produttiva e stabilità al comparto. Chiede inoltre un confronto tecnico immediato tra istituzioni e rappresentanti della pesca per garantire:

  • sostenibilità economica e gestionale
  • prevenzione di nuove emergenze
  • maggiore competitività della pesca italiana

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Sicilian ports: where fishing meets mariculture

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In Sicilian ports, the return of fishing boats at the end of the season is a moment suspended between fatigue and silence. Those who work at sea hear not only the sound of waves breaking against the bow but also their own thoughts—chief among them, concern for the future of their craft. Dwindling fish stocks, tighter regulations, rising fuel costs, and uncertain markets make every departure an increasingly demanding challenge.

Traditional fishing remains an ancient culture, a thread binding generations to the Mediterranean. Yet today’s challenges call for new and sustainable strategies. This is where mariculture and traditional fishing in Sicily may find common ground—where farming the sea becomes a natural ally to harvesting it.

Fishing and mariculture are distinct worlds, yet surprisingly similar. Both demand a deep understanding of the sea, patience, respect for natural cycles, and care for living creatures. Fishers read the currents and seasons; farmers must know water temperature, quality, and nutrition. In both, the bond with fish remains central.

Across Sicily, growing interest is directed toward integrating small-scale coastal farming systems—not to replace fishing, but to ease pressure on natural resources and provide economic stability while preserving the island’s maritime heritage.

According to the FAO, over half of the world’s fish consumed today comes from aquaculture or mariculture, showing just how vital the sector has become to global food security. Modern mariculture is no longer associated with the intensive, polluting systems of the past. Today’s technology, sustainable feeds, and advanced larval management have transformed it into an environmentally responsible practice.

Conceptually, mariculture provides the tools to relieve fishing pressure on wild populations, while traditional fishing continues to safeguard the Mediterranean’s biological, cultural, and social heritage.

The complementarity between fishing and marine farming opens new opportunities without losing authenticity. It’s a shift in perspective—from the toil of open-sea fishing to the care of a managed ecosystem, always keeping one’s gaze on the sea. It preserves the romance of saltwater on the hands and an intimate understanding of biological rhythms, while introducing innovative and sustainable methods.

In this renewed vision, mariculture stands beside fishing, sustains it, and extends its legacy. It provides economic stability, offsets poor catch seasons, and keeps the value chain alive. It encourages controlled experimentation with new techniques and sustainable feeds, generates scientific knowledge useful for stock management, and produces food with lower waste and environmental impact than intensive fishing.

The future of fishing and mariculture depends on caring for them together—not chasing volume, but nurturing knowledge, innovation, sustainability, and tradition. It’s about building a model where economy, culture, and the marine environment coexist in harmony.

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Federpesca: “Colpevole ritardo di Bruxelles ha compromesso situazione Westmed. Dopo il Governo, anche le Regioni facciano la loro parte”

Federpesca: “Colpevole ritardo di Bruxelles ha compromesso situazione Westmed. Dopo il Governo, anche le Regioni facciano la loro parte”

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Al fine di dare risposte concrete agli operatori del Tirreno, Federpesca ha inviato una lettera a tutti gli Assessori regionali competenti delle regioni Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna, per chiedere un intervento integrativo di sostegno alle imprese del settore della pesca, costrette a un ulteriore mese di fermo obbligatorio e alle organizzazioni di produttori e alle imprese della filiera che subiranno ripercussioni economiche importanti.

In merito al decreto che dispone la proroga del fermo pesca fino al 30 novembre, Federpesca sottolinea che tale misura è il risultato di una lunga e complessa trattativa con la Commissione europea, che nelle scorse settimane aveva di fatto imposto la chiusura immediata della pesca a strascico nel Tirreno fino alla fine dell’anno. La situazione si è determinata – spiega Federpesca – dopo mesi di mancata risposta da parte della DG MARE alle proposte di misure compensative avanzate dall’Italia, tra cui la chiusura di cinque aree individuate per la riproduzione del nasello, elaborate con il supporto degli organismi scientifici nazionali. Solo a fine luglio, la Commissione ha comunicato che tali misure non erano considerate sufficienti, imponendo la sospensione immediata dell’attività di pesca.

Questa prospettiva è stata evitata soltanto grazie a una lunga negoziazione, durante la quale il Governo italiano ha respinto la proposta di Bruxelles, giungendo a un accordo che ha consentito di evitare la chiusura totale, prolungando il fermo pesca di 30 giorni, con la garanzia di un’indennità per i pescatori e, soprattutto, la possibilità di riprendere l’attività nel mese di dicembre.

“È evidente – dichiara Federpesca – che, a causa del silenzio e del ritardo di Bruxelles, che non hanno consentito di proporre soluzioni alternative in tempi utili, una misura di questo tipo, adottata a ridosso del periodo interessato, comporta un danno significativo per le imprese, che non hanno potuto contare su tempi e certezze adeguati per pianificare la propria attività. Tuttavia, l’accordo raggiunto ha permesso di evitare la peggiore delle ipotesi, ossia la chiusura totale fino a fine anno, che avrebbe rappresentato una vera e propria tragedia per il settore.”

“Di fronte a questa ipotesi – prosegue Federpesca – il lavoro di queste settimane ci ha visti insieme al Governo nella ricerca di una soluzione in grado di preservare, per quanto possibile, l’operatività delle imprese e la tenuta economica e sociale delle marinerie. Ora è necessario che, dopo l’impegno del Governo, anche le Regioni facciano la loro parte, assicurando misure integrative di sostegno a tutela di un comparto fondamentale per l’economia e l’occupazione di molti territori costieri.”

Federpesca ribadisce la necessità di avviare subito una programmazione chiara per il 2026, che consenta agli operatori di organizzare l’attività produttiva con certezza e continuità, e di istituire un confronto tecnico immediato tra istituzioni e rappresentanze del comparto, per assicurare condizioni di sostenibilità economica e gestionale ed evitare il ripetersi di situazioni emergenziali che compromettono la stabilità e la competitività della pesca italiana.

 

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AquaFarm 2026 ritorna con numerose novità e la consueta leadership nell’innovazione del cibo sostenibile

AquaFarm 2026 ritorna con numerose novità e la consueta leadership nell’innovazione del cibo sostenibile

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AquaFarm, la mostra-convegno internazionale dedicata ad acquacoltura, pesca sostenibile, produzione di alghe e colture innovative annuncia le date della nona edizione: l’appuntamento è per il 18 e 19 febbraio alla Fiera di Pordenone.

Il 2026 segna il decennale “solare” della manifestazione, che aveva avuto una sospensione forzata dovuta alla pandemia e festeggia il traguardo con diverse novità. La sessione d’apertura sarà dedicata al ruolo dell’acquacoltura nella conservazione e gestione delle risorse acquatiche, sia marine che di terra. Si parlerà di Trattato dell’Alto Mare, che indirettamente vede nell’allevamento di pesci, come ripetutamente ricordato dalla FAO, lo strumento fondamentale per preservare il patrimonio ittico mondiale, minacciato dalla pesca industriale indiscriminata perseguita da alcune nazioni. L’acquacoltura è chiamata a fare il suo ruolo nel contrasto e nell’adattamento ai cambiamenti ambientali, anche se spesso si dimentica che ne è vittima incolpevole. AquaFarm insisterà sul tema della gestione del regime delle acque, ma anche sulle specie invasive, sulla necessità di ricollocare gli allevamenti per adattarsi al riscaldamento delle acque superficiali, sull’inquinamento antropico.

Non si parlerà solo di ambiente a Pordenone, ma anche delle tematiche più “calde” della ricerca di base e applicativa nel settore: lo sviluppo di acquacolture non “monocolture”, con l’arrivo degli allevamenti multi-trofici integrati e di quelli rigenerativi; di tecnologie emergenti, dalla robotica all’intelligenza artificiale fino all’alimentazione di precisione. Non mancherà il focus sulle microalghe, con AlgaeFarm, spazio tematico da sempre punto di forza della manifestazione, e il focus sulle colture innovative con NovelFarm, in cui tra l’altro si tornerà a parlare di coltivazione di funghi in ambiente controllato, che sta avendo un vero e proprio boom anche in Italia.

Un’estensione inedita dei temi della manifestazione sarà AquaFishery, la nuovissima area tematica dedicata alla pesca artigianale e professionale, un’iniziativa nata per valorizzare le filiere del mare e delle acque interne, promuovere l’innovazione e la crescita sostenibile del comparto ittico. AquaFishery rappresenta un punto di incontro nazionale e internazionale tra aziende, istituzioni, associazioni di categoria e operatori economici: l’obiettivo è offrire una panoramica sulle sfide e le trasformazioni del comparto, creando un dialogo costruttivo tra i vari players.

Il ricco programma di conferenze si affianca all’ampia area espositiva internazionale, in mostra tutte le migliori innovazioni e soluzioni di nuova generazione del settore. Confermata anche l’area dedicata alle Università e ai centri di ricerca con la possibilità di esporre poster scientifici, e l’Arena AquaFarm, sala “aperta” destinata alla presentazione a “ciclo continuo” dei progetti di ricerca finanziata e dei workshop autogestiti di aziende ed associazioni, e infine l’Arena show cooking dove degustare le eccellenze produttive nazionali.

Insomma, nel suo decennale, la manifestazione di Pordenone conferma il suo ruolo di leadership a livello nazionale e soprattutto internazionale.

AquaFarm è l’unica mostra-convegno internazionale in Italia sull’acquacoltura e l’industria della pesca sostenibile, organizzata da Pordenone Fiere in collaborazione con le associazioni del settore, e con Studio Comelli – Conferences&Communication, che cura i contenuti delle conferenze e l’ufficio stampa. Nata nel 2017, da sempre estende la sua attenzione a tutte le aree della produzione innovativa e sostenibile di cibo. Al suo interno tre aree tematiche che la accompagnano: NovelFarm, dedicata alle nuove colture, indoor e vertical farming, AlgaeFarm, dedicata alla coltivazione delle microalghe e degli altri microorganismi e la nuova arrivata AquaFishery, dedicata alla pesca artigianale e professionale. La partecipazione all’evento è gratuita previa registrazione online sul sito: www.aquafarmexpo.itPesceinrete è media partner dell’evento.

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Salmone in scatola: un mercato da 7,7 miliardi di dollari entro il 2035

Salmone in scatola: un mercato da 7,7 miliardi di dollari entro il 2035

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Secondo il report “Canned Salmon Market Analysis, 2025–2035” pubblicato da Fact.MR, il mercato del salmone in scatola è destinato a raddoppiare nei prossimi dieci anni, passando da 3,7 miliardi di dollari nel 2025 a 7,7 miliardi entro il 2035. Un’espansione trainata dal mutamento delle abitudini alimentari, dalla ricerca di fonti proteiche sostenibili e dalla crescente richiesta di prodotti ittici pratici e a lunga conservazione.

Nuove abitudini, nuovi protagonisti

Il consumo di salmone in scatola cresce perché risponde a un bisogno concreto: alimenti sani, tracciabili e di facile utilizzo. I consumatori riconoscono nel salmone un alleato per la salute cardiovascolare e cerebrale, grazie al contenuto di omega-3 e proteine di alta qualità.
Il prodotto si è emancipato dall’immagine di “alternativa economica” per assumere un’identità moderna, funzionale e coerente con i ritmi di vita contemporanei.

La sostenibilità come leva competitiva

Le credenziali ambientali sono ormai un fattore decisivo per il posizionamento dei brand. Il mercato premia chi adotta politiche di pesca responsabile, certificazioni riconosciute e packaging riciclabili.
Leader globali come Thai Union Group, Trident Seafoods e Mowi ASA investono in tracciabilità digitale, riduzione dell’impronta di carbonio e diversificazione delle fonti di approvvigionamento.
Il salmone in scatola, soprattutto se proveniente da stock gestiti in modo sostenibile o da acquacoltura certificata, diventa così un simbolo di equilibrio tra industria e ambiente.

Distribuzione e consumo in evoluzione

La vendita al dettaglio resta la principale via di commercializzazione, ma la ristorazione avanza con forza. Hotel, mense e catering scelgono sempre più spesso il salmone in scatola per la sua qualità costante, la conservabilità e il buon rapporto costo-prestazione.
Parallelamente, la crescita dell’e-commerce e dei canali specializzati amplifica la portata del prodotto, rendendolo accessibile anche nei mercati emergenti. In Asia-Pacifico, in particolare, la diffusione di diete occidentalizzate e la rapida espansione della classe media stanno ridisegnando la mappa dei consumi ittici.

Un mercato globale in pieno fermento

Nord America, Europa e Asia restano i poli principali. Gli Stati Uniti e il Canada guidano la domanda, sostenuti da marchi consolidati e da un consumatore sempre più attento alla provenienza del pesce.
Nel Vecchio Continente la crescita è spinta da Regno Unito, Germania e paesi nordici, dove il consumo di prodotti ittici fa parte della cultura alimentare. La Cina, invece, si conferma il mercato con la traiettoria più dinamica, grazie alla digitalizzazione e al rafforzamento della catena del freddo.

Innovazione e valore aggiunto

La competizione si gioca sull’innovazione. Le aziende che introducono nuove formulazioni e imballaggi ecologici riescono a differenziarsi in un segmento sempre più affollato.
Un esempio è Mowi ASA, che ha lanciato nel 2025 la linea “Blue Ocean”: un salmone in scatola eco-certificato con tracciabilità integrale e confezioni riciclabili, sintesi perfetta delle tendenze che guideranno il mercato nel prossimo decennio.

Le prospettive per la filiera ittica

Il mercato del salmone in scatola rappresenta un laboratorio evolutivo per tutto il comparto ittico. Mostra come la domanda globale premi l’unione tra sostenibilità, praticità e qualità sensoriale.
Per le imprese italiane di trasformazione, si aprono opportunità di collaborazione e scambio tecnologico con i grandi player internazionali, specialmente sul fronte della ricerca, del packaging e dei nuovi canali digitali.

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