Golfo Aranci, incontro sulle opportunità di investimento

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Domani, nella splendida Golfo Aranci, daremo vita al convegno dal tema “Investire nel futuro blu”. Un momento importante per mettere insieme istituzioni, imprese e organizzazioni del settore e guardare al futuro, tutti insieme.

Sarà un dibattito sulle opportunità e le sfide del settore, che vede i nostri operatori nella costituzione di un sistema di collaborazione per Golfo Aranci e la Sardegna.

«Per noi questo è un importante appuntamento, un’ottima occasione di incontro con il comparto per sviluppare reti e connessioni anche fra le eccellenze locali – le parole del presidente di Agripesca, Mario Serpillo – aprendo nuove vie sul fronte di finanziamenti e bandi. E’ una eccellente opportunità per tutto il settoreanche perché il futuro dell’acquacoltura sarda passa inevitabilmente dalla sostenibilità e dall’innovazione tecnologica

Tanti gli argomenti sul tavolo: soprattutto, le opportunità di finanziamento disponibili per le attività di pesca, attraverso i bandi e il mercato. Grazie alla presenza di esperti sarà possibile discutere l’importanza di finanziamenti che supportano pratiche sostenibili, sia economicamente sia ecologicamente; si affronteranno temi legati all’innovazione e alle tecnologie verdi.

Ma sarà fondamentale per il comparto, affrontare tematiche legate alla promozione e alla formazione professionale.

A conclusione degli interventi tecnici, ci sarà un attesissimo show cooking, per celebrare anche in maniera tangibile l’eccellenza dei nostri mari e delle nostre marinerie, e dare un’idea di come potrebbe essere la messa in pratica delle attività di marketing e di utilizzo delle risorse primarie di cui, fortunatamente, disponiamo.

L’incontro rientra nel programma dell’ultima annualità del PNT.

Rassegna stampa:

Alghe, una filiera che cresce: dall’innovazione alimentare al ripristino degli ecosistemi

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Non è più solo una materia prima per integratori o cosmetici: oggi le alghe entrano di diritto tra le risorse strategiche per l’industria ittica europea. Il potenziale delle alghe nella filiera ittica europea non è una semplice promessa green, ma una traiettoria concreta, già sostenuta da oltre mezzo miliardo di euro in fondi UE tra il 2014 e il 2023.

Una crescita costante, spinta da innovazione e sperimentazione, che oggi porta le alghe al centro di progetti di trasformazione alimentare, recupero ambientale e bioeconomia circolare. Dalla Germania alla Sicilia, sono 1.470 le organizzazioni coinvolte in 219 iniziative, molte delle quali con impatti diretti anche sulla pesca, sull’acquacoltura e sulla trasformazione ittica.

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Un nuovo ecosistema di opportunità per la filiera

Il comparto ittico può trarre vantaggi tangibili dalla filiera delle alghe, in termini sia produttivi che ambientali. Le applicazioni si moltiplicano: prodotti alternativi al pesce a base algale, packaging compostabili, mangimi più sostenibili per allevamenti, ma anche soluzioni di ripristino per le praterie marine minacciate dalla crisi climatica.

Progetti come Seafood Algternative — che crea surrogati vegetali del pesce con spirulina e altre microalghe — o REEForest LIFE, dedicato al recupero delle foreste di macroalghe nel Mediterraneo, mostrano come questo segmento si stia integrando con logiche industriali e ambientali ormai imprescindibili.

Ciò significa poter diversificare l’offerta con referenze ad alto valore aggiunto, pronte a intercettare la domanda crescente di proteine alternative e di sostenibilità reale, non solo dichiarata.

La spinta europea: fondi, ma anche visione

Il recente factsheet pubblicato da CINEA (Agenzia esecutiva europea per il clima, le infrastrutture e l’ambiente) non si limita a raccontare quanto è stato finanziato, ma indica chiaramente dove investire nei prossimi anni.

Le priorità: sviluppare tecnologie biotech applicate alla coltivazione, abbattere i costi di R&D, aumentare la sinergia tra settori e soprattutto costruire una maggiore consapevolezza nei consumatori.

Per le imprese della filiera ittica significa che sarà sempre più strategico guardare alle alghe come asset complementare, non marginale. Chi produce, trasforma o distribuisce pesce oggi ha la possibilità di partecipare attivamente alla transizione algale, non solo come fornitore o acquirente, ma anche come partner di progetti di innovazione.

Le alghe rappresentano dunque una frontiera reale per il settore ittico: sostenibile, tecnologica, trasversale. La loro integrazione nella filiera non è un’opzione futuribile, ma una leva strategica già attiva, che può generare valore lungo tutta la catena: ambientale, economico, alimentare.

Chi saprà posizionarsi ora — investendo in R&D, diversificando le referenze, creando sinergie — sarà protagonista di una trasformazione che riguarda tutto il sistema marino europeo.

Per le aziende del settore ittico è il momento di guardare alle alghe non come tendenza, ma come infrastruttura del futuro.

 

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Il futuro del pesce si gioca anche sugli over 50: la lezione dalla Cina

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La trasformazione demografica della Cina sta riscrivendo le regole del consumo alimentare, e il pesce non fa eccezione. Secondo i dati di Alibaba Group, la crescita più marcata nelle vendite online di prodotti ittici proviene oggi da una fascia spesso trascurata: quella degli over 50. Una tendenza che apre prospettive interessanti anche per l’Europa e per il comparto ittico italiano, che fatica ancora a intercettare in modo strutturato il potenziale dei consumatori senior.

Nel colosso asiatico, le generazioni più mature stanno progressivamente assumendo un ruolo guida nei consumi ittici, spinti da maggiore attenzione alla salute, preferenza per la freschezza e capacità economica consolidata. Il boom riguarda l’online, ma il fenomeno si riflette sull’intera catena: dai produttori agli operatori logistici, fino alla GDO. Solo su Taobao e Tmall, le due piattaforme di punta di Alibaba, si stimano 380 milioni di acquirenti di pesce nel 2024, con oltre 190.000 nuovi venditori ittici in arrivo.

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I senior comprano più pesce… e lo fanno online

Il dato più sorprendente è che la percentuale di consumatori di età pari o superiore ai 50 anni ha superato quella degli under 29. Non si tratta solo di una questione di numeri, ma di scelte precise: mentre i più giovani premiano packaging e storytelling di brand, gli over 50 cercano qualità organolettica, sicurezza nutrizionale e semplicità. Gamberi surgelati, cetrioli di mare e granchi pelosi sono i protagonisti della spesa digitale, in un paniere che si è adattato rapidamente a gusti, esigenze e abitudini della popolazione urbana più adulta.

Questo trend è destinato ad accentuarsi. Secondo Rabobank, entro il 2050 la Cina avrà oltre 500 milioni di cittadini sopra i 60 anni. Una fascia sociale urbana, ben informata e sempre più orientata al benessere alimentare, con il pesce in prima fila come fonte proteica “buona”, adatta a regimi ipocalorici o anti-colesterolo. È il caso di chiedersi: cosa può imparare la filiera ittica italiana?

La sfida italiana: intercettare il valore degli over 50

Nel nostro Paese, la quota di popolazione over 50 è già superiore al 45% e crescerà ancora nei prossimi decenni (Eurostat). Eppure, la gran parte delle strategie di marketing e distribuzione nel settore ittico continua a focalizzarsi su giovani famiglie e ristorazione veloce. Il dato cinese suggerisce invece una direzione opposta e complementare: personalizzare l’offerta per i senior non è solo una questione sociale, ma anche di business.

Sul fronte della trasformazione, ciò implica rivedere i formati (porzioni singole, packaging facili da aprire), valorizzare i claim nutrizionali (omega-3, basso contenuto di grassi, senza lische) e puntare su prodotti ready-to-cook di alta qualità. Per la logistica e la distribuzione, si aprono spazi per l’home delivery evoluto e per il potenziamento del canale e-commerce, ancora poco presidiato dagli operatori italiani rispetto ad altri settori alimentari.

Importazioni e opportunità: il ruolo della domanda cinese

C’è poi un’altra variabile da non sottovalutare. La Cina, pur essendo uno dei maggiori produttori mondiali di pesce, sta rallentando la propria produzione interna: si stima che il tasso di crescita passerà dal 3,3% a circa l’1%. Il fabbisogno crescente – soprattutto di prodotti premium – spingerà sempre di più verso le importazioni.

Per l’Italia, questo può rappresentare un terreno fertile. Le produzioni ittiche mediterranee, valorizzate sotto il profilo salutistico e ambientale, potrebbero trovare spazio nei segmenti più esigenti del mercato asiatico. A patto, però, di essere presenti con strutture distributive adeguate, narrazioni mirate e partnership tecnologiche capaci di reggere il ritmo competitivo del mercato cinese.

La crescita della domanda di pesce tra gli over 50 in Cina rappresenta un cambio di paradigma che la filiera ittica italiana non può permettersi di ignorare. Sviluppare prodotti, logistica e strategie di marketing orientati a questa fascia di consumatori può tradursi in vantaggi competitivi sia a livello domestico che internazionale. Guardare ai dati cinesi oggi significa prepararsi al mercato di domani.

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Trote fario, sei Regioni scrivono al Governo per tutelare la specie

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Preservare la pratica di immissione delle trote fario nei corsi d’acqua di montagna per sostenere le attività di pesca, a partire da quella sportiva.

È quanto chiede la Regione Emilia-Romagna in una lettera inviata al ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, e firmata anche da Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana e Veneto.

L’approvazione del decreto “Definizione di specie ittiche di acqua dolce di interesse alieutico riconosciute come autoctone per regioni e bacini” esclude, infatti, il riconoscimento dell’autoctonia della trota fario, impedendo il proseguimento della secolare coltivazione della specie praticata attraverso l’immissione di esemplari allo stato giovanile. Questo comporterà il progressivo declino delle popolazioni selvatiche, che oggi sostengono un’importante attività di pesca praticata da migliaia di appassionati, sostanzialmente azzerando la pratica della pesca dilettantistica nelle aree montane.

“La scelta di escludere la trota fario dallo status di specie autoctona, se confermata, causerebbe un grave danno all’intero comparto della pesca sportiva e ricreativa nelle aree montane, con gravi ricadute economiche, sociali e culturali per i nostri territori- commenta l’assessore all’Agricoltura, Alessio Mammi-. La trota fario rappresenta una presenza storica nei nostri corsi d’acqua e un elemento importante anche a sostegno di attività economiche nelle comunità appenniniche”.

“Chiediamo pertanto al Ministero dell’Ambiente– prosegue l’assessore- di rivedere questa impostazione e di aprire un confronto serio con le Regioni. Questa scelta non può prescindere dalla valorizzazione delle realtà locali e delle competenze maturate sui territori. Siamo pronti a collaborare per costruire una normativa equilibrata, sostenibile e rispettosa delle identità locali”

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Europêche all’UNOC3, l’Europa guida il futuro blu

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Europêche, il principale organismo rappresentativo del settore pesca europeo, accoglie con grande favore la recente adozione della Dichiarazione politica della Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani (UNOC3), ritenendola un significativo passo avanti per la governance multilaterale degli oceani e per la gestione basata sulla scienza della pesca.

La Dichiarazione UNOC3 affronta in particolare il miglioramento della pianificazione dello spazio marino e l’intensificazione della lotta globale contro la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN), temi centrali per assicurare la sostenibilità futura degli ecosistemi marini.

La pesca sostenibile, inoltre, non è solo essenziale per la salute degli oceani ma anche nella lotta globale contro povertà, fame e malnutrizione. Secondo dati FAO, oltre 800 milioni di persone nel mondo dipendono direttamente dai sistemi alimentari blu, rendendo chiaro il ruolo strategico che questo settore ricopre a livello globale.

In Europa, questo impegno è rafforzato dal recente lancio del Patto UE per gli Oceani, che riconosce la pesca come pilastro fondamentale dell’economia, dei sistemi alimentari e del patrimonio marittimo europeo. Nel corso della conferenza, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha ricordato l’importanza di sostenere i pescatori europei, denunciando i danni economici derivanti dalla concorrenza sleale, che minacciano il futuro stesso del settore.

Europêche si pone come portavoce della necessità di azioni più incisive a livello politico, sia europeo che internazionale, per garantire una sostenibilità economica e ambientale durevole. Un messaggio supportato anche dalla FAO, che durante l’UNOC3 ha presentato dati incoraggianti nella sua revisione 2025 sullo stato delle risorse ittiche globali: nell’Atlantico nord-orientale, infatti, il 75,8% degli stock ittici risulta biologicamente sostenibile, percentuale che sale all’86,6% se valutata per volume di catture. Per il tonno, il risultato è ancora più notevole: il 99,3% degli sbarchi globali proviene da stock gestiti in modo sostenibile.

In qualità di partner strategico, Europêche ha co-organizzato eventi con importanti realtà internazionali come Better Food Future, Satlink ed EBCD, evidenziando come tecnologie innovative e tracciabilità digitale possano supportare ecosistemi marini resilienti, contribuendo agli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’ONU (SDG14).

Infine, insieme ai principali rappresentanti europei della pesca e dell’acquacoltura come FEAP, EAPO, EBFA e AIPCE-CEP, Europêche ha proposto un Piano d’azione europeo specifico per gli alimenti blu. Un progetto strategico volto ad aumentare offerta e consumo di prodotti ittici sostenibili, rispondendo così alla crescente domanda alimentare globale e rilanciando il mercato ittico europeo.

In sintesi, Europêche conferma il suo ruolo centrale nel promuovere una pesca sostenibile, dialogando con istituzioni europee e internazionali per assicurare un futuro sostenibile e competitivo al settore ittico.

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In Asia cresce la domanda di sashimi di alta qualità

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La crescente domanda di sashimi di alta qualità nel Sud-est asiatico non è più un fenomeno circoscritto alla cucina giapponese: è il riflesso di un mercato in rapida trasformazione, dove il pesce crudo non rappresenta solo un prodotto ma una promessa di purezza, precisione e fiducia.

In paesi come Thailandia, Vietnam, Malesia e Indonesia, il consumo di sashimi si intreccia sempre più con criteri elevati di qualità, tracciabilità e trasparenza. Il cliente non cerca semplicemente una specie pregiata, ma una storia da ascoltare: da dove viene il pesce, come è stato lavorato, quanto è sicuro.

Questo spostamento verso l’alto della domanda sta incidendo sulle scelte strategiche di molti operatori internazionali, ridefinendo le priorità lungo tutta la filiera.

Maruha Nichiro: il tonno si fa ultra premium

È il caso di Maruha Nichiro, leader globale del settore ittico, che ha rafforzato la propria presenza in Thailandia per offrire tonno rosso congelato a bassissima temperatura, specificamente pensato per il consumo crudo.

Proveniente dal Mediterraneo e dall’Australia meridionale, il tonno viene proposto in tagli di pregio come otoro, chutoro e akami, insieme a preparazioni come negitoro e tataki di tonno striato pescato a lenza.

Non è solo una questione di sapore o freschezza: ogni fase della lavorazione è calibrata per rispondere a un pubblico che valuta il prodotto anche per la sua integrità microbiologica, per la pesca sostenibile, per la trasparenza documentale.

Il merluzzo norvegese riscrive il proprio ruolo

Un approccio simile è stato adottato da Ode, allevatore norvegese di merluzzo atlantico, che ha deciso di proporre il proprio pesce come ingrediente da sashimi nei ristoranti giapponesi del Sud-est asiatico.

Un’alternativa raffinata al salmone, promossa non solo per il profilo nutrizionale ma anche per l’elevato standard di lavorazione. L’operazione è affiancata da un lavoro mirato sulla formazione e sulla valorizzazione gastronomica del merluzzo in chiave cruda.

È un caso emblematico: quando qualità, metodo e racconto si allineano, anche una specie tradizionalmente esclusa dal consumo crudo può acquisire un nuovo posizionamento nei mercati più selettivi.

Lo sgombro cambia destinazione: da cottura a sashimi

Anche lo sgombro norvegese, specie spesso associata a preparazioni calde, sta trovando una nuova vita nei ristoranti giapponesi degli Stati Uniti come prodotto da sashimi.

La chiave? Controllo totale della filiera, trattamento post-cattura impeccabile, valorizzazione delle caratteristiche organolettiche attraverso processi tecnologici avanzati.

È un esempio utile a mostrare come il valore percepito non dipenda solo dalla specie, ma da ciò che la filiera è in grado di costruire attorno ad essa.

Il Giappone rilancia la propria acquacoltura

Nel frattempo, il Giappone risponde alla pressione esterna sul mercato del sashimi in Asia rilanciando la propria produzione interna.

Attraverso JETRO, viene incentivata la fornitura di salmone e orata d’allevamento giapponesi ai ristoranti in Thailandia, con l’intento di ridurre progressivamente la dipendenza dal salmone norvegese e rafforzare il legame tra qualità percepita e origine nazionale.

Una strategia che mostra quanto il mercato del sashimi sia anche un terreno identitario, dove i prodotti diventano portatori di valori e cultura oltre che di gusto.

Un mercato che ascolta, valuta e seleziona

La crescente domanda di sashimi di alta qualità nel Sud-est asiatico è oggi una forza silenziosa ma potente che sta orientando decisioni commerciali, tecnologiche e narrative su scala globale.

Non è più solo questione di avere un buon prodotto: conta come lo si presenta, quanto è documentabile, quanto è pensato per l’uso finale, e se è capace di parlare il linguaggio di un consumatore asiatico esigente, attento, sofisticato.

Tra chi coglie questa tendenza, emergono aziende che non si limitano a vendere pesce, ma costruiscono referenze sartoriali, adatte al crudo, adattate ai gusti locali e supportate da contenuti tecnici solidi.

È qui che si gioca la differenza tra semplice fornitura e vera presenza strategica in un mercato in espansione, dove il valore non si misura più in chilogrammi, ma in reputazione, precisione e fiducia.

Pesceinrete continuerà ad analizzare i trend globali e le trasformazioni nella domanda di prodotti ittici, offrendo visione e strumenti a chi lavora ogni giorno dentro la filiera.

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