Golfo Aranci, incontro sulle opportunità di investimento

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Domani, nella splendida Golfo Aranci, daremo vita al convegno dal tema “Investire nel futuro blu”. Un momento importante per mettere insieme istituzioni, imprese e organizzazioni del settore e guardare al futuro, tutti insieme.

Sarà un dibattito sulle opportunità e le sfide del settore, che vede i nostri operatori nella costituzione di un sistema di collaborazione per Golfo Aranci e la Sardegna.

«Per noi questo è un importante appuntamento, un’ottima occasione di incontro con il comparto per sviluppare reti e connessioni anche fra le eccellenze locali – le parole del presidente di Agripesca, Mario Serpillo – aprendo nuove vie sul fronte di finanziamenti e bandi. E’ una eccellente opportunità per tutto il settoreanche perché il futuro dell’acquacoltura sarda passa inevitabilmente dalla sostenibilità e dall’innovazione tecnologica

Tanti gli argomenti sul tavolo: soprattutto, le opportunità di finanziamento disponibili per le attività di pesca, attraverso i bandi e il mercato. Grazie alla presenza di esperti sarà possibile discutere l’importanza di finanziamenti che supportano pratiche sostenibili, sia economicamente sia ecologicamente; si affronteranno temi legati all’innovazione e alle tecnologie verdi.

Ma sarà fondamentale per il comparto, affrontare tematiche legate alla promozione e alla formazione professionale.

A conclusione degli interventi tecnici, ci sarà un attesissimo show cooking, per celebrare anche in maniera tangibile l’eccellenza dei nostri mari e delle nostre marinerie, e dare un’idea di come potrebbe essere la messa in pratica delle attività di marketing e di utilizzo delle risorse primarie di cui, fortunatamente, disponiamo.

L’incontro rientra nel programma dell’ultima annualità del PNT.

Rassegna stampa:

Dal banco alla dogana: come l’AI cambia l’ittico

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L’integrazione della GenAI  (Intelligenza artificiale generativa) nella filiera ittica non è più un esercizio di stile, ma una scelta operativa che impatta customer experience, qualità e compliance. I numeri aiutano a leggere la tendenza: secondo l’ultima survey McKinsey (03/2025), il 71% delle organizzazioni dichiara un uso regolare della GenAI, in crescita dal 65% (05/2024).

Dal hype all’operatività

Nel settore ittico la GenAI funziona quando è incastonata nei processi quotidiani. Un assistente può rispondere in tempo reale su origine, area FAO, metodo di produzione e allergeni solo se è collegato alle anagrafiche prodotto, ai lotti e ai certificati. Questo riduce tempi di risposta e migliora la qualità del servizio, a patto di avere responsabilità editoriale sui contenuti e una solida governance dei dati.

Dati e tracciabilità: la base per l’AI

Senza tracciabilità interoperabile la GenAI resta un silos. Gli standard del Global Dialogue on Seafood Traceability (GDST) definiscono i dati minimi e i formati tecnici per scambiare informazioni lungo la catena, per pesca e acquacoltura. Adottarli consente di attingere a eventi di cattura, trasformazione e trasporto in modo affidabile, abilitando Q&A tecnici e verifiche di conformità immediate.

Compliance: AI Act e controlli sulle importazioni

Il quadro regolatorio europeo è definito. L’AI Act è entrato in vigore il 01/08/2024; è prevista la piena applicazione il 02/08/2026, con eccezioni temporali: divieti e obblighi di alfabetizzazione dal 02/02/2025, governance e obblighi per i modelli GPAI dal 02/08/2025, e regole per i sistemi ad alto rischio integrati in prodotti regolamentati con periodo di transizione fino al 02/08/2027. Le imprese ittiche che usano chatbot B2B, strumenti di QA o formazione automatizzata devono pianificare valutazioni del rischio, trasparenza e data governance.

Sul fronte import, dal 09/01/2026 l’uso della piattaforma CATCH diventerà obbligatorio per presentare i certificati di cattura dei prodotti importati nell’UE. Integrare la GenAI con le evidenze richieste da CATCH aiuta a verificare documenti, allineare dati di lotto e segnalare incongruenze prima che diventino blocchi doganali.

Esperienza del cliente: dal banco ai canali digitali

Nei punti vendita e nell’e-commerce, la GenAI può sostenere i team su domande ripetitive, mentre le persone gestiscono i casi complessi e la relazione. Script aggiornati, suggerimenti di preparazione, pairing e gestione dei resi possono essere generati a partire da contenuti certificati e policy interne. La formazione “on-the-job” migliora se le trascrizioni di briefing e reclami vengono sintetizzate e trasformate in micro-moduli contestuali.

ROI: misurare ciò che conta

L’indicatore non è quanta AI si usa, ma quanto spreco si evita e quante risposte corrette si danno al primo contatto. KPI robusti includono tempi medi di gestione, tasso di “first-time-right” nelle informazioni regolatorie, riduzione degli scarti per errori di etichettatura e puntualità documentale per le importazioni. I progetti che tengono insieme standard di tracciabilità, integrazione applicativa e responsabilità editoriale dei contenuti sono quelli che scalano.

La GenAI diventa leva concreta nell’ittico quando poggia su dati tracciabili (GDST), rispetta regole europee (AI Act) e si integra con CATCH. Così si riducono attriti operativi, si alza la qualità del servizio e si proteggono margini e reputazione lungo la catena.

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Eolico offshore: più di 200 sostanze chimiche rilasciate nell’acqua

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Nel dibattito sulla transizione energetica, le emissioni chimiche dei parchi eolici offshore sono un tema nuovo ma concreto. Una revisione peer-reviewed uscita su Marine Pollution Bulletin ad aprile 2025, rilanciata da ICES il 12 agosto 2025, spiega cosa sappiamo oggi e cosa manca ancora per una valutazione corretta.

Che cosa significa, in pratica. Le turbine e le strutture in mare usano rivestimenti contro la corrosione, oli e lubrificanti, fluidi di raffreddamento e sistemi antincendio. Nel tempo, piccole quantità di queste sostanze possono entrare in acqua. Uno studio coordinato dall’ILVO ha raccolto e ordinato la letteratura disponibile: ad oggi sono state mappate 228 sostanze con numero CAS e proprietà note.

I numeri chiave aiutano a capire la scala. Sessantadue di queste sostanze compaiono in liste europee di priorità, quindi richiedono attenzione. La maggior parte appartiene alla famiglia dei composti organici, seguita dagli inorganici. Le fonti principali sono i sistemi anticorrosione; a seguire ci sono oli e lubrificanti. Non è allarmismo: in condizioni normali i rilasci possono essere contenuti, ma la crescita degli impianti impone di guardare agli effetti cumulativi nel tempo.

Perché questo riguarda la filiera ittica. La qualità dell’acqua e dei sedimenti è la base di allevamenti sani, trasformazione affidabile e reputazione di prodotto. Per questo la revisione propone un approccio semplice: misurare prima dei cantieri, poi durante l’esercizio, usando protocolli standard e modellando come le sostanze si muovono e si accumulano. È il modo più diretto per evitare sorprese e proteggere certificazioni e mercati.

Il quadro delle regole non è uniforme. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito le possibili emissioni entrano nella revisione dei progetti. In Germania i proponenti devono presentare già in pianificazione un piano delle emissioni e aggiornare gli studi dopo l’autorizzazione. Regole chiare e comparabili aiutano tutti: sviluppatori, autorità e imprese della pesca e dell’acquacoltura.

Ci sono anche soluzioni tecniche disponibili. Si può ridurre alla fonte con sistemi anticorrosione alternativi, circuiti di raffreddamento chiusi e materiali o lubrificanti più biodegradabili. Non servono rivoluzioni: servono scelte progettuali trasparenti, dati condivisi e una collaborazione strutturata tra chi costruisce parchi eolici e chi lavora in mare ogni giorno.

Le aziende possono chiedere che i capitolati includano inventari dei materiali, piani di campionamento e indicatori chiari per acqua, sedimenti e organismi. Le associazioni possono promuovere tavoli tecnici per armonizzare metodi e frequenza delle misure. Con pochi passi concreti, transizione energetica e valore della filiera ittica possono crescere insieme.

Il 2025 porta una fotografia più nitida: esistono potenziali emissioni chimiche dai parchi eolici offshore, mappate in 228 sostanze, e 62 richiedono più attenzione. La risposta è misurare prima e durante, scegliere soluzioni tecniche più pulite e lavorare con regole comparabili. È così che si tutela l’ambiente e si dà certezza alla filiera.

L’eolico in Italia?

In Italia l’eolico offshore segue un’autorizzazione unica rilasciata dal MASE; la VIA è di competenza statale per gli impianti ubicati in mare e definisce, progetto per progetto, la baseline pre-cantiere e i monitoraggi in esercizio.

Dal 2 luglio 2024 è in vigore il Decreto Aree Idonee, mentre la RED III richiede alle autorità la designazione delle zone di accelerazione entro febbraio 2026. In assenza di linee guida nazionali specifiche sulle emissioni chimiche dell’eolico offshore, i controlli si ancorano ai programmi su acque marino-costiere e Strategia Marina gestiti da ISPRA/SNPA e alle prescrizioni VIA.

Dal marzo 2025 è disponibile un Vademecum MASE che rende omogenea la documentazione per l’iter autorizzativo.

In sintesi: iter unico nazionale, pianificazione in evoluzione e monitoraggi “su misura”, con spazio a soluzioni progettuali che riducono a monte i potenziali rilasci.

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Promotions in 2025: depth over frequency in large-scale retail

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In the first half of 2025, the grocery retail landscape has placed more emphasis on the depth of promotions rather than their quantity. The average discount matters more than frequency. Polarization between channels is clear: hypermarkets and supermarkets are trying to recover traffic with sharper reductions, while discounters and proximity stores defend price consistency and continuity. A common ground is the search for volume without sacrificing margins too heavily.

The demand context is favorable. Between January and April 2025, total in-store spending exceeded €45 billion, with Packaged Consumer Goods growing both in value and in volume. This creates a “floor” that allows for planning, though it doesn’t solve the pressure on department P&Ls. Data released by NIQ at Linkontro confirm these dynamics, with superstores and discounters progressing in volumes in the first four months of the year.

Commercial levers show promotional pressure at around a quarter of sales, with the potential for further increases in the second half of the year to support competitiveness. In short: fewer promotions overall, but deeper discounts—especially in large retail formats.


From the aisle to the sea: impact on the seafood category

This scheme is mirrored in food categories where planning is simpler. Canned fish and frozen seafood absorb deeper discounts because they allow advance planning, family-size formats, and clear mechanics (multipacks, special prices). Here, depth can push volumes without increasing waste. By contrast, in the fresh fish counter, prices remain “day-to-day” and value is built around origin, processing quality, FAO fishing area, and certifications—levers that sustain positioning without resorting to extreme cuts.

Operational costs also help. In May 2025, the average price of marine diesel in major European ports, including Italy, was lower than in May 2024. This is a positive sign for cold-chain logistics and procurement costs, even if it does not fully offset the impact of very deep discounts on the margins of processors and retailers.


What to watch in the second half of 2025

For packaged seafood, it pays to concentrate promotional depth on truly elastic references (tuna, mackerel, fillets in oil, breaded and portioned frozen products), avoiding brand “trivialization” with continuous cuts. For fresh fish, the key is to protect value: emphasize origin and fishing or farming methods, focus on service and assortment, and apply targeted discounts only during consistent demand windows.

Monitoring volumes and prices of Italian catch in Q1 2025 confirms the need for precise mix management: fewer scattergun promotions, more precision in timing and packaging.


In brief: depth is a powerful tool if used wisely. Push it where risk is lower and elasticity higher (canned and frozen fish), while in fresh counters protect quality and brand identity. This way, the seafood category sustains competitiveness without sliding into a discount spiral.

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Benessere e consumo ittico: cosa chiedono davvero i consumatori nel 2025

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Una parte crescente dei lettori associa benessere e consumo ittico a scelte quotidiane misurabili: etichette comprensibili, filiere trasparenti, nutrienti “funzionali” e un prezzo accessibile. I dati 2025 raccolti da NIQ segnalano uno standard nuovo: sette consumatori su dieci si dichiarano proattivi nel migliorare la propria salute e oltre la metà è pronta a spendere più di 100 dollari al mese per il benessere complessivo, mentre l’82% chiede etichette più chiare e leggibili.

La fiducia

Per la filiera del mare, il perimetro competitivo si sposta su tre assi. Il primo è la fiducia: il 69% degli intervistati è più propenso ad acquistare da aziende con un focus salute trasversale all’intero portafoglio, non solo a una singola referenza “hero”. Tradotto in pratica: coerenza tra promessa e prove, claim supportati, tracciabilità e coerenza di tono su tutti i canali.

Contenuto nutrizionale

Il secondo asse è il contenuto nutrizionale percepito. I prodotti “ricchi in proteine” corrono nei mercati monitorati da NIQ e l’interesse per alimenti che supportano il benessere intestinale resta alto; contemporaneamente cresce l’attenzione verso alimenti meno ultra-processati. Per l’ittico, questo significa valorizzare proteine complete, omega-3 naturalmente presenti, profili di sale e grassi ben dichiarati, e spiegare “come e perché” il prodotto si inserisce in una dieta quotidiana. Nei dati NIQ, i prodotti che si posizionano come “protein rich” hanno reso meglio in valore e volume nell’ultimo anno; l’intenzione d’acquisto per alimenti ad alto contenuto di fibra e per probiotici è in aumento.

Il prezzo

Il terzo asse è la “spesa consapevole”. Quasi la metà dei consumatori accetta di pagare fino al 10% in più per prodotti salutari anche etici/green; al tempo stesso, costo e disponibilità restano barriere critiche. Per i brand del mare, l’equazione è chiara: migliorare accessibilità e reperibilità senza annacquare i contenuti di sostenibilità verificabile. In questo equilibrio rientrano packaging riciclabili, informazioni semplici su origine e metodo di produzione e un uso rigoroso delle certificazioni, evitando eccessi di marketing.

Un contesto macro favorisce la corsa del “wellness”: secondo il Global Wellness Institute l’economia del benessere può sfiorare i 9.000 miliardi di dollari entro il 2028; è un’onda lunga, spinta anche da invecchiamento attivo e nuove tecnologie personali (wearable, app salute). Per l’ittico italiano questo si traduce in uno spazio competitivo che premia prodotti pronti, proteici e “clean label”, con storytelling informativo più che promozionale.

Attenzione, però, al rovescio della medaglia: cittadini più attenti ma anche più confusi. Il report NIQ rileva sfiducia verso claim esagerati e richieste di regolazione più stringente; l’UE ha regole chiare su etichettatura nutrizionale e indicazioni sulla salute, e i consumatori chiedono leggibilità e prove d’efficacia. Nel frattempo, fattori ambientali come ondate di calore e qualità dell’acqua entrano nel perimetro della salute percepita, con effetti su preferenze e disponibilità a pagare per filiere responsabili.

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Cosa funziona davvero per i brand dell’ittico nel 2025?

Primo: “ridurre l’attrito” informativo. Etichette frontali con nutrienti chiave (proteine, omega-3, sale), origine leggibile e claim spiegati in modo operativo (“una porzione copre il X% dei fabbisogni giornalieri”).

Secondo: portfoglio coerente. Se una linea è “benessere”, l’intera gamma deve riflettere standard nutrizionali ed etici simili, non solo una SKU.

Terzo: prova sociale qualificata. La ricerca mostra che le raccomandazioni di professionisti della salute e informazioni d’uso dettagliate influenzano più delle sponsorizzazioni social. Qui la filiera può lavorare con nutrizionisti, retail e farmacie per educational concreti.

Infine, accessibilità: il prezzo resta la barriera numero uno. Formati intelligenti, private label “di qualità dichiarata”, porzioni singole e ricette a spreco zero aiutano a tenere la promessa salute senza uscire dal budget familiare. Per i retailer, cross-merchandising con verdure e cereali integrali rafforza il posizionamento “pasto bilanciato” e migliora la leggibilità della proposta benessere.

Il binomio benessere e consumo ittico è un’opportunità concreta se gestito con chiarezza e coerenza: claim dimostrabili, etichette semplici, convenienza e sostenibilità verificabile. La fiducia si vince con fatti e trasparenza, non con slogan.

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Il video di una donna morsa da un gambero in un ristorante scatena il web

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Il video di una donna morsa da un gambero in un ristorante in Cina ha superato i 7,7 milioni di visualizzazioni in pochi giorni, diventando virale a livello globale. La scena, ripresa con il telefono, mostra la cliente mentre cerca di immergere un gambero vivo in una ciotola di olio bollente. L’animale, in un gesto disperato, si aggrappa alla mano della donna e la morde dolorosamente, costringendola a urlare mentre lo staff interviene per liberarla.

Se inizialmente il filmato è circolato come una curiosità da “cibo estremo”, il dibattito si è presto spostato su un piano etico. Molti utenti hanno denunciato la brutalità del gesto, sottolineando come l’immersione di un animale vivo nell’olio bollente rappresenti una tortura inflitta con inquietante normalità.

Le critiche hanno riacceso la discussione sulle pratiche gastronomiche che prevedono la cottura o il consumo di animali ancora vivi, diffuse in alcune aree dell’Asia. In Corea, ad esempio, è noto il consumo di polpi serviti con i tentacoli ancora in movimento, mentre in Giappone e Cina esistono piatti a base di gamberi serviti vivi. Tuttavia, sempre più voci mettono in dubbio la compatibilità di queste tradizioni con i moderni principi di benessere animale.

Qui il video

Il caso dimostra come i social media siano capaci di trasformare episodi apparentemente locali in fenomeni globali, accendendo discussioni che intrecciano cultura, etica e percezione del cibo.

Il video virale non è solo un contenuto da condividere: ha acceso un confronto globale sulla crudeltà di certe pratiche culinarie. Per il settore ittico, è un ulteriore segnale di quanto il tema del benessere animale stia diventando centrale anche nella percezione del consumatore.

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